Il numero di "incidenti nucleari" non si ferma, ripercorriamo di seguito la cronologia delle maggiori disgrazie avvenute a partire dal 1986 fino ad oggi:
26 aprile 1986 Černobyl. Un test di sicurezza, genera un brusco e incontrollato aumento della potenza (e quindi della temperatura) del nocciolo del reattore numero 4 della centrale causando la scissione dell’acqua di refrigerazione e l’accumulo di idrogeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle strutture di contenimento, il contatto dell’idrogeno e della grafite incandescente con l’aria che a sua volta innescò l’esplosione e lo scoperchiamento del reattore.
Il rapporto ufficiale redatto da agenzie dell’ONU parla di 65 morti accertati con sicurezza e altri 4000 presunti (che non sarà possibile associare direttamente al disastro) per tumori e leucemie su un arco di 80 anni.
Luglio 1997, La Hague (Francia). Il comune di Amburgo denuncia presenza di radioattivita’ nell’acqua scaricata nella Manica dall’impianto di trattamento.
Settembre 1999 – Tokaimura (Giappone). Un incidente in una fabbrica di combustibile nucleare attiva una reazione a catena incontrollata. Viene accertato che si tratta di un errore umano: due operai hanno trattato materiali radioattivi in contenitori non idonei. Tre persone muoiono all’istante, mentre altre 439, di cui 119 in modo grave, vengono esposte alle radiazioni.
Ottobre 1999, Centrale di Loviisa (Finlandia). Viene segnalata
una perdita di idrogeno nell’impianto sulla costa Finlandese.
Ottobre 1999 – Rokkasho (Giappone). Una piccola quantita’ di materiale radioattivo fuoriesce da un deposito di scorie nella prefettura giapponese di Aomori. Le radiazioni provengono da
due fusti arrivati dalla centrale nucleare di Ekushima.
Ottobre 1999, Superphenix (sud-ovest Francia). Un incidente tecnico ritarda lo smantellamento del reattore a neutroni rapidi
Gennaio 2000, Giappone. Un incidente a una installazione per il riprocessamento dell’uranio provoca livelli di radiazione 15 volte superiori alla norma in un raggio di circa 1,2 miglia.
Aprile 2003, Paks (Ungheria). L’unita’ numero 2 del sito subisce il surriscaldamento e la distruzione di trenta barre di combustibile altamente radioattive.
Agosto 2004, Mihama (Giappone). Nel reattore numero 3 nell’impianto a 350 chilometri a ovest di Tokyo, una falla provoca la fuoriuscita di vapore ad alta pressione che raggiunge i 270 gradi provoca quattro morti tra gli operai. Altri sette lavoratori vengono ricoverati in fin di vita. E’ l’incidente piu’ tragico nella storia nucleare del Giappone. La centrale viene chiusa.
Oggi. Il secondo incidente in quindici giorni alla centrale nucleare di Tricastin, nel dipartimento di Drome (sud dell Francia), nel quale sono rimasti "leggermente contaminati" cento operai, è stato classificato provvisoriamente, al livello "zero" della scala Ines (International Nuclear Event Scale, che va da 0 a 7). Lo ha annunciato un portavoce dell’Agenzia per la sicurezza nucleare francese (Asn).
L’incidente è avvenuto ieri per la fuga di radio-elementi da un tubo nella struttura di contenimento del reattore numero 4, fermo per manutenzione.
Gli ispettori dell’Asn hanno preso la decisione in base alle informazioni comunicate da Edf (Electricité de France), che gestisce l’impianto, sulle dosi ricevute e gli esami a cui sono state sottoposte le persone esposte alla contaminazione, secondo il portavoce.
L’Istituto vigilanza sui rischi nucleari francese pubblichera’ oggi un avviso sull’incidente, una procedura insolita perché normalmente l’Asn pubblica l’avviso a partire dal livello uno. Ma secondo la portavoce, la decisione è stata presa per via del contesto (tre incidenti nucleari in quindici giorni) e dell’esposizione di un centinaio di persone. La dose radioattiva rilasciata, tuttavia, è stata definita "poco importante".
L’incidente è il secondo che si è verificato a Tricastin nelle ultime due settimane. Il 17 luglio inoltre è avvenuto un altro incidente nell’impianto di combustibili a Roman sur Isere (Drome).
Della serie, Il Nucleare: l’energia pulita e sicura…. parola di Scajola.