Ormai da tanti anni è stata denunciata la contiguità tra appartati dello stato, massoneria e organizzazioni mafiose. Fin dagli anni settanta lo strano sodalizio vedeva boss delle varie mafie italiane scambiarsi favori con illustri personaggi della vita politica e sociale del Belpaese. Non c’è mafioso di rango che non sia iscritto a qualche loggia massonica, non c’è "mammasantissima" che non abbia ricevuto in dono una tessera di questa o quella loggia. La notizia degli otto arrestati in Sicilia conferma la tesi di un’allenza antidemocratica tra apparati dello stato e malavita organizzata. Ciò è emerso anche dall’operazione antimafia ‘Hiram’ tra Trapani e Agrigento che ha portato all’arresto di otto
persone fermate all’alba in diverse città.
L’inchiesta vede coinvolti professionisti, medici, imprenditori, boss e alcuni iscritti a logge massoniche.
In manette anche una poliziotta, un ginecologo e un impiegato presso la
cancelleria della Corte di Cassazione. L’accusa è a vario titolo di
concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti
giudiziari, peculato, accesso abusivo in sistemi informatici giudiziari
e rivelazione di segreti d’ufficio.
Secondo l’accusa sono riusciti a fare ritardare i processi in Cassazione, in modo da poter avere la prescrizione dei reati.
La massoneria è responsabile almeno quanto le mafie del grave ritardo del Mezzogiorno, in quanto anello fondamentale di quella catena che strozza la voglia di cambiamento del Sud. Notabili e professionisti che si fanno in quattro per difendere i propri privilegi, mafiosi che fanno di tutto per entrare nel circuito del potere in doppiopetto e ricavarne profitti. Questa è la vita politica dei Palazzi del meridione. La magistratura si fermerà ai ranghi più bassi di questa alleanza, è compito di tutt* denunciare "l’altro livello" di questa storia: chi sono i veri ideatori di questo progetto? Dove si nascondono?
E’ inutile chiederlo a questo governo.
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