Èin corso un’iniziativa di «contrabbando» di armi che ha sostenutol’offensiva militare d’Israele. E non è finita con la «tregua».
1.Il 6 Dicembre 2008 un contratto dello US Military Sealift Command,l’entità logistica della Marina Usa, viene vinto dalla compagniamarittima tedesca Oskar Wehr che gestisce una trentina di navi,perlopiù portacontainers di media dimensione. Il contratto(N00033-09-R-5505, N00033-09-C-5505, per 635.000 dollari richiede iltrasporto di 989 containers dalla base navale di Sunny Point (NorthCarolina, poco a sud del porto di Southport, sulla costa orientalestatunitense) al porto israeliano di Ashdod, 39 km a nord di Gaza City.La destinazione di questo carico è il deposito statunitense «WarReserve Stockpile for Allies (WRSA-I)» in Israele e il caricamento,dice il contratto, deve iniziare il 13 dicembre.
Poco dopo (31dicembre), lo stesso Sealift Command fa un’offerta per altri duecontratti (N00033-09-R-5205; N00033-09-R-5205), per il trasporto di 157e 168 container rispettivamente, con destinazione ancora Ashdod eorigine il porto di Navipe-Astakos – sulla costa ionica greca, poco aNord dell’isola di Cefalonia. Il caricamento va effettuato a partiredal 15 gennaio.
Ashdod non è nuova come destinazione di armi emunizioni Usa – sia dirette alle forze armate israeliane, sia aldeposito statunitense in Israele. Contratti di tale tipo sono statiassegnati dal Military Sealift Command in varie occasioni negli annirecenti (dal 2002 al 2008) con trasporti da Livorno (Camp Darby) e davari porti greci e statunitensi ad Israele. Esempi recenti sono duecontratti del 17 agosto 2007 assegnati all’ italiana «EnricoBonistalli» di Livorno (247.500 dollari per il trasporto di 125containers di munizioni) e alla statunitense TransAtlantic Lines LLC(449.000 dollari per 125 containers di munizioni) e un contratto del 28agosto 2007 alla statunitense Sealift Inc. (745.000 dollari per 125containers di munizioni), quest’ultimo proprio dal porto diNavipe-Astakos ad Ashdod (1.535 km di viaggio).
Alcuni ricercatoriche seguono di routine i contratti e i trasporti militari s’accorgonoche i contratti del dicembre 2008, oltre ad avere come destinazioneAshdod in questo momento, includono menzione del tipo di carico datrasportare: una vasta gamma sia di esplosivi ad alto potenziale (816tonnellate nel primo contratto) che di esplosivi inclusi nellacategoria H delle merci pericolose, ovvero fosforo bianco (secondo eterzo contratto), oltre ad altro munizionamento e ordigni esplosivi (datestate per missili a munizioni di vario tipo e bombe anti-bunker).
Agliinizi di gennaio i ricercatori rintracciano la nave incaricata deltrasporto, la «Wehr Elbe» (IMO 9236688), capace di caricare 2.500containers. Presente a Sunny Point il 13 dicembre, la nave parte il 20con prima destinazione Astakos. La scoperta finisce sui tavoli dellasegreteria internazionale di Amnesty International, che già il 2gennaio aveva in un comunicato chiesto l’embargo completo di invii diarmi ad Israele e ad Hamas. Viene allertata la stampa e l’agenziaReuters ne dà notizia il 10 di gennaio, provocando i primi sconquassi esmentite. Il Pentagono si affretta a precisare che i carichi non eranodiretti alle forze armate israeliane, ma al deposito Usa succitato e il12 gennaio il governo greco smentisce he navi dirette ad Ashdod sianopartite dai porti greci. Compaiono altri articoli sulla stampainternazionale e il 13 gennaio una dichiarazione del Comandostatunitense in Europa afferma che gli ultimi due contratti sono stati«cancellati» (teoricamente l’8 gennaio) e che l’operazione è stata«rimandata». Il 14 gennaio, un comunicato di Amnesty dettaglia tuttaviai termini delle operazioni, chiedendo che la nave venga fermata e Stopthe War, il movimento greco di solidarietà, protesta contro l’attraccoa Astakos. Il 17 il premier greco Costas Karamanlis, pur ammettendo chec’è stata la richiesta degli Stati uniti, afferma che la Grecia nonavrebbe tuttavia dato il permesso agli americani di far attraccare lanave ad Astakos e che anche in passato nessun porto greco sarebbe statointeressato a tali invii. Pressioni del ministero degli esteri tedescosulla Oskar Wehr perchè fermi la nave non sortiscono effetto dato chela Wehr Elbe non è più sotto controllo dell’armatore, ma direttamentedel Sealift Command e ha a bordo militari statunitensi armati. Le coseperò non stanno proprio così.
2. Le dichiarazioni Usasottolineano come tali trasferimenti di munizionamento fossero statiprogrammati molto prima del conflitto a Gaza e non avessero relazionicon le necessità dell’esercito israeliano. Vediamo i fatti. Ècertamente possibile che i trasferimenti siano stati discussi o decisiqualche mese prima del dicembre (probabilmente anche l’operazioneisraeliana è stata «discussa» con il Pentagono qualche mese prima diiniziare…), ma resta il fatto che il bando di gara del primocontratto è datato 4 dicembre e i tempi di carico e scarico che essoprevede sono inusualmente stretti, ad indicare un’operazione urgente enon routinaria. A quella prima offerta di contratto se ne aggiungonoaltre due il 31 dicembre, quattro giorni dopo l’inizio dell’assaltoisraeliano su Gaza.
Quanto poi al fatto che i containers fosserorealmente diretti al deposito Usa in Israele, le dichiarazioni delPentagono omettono un particolare importante: come è scritto in unacomunicazione del Pentagono al presidente del Comitato sulle ForzeArmate del Senato Usa, John Warner, datata 10 Aprile 2003, «ilDipartimento della Difesa mantiene un deposito – War Reserve Stockpile- in Israele. Tale deposito è un’entità separata che contiene munizionie materiale posseduti dagli Stati Uniti e destinati all’uso di riservadi guerra da parte degli Stati Uniti e possono essere trasferiti algoverno di Israele in una emergenza, previo rimborso». Mentre siribadisce che nulla è gratis al mondo, la clausola finale è chiara.
3.Sulle dichiarazioni del governo greco che vorrebbero la Grecia allafine estranea a questi trasferimenti. Anche qui è certo possibile – evi sono dichiarazioni statunitensi del 13 gennaio al proposito – che leautorità greche, vista la malparata, abbiano all’ultimo momento negatoagli Usa l’approdo ad Astakos, ma è del tutto irrealistico che laGrecia non avesse dato il benestare all’operazione.
Tutti e tregli invii previsti coinvolgono il porto di Navipe-Astakos: duedifferenti strumenti di tracciamento dei percorsi delle navi danno aWehr Elbe a Sunny Point il 13 dicembre con partenza il 20 per il portodi Astakos e tracciano la nave vicino a Gibilterra il 28 dicembre,specificando ancora Astakos come destinazione. Non c’è ragione dipensare che la destinazione non fosse quella, dato che le informazioniarrivano a tali strumenti dalle navi stesse e dagli agentiassicurativi. Inoltre, i due ultimi contratti («cancellati») menzionanoesplicitamente Astakos come porto di partenza per Ashdod. Nessuno, intrasporti marittimi di tale genere e che nel caso prevedevanol’assistenza di almeno quattro imbarcazioni anti-incendio per leoperazioni di carico e scarico, può sensatamente (e anche per legge)mettere come destinazione un porto a cui non abbia comunicato l’arrivodella nave e il tipo di carico e non ne abbia ricevuto approvazione. Èdel tutto falsa poi l’affermazione del premier greco relativaall’inesistenza di invii di munizioni ad Israele nel passato. Vi sono,come detto, almeno tre altri contratti del Sealift Command, assegnatinel 2007, che nominano o Astakos o genericamente la Grecia come puntodi partenza di ingenti invii di munizioni ad Ashdod. E non si tratta dibandi di concorso, ma di contratti vinti e assegnati a trasportatorimarittimi per svariate centinaia di migliaia di dollari. Vi è infine danotare che il reale percorso della Wehr Elbe mostra alcuni elementi checontrastano direttamente con quanto affermato dal governo greco,indicando inoltre un possibile coinvolgimento dell’Italia.
A Gazal’assalto israeliano ha provocato la morte di 1.400 persone (la piùparte civili) e il ferimento grave di altre 5.100. Tutto è ora appeso auna fragilissima tregua unilaterale annunciata da Israele e anche daHamas, rispetto alle quali buon ultima è arrivata l’Unione europea chenon ha posto termini al ririto israeliano e che, fin qui, è stataimmobile se non complice delle scelte della leadership israeliana. Conl’Onu in macerie, fra l’altro almeno tre volte bersaglio dei raidisraeliani. Unico obiettivo dichiarato è quello di «fermare ilcontrabbadno di armi», naturalmente solo quello illegale per Hamas. Mase l’offensiva dovesse riprendere e allargarsi, l’enorme e letalecarico della Wehr Elbe non resterebbe certo nei depositi statunitensima verrebbe probabilmente «trasferito al governo di Israele in unaemergenza, previo rimborso». Se Wehr Elbe è davvero attraccata aTaranto vi è la possibilità che essa abbia trasferito il suo carico suuna veloce portacontainer che ha lasciato proprio Taranto il 15/1 ed èarrivata ad Ashdot sabato 17. Fermiamo il «contrabbando» di questicarichi di morte prima che sia troppo tardi.
SCHEDA
La WehrElbe parte da Sunny Point/Southport il 20 dicembre. La sua velocitàmassima è di 22 nodi (22 miglia nautiche all’ora) e la velocità dicrociera è intorno ai 18 nodi. I segnali satellitari mandati dalla navela vedono il 28 dicembre al largo di Ceuta, poco oltre lo Stretto diGibilterra. Da Sunny Point allo Stretto di Gibilterra vi sono circa3.524 miglia nautiche (6.526 km), che la nave poteva percorrere incirca 8 giorni a 18 nodi di velocità media, a conferma della datasuccitata. Un’informativa di fonte assicurativa afferma che la WehrElbe sarebbe arrivata in primo luogo a Zeebrugge, in Belgio, e sisarebbe poi diretta verso Gibilterra e Astakos. Non c’è confermaindipendente di tale percorso, ma il passaggio da Zeebrugge avrebbeaggiunto più di tre giorni al viaggio e la nave non avrebbeverosimilmente potuto essere vicina a Ceuta il 28 dicembre. I segnalisatellitari mostrano poi che la nave, passata Gibilterra, non si dirigeverso Ashdod ma direttamente verso Astakos e il 31 dicembre è a circa150 km dal porto greco. Il primo gennaio è a 4 miglia dal porto e siferma. Dall’1 all’11 gennaio la nave sembra non sapere che fare e isegnali la danno continuamente in circolo intorno a quell’ultimo punto.Il 12 gennaio tuttavia, alle ore 9, la nave riparte in direzione Sud epassa intorno alla costa meridionale di Cefalonia e alle 12 cambiaancora direzione, puntando dritta verso Nord e il mare Adriatico. Allealle 15 e 30, ultimo rilievo disponibile (dato che probabilmente haspento il segnalatore), modifica ancora la rotta in direzioneNord-Ovest. Poi il silenzio. Se davvero il governo greco non avesse maidato alcun permesso d’attracco ad Astakos, perché il capitano avrebbeportato la nave dritta ad Astakos invece che ad Ashdod? Il noleggio diuna tale nave costa in media 18/20 mila dollari al giorno (eprobabilmente molto di più per carichi di questo genere), i suoispostamenti vengono preparati con grande cura e certo non si va allasperaindio. Evidentemente, il Sealift Command aveva per qualche ragionepianificato sin dall’inizio un passaggio da Astakos, probabilmente incongiunzione con le spedizioni previste dai due contratti poi«cancellati» l’8 gennaio. Infine, il fatto che la nave giri in circoloper più di dieci giorni (200 mila dollari aggiuntivi a tariffe normali)potrebbe segnalare che o era in corso una frenetica trattativa tragreci e statunitensi per evitare l’approdo effettivo ad Astakos o siaspettava che arrivassero i container relativi ai contratti«cancellati». L’armatore della Wehr Elbe afferma di non aver concorsoper gli altri due contratti. Dovevano dunque arrivare altre navi? Osemplicemente il Sealift Command voleva far caricare sulla Wehr Elbegli ulteriori 325 containers previsti dai due contratti «cancellati»?Dove sono finiti quei 325 container di munizioni che avrebbero dovutoessere caricati ad Astakos? Al porto di Astakos stanno arrivando gruppidello «Stop the War» greco e forse potrebbero dirci qualcosa inproposito, ma dove sta andando la Wehr Elbe con i suoi 989 containersoriginali e le 816 tonnellate di esplosivi ad alto potenziale? Senzapoter escludere l’approdo in due vicini porti albanesi e montenegrini,la rotta sembrerebbe indicare come possibili destinazioni Brindisi oTaranto. Soprattutto in quest’ultimo la Us Navy e la Nato godono didiritti di approdo esclusivi nell’area portuale e di attrezzatureadeguate ad accogliere quella bomba natante. Nessuno, tranne il SealiftCommand e certo qualche autorità italiana, sa dove sia attualmente lanave. Forse è già arrivata da qualche parte e aspetta, letteralmente,che si calmino le acque.
***acura di Peter Danssaert, Sergio Finardi, Pavlos Nerantzis, CarloTombola e il contributo di Mike Lewis della Omega Foundation
tratto da Il Manifesto del 19 gennaio 2009
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