Imbrattata nella notte la sinagoga di Pisa: la nostra posizione.

Nel pomeriggio di ieri il blog dell’associazione Aut Aut ha pubblicato un articolo dedicato all’episodio che ha visto ignoti imbrattare la facciata della sinagoga di Pisa con vernice rossa. L’intenzione di garantire attraverso il nostro sito un’informazione il più possibile celere, in particolare a proposito di ciò che accade sul nostro territorio, è stata in questo caso la causa di un errore di cui ci scusiamo con tutti i nostri lettori. L’articolo in questione non intendeva infaatti esprimere una posizione in merito a quanto accaduto, nè tantomeno giustificarlo in alcun modo, ma semplicemente informare sui fatti e contestualizzarli. Ci siamo tuttavia resi conto che l’aver riportato la notizia senza una netta presa di posizione in merito poteva essere letta come una presa di posizione, o addirittura come una giustificazione. Del resto non sarebbe la prima volta che qualche solerte giornalista tenta di attribuirci posizioni non nostre con l’intento di spostare l’attenzione dai contenuti e costringerci su posizioni facilmente stigmatizzabili. Si chiama strumentalizzazione, e la rifiutiamo nel modo più assoluto. Proprio per scongiurare qualsiasi rischio in questo senso abbiamo ritenuto indispensabile eliminare l’articolo in questione e ridiscutere insieme l’intera questione, per poter esprimere chiaramente la nostra posizione in merito. Testimonianza di ciò è il fatto che l’articolo è stato rimosso poche ore dopo la sua pubblicazione, alle 18:00 circa. L’intenzione di eliminare l’articolo non è dovuta dunque a quanto riportato oggi sui giornali cittadini, ma ad una libera decisione della redazione. Approfittiamo di questa nota anche per chiarire che il Blog dell’associazione Aut Aut non è "il portale degli antagonisti pisani" come riportato dalla giornalista della Nazione Paola Zerboni, bensì un organo di informazione privo di alcuna appartenenza politica diretta, che tenta di dar voce a tutte le associazioni, le realtà di movimento, i semplici cittadini che lottano per un mondo diverso. Ciò non significa, come abbiamo più volte ribadito proprio nel corso di un dialogo epistolare con la Zerboni, che il nostro blog accampa assurde pretese di oggettività o neutralità. L’articolo che segue costituisce l’unica, corretta, espressione della posizione della redazione del blog a proposito dell’attacco alla sinagoga.
PISA – La scorsa notte sono state lanciate 5 uova contenenti vernice rossa sulla facciata della sinagoga di Pisa. Gli investigatori hanno subito collegato il gesto con il conflitto che, in questi giorni, sta insanguinando la Striscia di Gaza, e con quanti si stanno mobilitando contro questo massacro di civili inermi, compiuto dal governo e dall’esercito israeliano nella sostanziale indifferenza della comunità internazionale. Questo blog ha documentato la brutale aggressione imperialista del governo israeliano nei confronti del popolo palestinese, rifiutando qualsiasi forma di approccio equidistante, o “equivicino”, definizione cara a certa “sinistra”. Abbiamo ben chiaro chi è la vittima (il popolo palestinese) e chi il carnefice (il governo e l’apparato militare israeliani). Così come sappiamo che si può essere antisionisti, e persino contrari all’esistenza stessa dello stato di Israele, senza per questo poter essere tacciati di antisemitismo. Chi è contrario all’esistenza dello stato di Israele, infatti, non poggia la propria convinzione sul fatto che al popolo di Israele possa essere negata una terra su cui vivere, bensì sul diritto altrettanto valido del popolo palestinese di vivere in dignità e libertà laddove si trova da secoli. Chi è contrario all’esistenza dello stato di Israele non pensa che gli Ebrei residenti in Palestina debbano esserne cacciati, ma che allo stato ebraico di Israele si debba sostituire uno stato aconfessionale e non fondato su presupposti etnici, uno stato di Palestina in cui ebrei e arabi palestinesi possano convivere con pari dignità di cittadinanza. E’ nella pretesa di costituire uno stato ebraico per gli ebrei in una terra già abitata da un altro popolo che gli antisionisti rintracciano la colpa primordiale che sta dietro la nascita dello stato di Israele. Si può e si deve pertanto manifestare contro il governo di Israele e le sue malefatte, si può anche manifestare contro lo Stato di Israele tout court, si possono boicottare i prodotti made in Israel, e nessuno potrà rintracciare alcuna forma di antisemitismo in queste azioni. Si può persino arrivare a bruciare una bandiera israeliana senza essere necessariamente antisemiti. Non abbiamo idea di chi sia stato l’artefice di questo gesto, e non vogliamo fermarci all’interpretazione più facile che la modalità di esecuzione sembrerebbe suggerire, perché sappiamo che spesso è stato fatto ricorso ad espedienti anche molto peggiori di questo per gettare fango su quanti ancora lottano contro tutti gli imperialismi e per la libertà e la dignità di tutti i popoli oppressi. Vogliamo però affermare con chiarezza che colpire un edificio come la sinagoga rischia di sembrare il tentativo di attribuire ad un’intera comunità etnica e religiosa la colpa di un crimine che appartiene soltanto a coloro che lo stanno perpetrando, e a quanti li sostengono. E generalizzare a tutte le persone che appartengono alla comunità ebraica il sostegno alle azioni criminali del governo israeliano, ovvero attribuire ad un certo gruppo di persone una qualche proprietà in ragione di un’appartenenza etnica, significa portare avanti un ragionamento inequivocabilmente razzista. Dire che un ebreo sostiene sicuramente Olmert è razzista tanto quanto affermare che un rom sicuramente ruba. Di fronte ad un massacro senza precedenti quale quello che sta avvenendo in Palestina, ci sembra che tante istituzioni, tanti partiti, tanti leader politici e tante personalità del mondo della cultura stiano assumendo un atteggiamento di indifferenza che vista la situazione si configura, di fatto, come complicità. Davanti ad un massacro organizzato e portato avanti con scientifica ferocia non è possibile far finta di nulla, e non è sufficiente neppure un’assurda e ambigua pretesa di equidistanza. Quello che sta accadendo richiede una presa di posizione netta da parte di tutti, e i rappresentanti istituzionali della comunità ebraica sono chiamati in causa al pari di tutti gli altri, ma è necessario tenere ferma la distinzione tra la posizione istituzionale della comunità ebraica e quella delle persone che la compongono. La sinagoga non è la sede di un’istituzione, di un partito o di un’associazione che si adopera per favorire l’occupazione dei territori palestinesi. Così come non accettiamo che le moschee vengano trattate come centrali operative del terrorismo islamico, ma pretendiamo che vengano rispettate come la casa di tutti i musulmani, la sinagoga è la casa di tutti gli ebrei, compresi quelli che non si riconoscono nell’operato criminale del governo israeliano.
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