A partire da novembre la Gran Bretagna non darà più lavoro a medici, insegnanti della scuola secondaria e operatori sociali provenienti da paesi extraeuropei. Le tre professioni sono infatti escluse dalla lista pubblicata dall’ufficio Immigrazione del ministero dell’Interno, nell’ambito del nuovo sistema a punti adottato dal governo per il controllo dei flussi migratori.
Trecentomila lavoratori in meno. Il ministero ha individuato una serie di categorie lavorative dove maggiore è la carenza di manodopera e di professionalità, calibrando il decreto-flussi in base alle esigenze dei datori di lavoro. Viene così ridotto il numero di posti disponibili per chi, proveniendo da Paesi non appartenenti all’Area economica europea (Eea) cerca lavoro in Gran Bretagna. Trecentomila persone in meno rispetto alle attuali, vale a dire un terzo dei lavoratori qualificati. Questi dovranno comunque dimostrare di parlare la lingua in modo fluente e disporre di una adeguata ‘copertura’ finanziaria – fissata in 800 sterline (mille euro). I datori di lavoro che vorranno reclutare staff all’estero non incluso nelle liste stilate dal governo, dovranno dimostrare l’impossibilità di attingere al mercato del lavoro domestico. Ovvero, provare che in Gran Bretagna non esistono figure professionali adatte a coprire un determinato ruolo.
Fantini e tosatori di pecore. Così, l’accesso alle opportunità lavorative è interdetto in Gran Bretagna, a figure professionali come insegnanti generici, ostetriche, badanti, specialisti informatici e alcune figure di assistenti socio-sanitari. Richiesti sono invece ballerini e ballerine (tante domande, poca eccellenza, secondo la lista), comandanti di navi (in risposta all’aumento del traffico mercantile), fantini, tosatori di pecore e operatori negli impianti di pesce surgelato, specialmente in Scozia.
Per quanto riguarda gli insegnanti delle scuole superiori, nonostante la Gran Bretagna abbia inaugurato negli ultimi anni 180 nuovi edifici scolastici nell’ambito del programma ‘Scuole per il Futuro’, solo chi insegna matematica e scienze potrà ottenere il permesso di soggiorno. Assistenti socio-sanitari specializzati saranno ammessi a lavorare nel Paese se il loro stipendio non sarà inferiore a 11 euro l’ora, mentre gli addetti al settore della ristorazione, per esempio gli chef, dovranno guadagnare almeno 10 euro l’ora. Festeggiano i ristoratori indiani e bengalesi, che con 30 mila posti vacanti temevano che la crisi occupazionale potesse mettere a rischio le loro attività, mentre un grido d’allarme arriva da chi non potrà permettersi un assistente sociale o una badante.
"Il salario orario – ha spiegato Mandy Thorn, consigliere di amministrazione della National Care Association – è così superiore alla paga media delle case di cura, degli ospizi, delle famiglie, che comporterà costi aggiuntivi a scapito della qualità generale del servizio".
Secondo il direttore generale del Consiglio per il Welfare degli immigrati, Habib Rahman, contattato da PeaceReporter, "restringere l’ingresso solo ai cosiddetti migranti ‘altamente qualificati’, significa far chiudere le case di cura, lasciare frutta e ortaggi non raccolti nei campi, l’industria alimentare e le strutture di accoglienza a corto di personale e rallentare il settore dell’edilizia, se non farlo fermare del tutto". Habib ha commentato le nuove misure spiegando che "il sistema a punti fornisce sì una via privilegiata di accesso nel Paese, ma consente solo ad alcuni di venire in Gran Bretagna a lavorare, discriminando ingiustamente una massa di persone che dai Paesi in via di sviluppo cercano in Europa migliori condizioni di vita".
Secondo il direttore generale del Consiglio per il Welfare degli immigrati, Habib Rahman, contattato da PeaceReporter, "restringere l’ingresso solo ai cosiddetti migranti ‘altamente qualificati’, significa far chiudere le case di cura, lasciare frutta e ortaggi non raccolti nei campi, l’industria alimentare e le strutture di accoglienza a corto di personale e rallentare il settore dell’edilizia, se non farlo fermare del tutto". Habib ha commentato le nuove misure spiegando che "il sistema a punti fornisce sì una via privilegiata di accesso nel Paese, ma consente solo ad alcuni di venire in Gran Bretagna a lavorare, discriminando ingiustamente una massa di persone che dai Paesi in via di sviluppo cercano in Europa migliori condizioni di vita".
Luca Galassi – Peacereporter