La speculazione non ha nazione. In piena crisi economica mondiale il sud est asiatico si conferma una delle parti del mondo più colpite. Dopo anni di boom produttivo, però il benessere non è arrivato. Il capitalismo “creativo” nell’epoca della defunta globalizzazione ha mostrato tutti i suoi limiti. Le grandi multinazionali dopo aver decentrato in quei paesi la produzione ora chiudono, e siccome diritti per i lavoratori non ce ne sono, allora ecco che la crisi si fa insostenibile. Come in occidente, quando tutto va male, i grandi investitori (speculatori) si ributtano nel mercato del mattone. Interi quartieri vengono rasi al suolo, milioni di persone stanno perdendo la casa per far posto alla “riqualificazione territoriale”. Non è un processo che riguarda un solo paese ma riguarda tutta l’area. Dalla Cina alla Corea. In questo contesto si inserisce la protesta che da settimane va avanti proprio in Corea. Il nodo delle esportazioni e delle importazioni non viene risolto se non tramite misure diseguali e ingiuste che non tengono conto delle specifiche situazioni. Alla fine degli anni ‘90 andava di moda trattare con il WTO o con l’FMI. Ora i governi nazionali sono alle prese con la crisi di quegli apparati. A Seoul un gruppo di manifestanti che si opponeva al piano di riqualificazione imposto dal governo contro il parere della popolazione aveva occupato un edificio al centro del quartiere. La polizia stamane ha fatto un’incursione per “liberare” il palazzo. Durante la drammatica operazione e’ stata utilizzata una gru per far salire gli agenti ai paini alti dell’edificio su cinque livelli che si trova nel quartiere Yongsan al centro di Seoul. I residenti dello stabile avevano messo uno sull’altro tre container per imbarcazioni in modo da costruire una specie di torre di controllo. Durante gli scontri è divampato un incendio, spento dopo 30 minuti.
Il bilancio provvisorio parla di sei morti e decine di feriti. Uno dei residenti e’ tutt’ora in coma. La polizia sta ancora perlustrando l’edificio per controllare che non ci siano altre vittime.