Porto di Marina di Pisa: sentenza del Consiglio di Stato. I lavori proseguono.

Il costruendo porto di Marina di Pisa torna in
primo piano per una sentenza pronunciata oggi dal Consiglio di Stato che chiude
la partita apertasi  con il ricorso al
TAR presentato da Legambiente, WWF, Circolo Utopia ed altre associazioni.
Accogliendo la necessità di modificare la parte in cui si prevede l’albergo e
le altre funzioni turistico ricettive che dovranno sorgere nel mezzo al bacino
portuale, un tempo occupato dal fortino, la sentenza è chiara: i lavori vanno
avanti e praticamente il progetto non subirà modifiche. Perché per quanto
riguarda l’albergo, non si tratta di volumetrie eccedenti il progetto o di
cambio di destinazioni d’uso, quanto di difetti procedurali che sono stati
riscontrati nell’iter seguito dall’ente parco per il rilascio delle necessarie
autorizzazioni. Si tratta dunque di cavilli aggirabili.

Il porto di Boccadarno sorgerà alla foce del fiume, su un’area
di 200 mila metri quadrati dove, oltre al bacino portuale vero e proprio ed ai
servizi strettamente collegati alla nautica sono previsti un albergo, un’area
commerciale e una zona residenziale. Il porto potrà accogliere 475 imbarcazioni
e si aprirà direttamente in mare, con un’imboccatura rivolta a sud-ovest.
Agevolmente collegato alla grande viabilità autostradale, il porto di
Boccadarno dista circa 10 chilometri dall’aeroporto internazionale “G. Galilei”
ed è inserito nell’area del Parco Naturale di Migliarino, San Rossore,
Massaciuccoli.

L’intera proprietà dell’area è della Borello S.p.a. (società a capitale locale, diviso fra due imprenditori pisani, Gruppo Panchetti e Gruppo Marianelli) , con
Stefano Bottai in veste di Amministratore delegato. La riqualificazione
dell’ampia area (360.000 metri cubi di cui 155.000 saranno ricostruiti) ha
avuto inizio nel febbraio scorso col restauro del Palazzo della Vecchia Dogana
che ospiterà gli uffici del cantiere, oltre ad un plastico del progetto in via
di realizzazione.
La società privata ha presentato alla Capitaneria la prima proposta nel 2003;
la Borello ha totalmente a carico il lavoro di risanamento ambientale e la
costruzione del porto, in cambio della gestione e dei profitti che saranno
ricavati dalla vendita dell’area residenziale e commerciale, prevista intorno
allo specchio d’acqua e in mezzo alla pineta.

Il collegamento fiume-mare crea un circuito
navigabile che potrebbe andare dal porto di Marina attraverso il Canale dei
Navicelli fino al porto di Livorno. Nel luglio scorso, il progetto definitivo è
stato giudicato conforme ai criteri di impatto ambientale e Comune, Provincia e
Regione hanno firmato un accordo di programma per la valutazione degli aspetti
urbanistici dell’intervento; nell’ottobre 2005, il progetto preliminare per la
bonifica e la messa in sicurezza dell’area era stato respinto dall’apposita
Conferenza dei Servizi tenuta da Comune, Provincia e Arpat, in quanto fondato
su una analisi di rischio ritenuta non corretta. L’area industriale, dismessa e in stato di degrado, ospitava inizialmente una
fabbrica di barche e successivamente la Fiat ne fece un’industria di
idrovolanti (Motofides).

Ma apriamo gli occhi: come non rilevare gli effetti
speculativi che si stanno producendo sul mercato immobiliare di Marina
e di Tirrenia a seguito della decisione di costruire centinaia di
seconde residenze nell’ambito del progetto?
Qui i prezzi di vendita delle case e gli affitti dei fondi commerciali
sono esplosi superando già oggi i 5 mila euro a metro quadro e la
tendenza è destinata a perdurare. L’insostenibilità ambientale del Porto di Marina è
aggravata dal fatto di essere un’operazione economicamente vantaggiosa
solo per pochi e non certamente per la maggior parte dei cittadini che
vivono e abitano questo territorio. Perché si continua a discutere
dello spopolamento di Pisa ignorando sistematicamente la vera questione
che lo determina: ovvero il costo degli affitti ed il potere della
rendita nella nostra città? Perché si parla continuamente di alberghi,
di residenze di lusso, di servizi per i turisti e non si prevedono mai
stabili e risorse per gli spazi sociali, culturali e di aggregazione?

 

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