Stop al lacrimogeni. La polizia italiana ha deciso di metterli al bando. È, a suo modo, una svolta epocale nella gestione dell’ordine pubblico nel nostro Paese. Il fumo dei candelotti ha fatto da sfondo ai momenti più tesi della storia nazionale degli ultimi decenni. Dalla rivolta di Genova contro il governo Tambroni al Sessantotto, dagli scontri di Bologna nel 1977 per giungere alle dure immagini del G8 del 2001. Passando per gli scontri degli ultrà del calcio.
Ora si volta pagina. E il cambio di rotta, considerato dal capo della polizia Antonio Manganelli una priorità per caratterizzare in maniera sempre più"dialogante" il suo mandato, avverrà in tempi stretti. Manganelli l’ha spiegato ai suoi uomini: «Non voglio discussioni infinite che non approdano a nulla». Così ha incaricato una commissione di studiare nuove formule di gestione delle criticità di piazza. Ha affidato il coordinamento al prefetto Oscar Fioriolli, direttore centrale per gli Istituti di istruzione. E ha posto un limite preciso per la consegna della relazione finale: il 31 gennaio. Entro quella data il gruppo di studio dovrà presentare le soluzioni alternative.
Fermo restando il diktat di Antonio Manganelli: mai più fumo di lacrimogeni per gestire l’ordine pubblico. Opinione già condivisa da Fioriolli anche nel recente passato: «I fumogeni sono devastanti perché coinvolgono anche persone che non c’entrano niente». Con il rischio di aumentare il panico e la confusione senza risolvere i problemi. E con le problematiche, già emerse durante il G8 di Genova, sulle sostanze nocive contenute nei candelotti. Quali le alternative?
Le polizie europee hanno iniziato ad utilizzare da qualche anno sostanze liquide, leggermente urticanti (derivate da sostanze naturali), che non sprigionano fumo e possono essere "mirate" solo su chi deve essere disperso. Ma la via maestra sembra essere quella del ritorno degli idranti, che utilizzano esclusivamente l’acqua in pressione. Dell’utilizzo degli idranti ha parlato procuratore aggiunto di Catania, Renato Papa, in occasione dell’omicidio dell’agente Filippo Raciti, il 2 febbraio 2007, durante gli scontri scoppiati per il derby Catania-Palermo.
«Era chiaro da prima della partita – disse Papa – che gli obiettivi della violenza degli ultras sarebbero stati la polizia e i carabinieri. Se è così bisognava fare di più per proteggerli, per esempio usando gli idranti. Non capisco perchè in Italia non lo si faccia». Il gas Cs (Orto-cloro-benzal malonitrile) fa parte dell’equipaggiamento delle forze di polizia dal 1991. Il regolamento cita: «Gli artifici sfollagente si distinguono in artifici per lancio a mano e artifici per lancio con idoneo dispositivo o con arma lunga. Entrambi sono costituiti da un involucro contenente una miscela di CS o agenti similari, ad effetto neutralizzante reversibile».
I lacrimogeni sono a tutti gli effetti della legislazione italiana delle "armi da guerra". Armi di terza categoria, classificate cioè come "gas tossici". Ma già dopo il G8 del luglio 2001,a Genova, dove i candelotti lacrimogeni furono utilizzati in quantità massicce (ne furono esplosi 6.200), scoppiò la polemica sulla pericolosità del Cs. Sia per i manifestanti, sia per gli stessi poliziotti che li utilizzano. Esistono numerosi studi che testimoniano della tossicità del composto, che può provocare vesciche e gonfiori. In caso di inalazione di forti dosi (come sicuramente quelle utilizzate nel 2001 a Genova) possono anche comparire edema polmonare, congestione, emorragia polmonare.
La polizia italiana ha ora deciso di mettere definitivamente al bando i fumogeni: sono pericolosi per la salute, non sono di per se stessi risolutivi (durante il G8 si sono visti molti manifestanti "attrezzati" che raccoglievano i candelotti e li rilanciavano alle forze dell’ordine), rischiano di provocare panico anche tra chi non è coinvolto negli scontri e sono anche a rischio di un uso improprio, come i lanci "ad altezza d’uomo". Dopo la consegna della relazione Fioriolli alla fine di gennaio si volterà definitivamente pagina, con l’adozione di metodi alternativi.
Certo, non sfugge come l’iniziativa di Manganelli sia anche un messaggio lanciato in vista di un appuntamento che si prospetta delicatissimo: il G8 del luglio dell’anno prossimo alla Maddalena. Il primo summit dei Grandi che si svolge in Italia dopo le disgraziate vicende di sette anni fa. Il capo della polizia, ancora nelle settimane scorse, ha rilanciato la linea del dialogo e della temperanza a tutti i costi. Ma per la macchina organizzativa il luglio 2009 è già domani. E man mano che l’appuntamento si avvicina le preoccupazioni, ovviamente, crescono.
Tratto da Osservatorio sulla Repressione, 22.12.08