Dopo il “Blitz” di Filippeschi al mercato, le pagine della Nazione di oggi parlano di un nuovo blitz. Questa volta però non si tratta di una nuova passeggiata del primo cittadino volta ad additare alla cittadinanza potenziali capri espiatori della disastrosa sitazione socio-economica attuale. Si tratta di un blitz vero, fatto dalla polizia, che ieri mattina ha sgomberato un appartamento in via Possenti occupato da “almeno dieci extracomunitari”. All’arrivo della polizia, riferisce l’articolo, non era presente nessuno degli occupanti.
Questi i fatti. Ma, come spesso accade, tra le righe di quello che è presentato come un semplice articolo di cronaca si cela, nemmeno poi troppo, una sapiente operazione di diffusione di pregiudizio e disinformazione.
Prima di tutto l’articolo spiega che i suddetti extracomunitari sono gli stessi che vivevano nella “zona della Cittadella, tra il Bastione San Gallo e l’ex-piscina”. Dal momento che la Cittadella si trova, come tutti sanno, in zona Porta a Mare, mentre il Bastione San Gallo è una parte del Giardino Scotto (non si capisce dunque come l’accampamento abusivo di cui si parla nell’articolo si possa estendere in una area di qualche chilometro quadrato, con l’Arno nel mezzo per giunta!), deve esistere un motivo per cui chi ha scirtto l’articolo, evidentemente in preda ad un lapsus, ha messo insieme due luoghi così distanti. Probabilmente la svista è dovuta al fatto che la Cittadella e il Bastione San Gallo, pur essendo strutture diverse e distanti, qualcosa di comune ce l’hanno: sono entrambi edifici storici, parte del patrimonio comunale, da anni lasciati al degrado e all’abbandono, chiusi alla cittadinanza e privati per anni di manutenzione. Ma la Cittadella e il Bastione San Gallo non sono certo gli unici stabili sfitti della città: sono migliaia i palazzi, gli appartamenti, le ville, gli uffici, gli alberghi, chiusi da anni, a fronte di un problema, come quello abitativo, che nella nostra città è diffuso e reale. Non è dunque poi tanto sorprendente che a qualcuno, evidentemente privo di soluzioni alternative, sia venuto in mente di occupare tali luoghi. Ma quest’aspetto evidentemente non sembra interessare chi ha scritto l’articolo, che preferisce riportare per esteso dicerie e dati dei quali non è dato conoscere la fonte. Nell’articolo infatti si scrive che i “clandestini” sono “probabilmente dediti al piccolo spaccio di droga sulle piazze cittadine”, e che “Tutte le stanze dell’appartamento sono state setacciate: si pensava, infatti, che potesse anche esservi nascosta della droga”. È lecito scrivere sulle colonne di un giornale che qualcuno “probabilmente” fa qualcosa? Su quale base si fa quest’affermazione? Sulla base del ritrovamento di droga nell’appartamento in questione? Sulla base di una denuncia nei confronti di questi soggetti per possesso o spaccio di stupefacenti? Pare proprio di no. Dall’articolo sembra infatti che i soggetti in questione non siano neppure stati identificati perché non presenti all’interno della casa sgomberata, e pare anche che, nonostante “si pensava” che nell’appartamento ci fosse droga, questa droga non sia stata trovata. Dunque? Su cosa è basato il sospetto espresso dall’articolo? Non sarà basato forse sul tentativo di confermare ancora una volta il diffuso pregiudizio secondo il quale i migranti vendono droga? Non sarà basato sul fatto che chi in questo caso viene sospettato in contumacia di vendere droga molto probabilmente non potrà difendersi, magari denunciando chi ha scritto l’articolo per calunnia, perché nel nostro paese non gode di alcun diritto?
Quale che sia la base del sospetto espresso, crediamo che non sia corretto nei confronti di nessuno, migranti e “clandestini” compresi, formulare accuse senza riportare il motivo in base al quale sono formulate. C’è infatti il rischio, visti anche i tempi che corrono, che qualcuno finisca per convincersi che tutti coloro che non sono italiani vendano droga, e questo si chiama razzismo.
Questi i fatti. Ma, come spesso accade, tra le righe di quello che è presentato come un semplice articolo di cronaca si cela, nemmeno poi troppo, una sapiente operazione di diffusione di pregiudizio e disinformazione.
Prima di tutto l’articolo spiega che i suddetti extracomunitari sono gli stessi che vivevano nella “zona della Cittadella, tra il Bastione San Gallo e l’ex-piscina”. Dal momento che la Cittadella si trova, come tutti sanno, in zona Porta a Mare, mentre il Bastione San Gallo è una parte del Giardino Scotto (non si capisce dunque come l’accampamento abusivo di cui si parla nell’articolo si possa estendere in una area di qualche chilometro quadrato, con l’Arno nel mezzo per giunta!), deve esistere un motivo per cui chi ha scirtto l’articolo, evidentemente in preda ad un lapsus, ha messo insieme due luoghi così distanti. Probabilmente la svista è dovuta al fatto che la Cittadella e il Bastione San Gallo, pur essendo strutture diverse e distanti, qualcosa di comune ce l’hanno: sono entrambi edifici storici, parte del patrimonio comunale, da anni lasciati al degrado e all’abbandono, chiusi alla cittadinanza e privati per anni di manutenzione. Ma la Cittadella e il Bastione San Gallo non sono certo gli unici stabili sfitti della città: sono migliaia i palazzi, gli appartamenti, le ville, gli uffici, gli alberghi, chiusi da anni, a fronte di un problema, come quello abitativo, che nella nostra città è diffuso e reale. Non è dunque poi tanto sorprendente che a qualcuno, evidentemente privo di soluzioni alternative, sia venuto in mente di occupare tali luoghi. Ma quest’aspetto evidentemente non sembra interessare chi ha scritto l’articolo, che preferisce riportare per esteso dicerie e dati dei quali non è dato conoscere la fonte. Nell’articolo infatti si scrive che i “clandestini” sono “probabilmente dediti al piccolo spaccio di droga sulle piazze cittadine”, e che “Tutte le stanze dell’appartamento sono state setacciate: si pensava, infatti, che potesse anche esservi nascosta della droga”. È lecito scrivere sulle colonne di un giornale che qualcuno “probabilmente” fa qualcosa? Su quale base si fa quest’affermazione? Sulla base del ritrovamento di droga nell’appartamento in questione? Sulla base di una denuncia nei confronti di questi soggetti per possesso o spaccio di stupefacenti? Pare proprio di no. Dall’articolo sembra infatti che i soggetti in questione non siano neppure stati identificati perché non presenti all’interno della casa sgomberata, e pare anche che, nonostante “si pensava” che nell’appartamento ci fosse droga, questa droga non sia stata trovata. Dunque? Su cosa è basato il sospetto espresso dall’articolo? Non sarà basato forse sul tentativo di confermare ancora una volta il diffuso pregiudizio secondo il quale i migranti vendono droga? Non sarà basato sul fatto che chi in questo caso viene sospettato in contumacia di vendere droga molto probabilmente non potrà difendersi, magari denunciando chi ha scritto l’articolo per calunnia, perché nel nostro paese non gode di alcun diritto?
Quale che sia la base del sospetto espresso, crediamo che non sia corretto nei confronti di nessuno, migranti e “clandestini” compresi, formulare accuse senza riportare il motivo in base al quale sono formulate. C’è infatti il rischio, visti anche i tempi che corrono, che qualcuno finisca per convincersi che tutti coloro che non sono italiani vendano droga, e questo si chiama razzismo.