inquilini che oggi ha presentato il bilancio del 2007.
seguita da Milano, Torino e Firenze. Ma se si fa una comparazione tra
numero di case affittate e numero di provvedimenti di sfratti, a
guidare la classifica è Prato: 9.700 alloggi in affitto e 749 sfratti
per morosità lo scorso anno.
"La situazione – spiegano i rappresentanti del Sunia – ha assunto
ormai un carattere drammatico. Sono sempre di più le famiglie che non
riescono a sostenere il prezzo dell’affitto e si ritrovano con uno
sfratto esecutivo che le lascia in mezzo alla strada".
In Italia, nel 2007, sono stati 33.500 i nuclei familiari sfrattati
per morosità, il 77,3 per cento del totale dei provvedimenti eseguiti
(43.394). Su scala regionale, il primato del numero di famiglie che
hanno smesso di pagare l’affitto spetta alla Lombardia; seguono Emilia
Romagna, Lazio, Toscana e Piemonte. "Stiamo vivendo un’emergenza
nell’emergenza – ha detto il presidente nazionale del Sunia, Luigi
Pallotta – occorre intervenire prima possibile con un fondo che eviti
la morosità a migliaia di famiglie".
Facendo riferimento alla Toscana, ad avere meno problemi è Lucca
che in tutto il 2007 ha contato 313 sfratti. Reggio Calabria e Vibo
Valentia diventano un caso nazionale: lo scorso anno non hanno
registrato neppure uno sfratto.
Anche la segreteria nazionale dell’Unione inquilini già il 18 giugno metteva in risalto alcune contraddizioni della politica abitativa del governo Berlusconi: "Ci riserviamo di intervenire successivamente
sulla base del testo ufficiale. E’ interessante comunque riferirci a degli
stralci dal Sole24Ore; molto illuminante il passaggio nell’articolo di Massimo
Frontera quando osserva che “il
pacchetto casa tratteggia uno scenario a più lenta maturazione che prevede il
coinvolgimento della finanza immobiliare e dei fondi etici”. Come dire, campa
cavallo che l’erba non cresce! E che non cresca è dimostrato dalla soppressione
dei 100 milioni di euro attribuiti alla Spa del Demanio per realizzare nuovi
alloggi in affitto.
Sui fondi disponibili c’è qualche
confusione. Si legge che “Le risorse che sostengono il piano casa sono le
stesse individuate dal precedente Governo nell’ultima manovra finanziaria” ma
sarebbero 800 milioni invece di, 1,2 miliardi di euro. Non solo, quando si va
nel dettaglio, emergere qualcosa di peggio; l’articolista osserva infatti che
”questo nuovo programma implica l’azzeramento di quello già definito l’anno
scorso (con decreto anche pubblicato in Gazzetta Ufficiale), i cui fondi,
tuttavia, non sono mai stati trasferiti alle Infrastrutture”.
E infatti ai Comuni i fondi attribuiti
“per competenza”, non erano stati riversati “in cassa”. Ed allora?
Non era a tutti noto che i 550
milioni di euro (di questo si tratta) per circa 12.000 potenziali alloggi erano
destinati all’attuazione della legge 9/2007, come passaggio da casa a casa di
migliaia di famiglie a partire da quelle sfrattate a basso reddito, con anziani
ultrasessantacinquenni, portatori di handicap e con figli minori a carico!?
Poi c’è il resto, da un bla-bla
che non costa nulla sul social housing futuribile a qualcosa di molto pesante
sui finanziamenti (da vincolare a tale settore speculativo/assistito); si legge
infatti che “La benzina finanziaria verrà dai fondi rotativi – di livello
regionale”. Vale a dire dal residuo Gescal, dagli eventuali proventi attivi da
canoni di alloggi ERP dagli incassi per le vendite di tale patrimonio pubblico.
Per che cosa? Come volano forte a cui si collegherebbero altre agevolazioni ai
privati sociali: una fiscalità ridotta sulla locazione, sui trasferimenti
immobiliari (registro all’1%, aliquota separata del 20 % sulle plusvalenze) e
altro ancora.