Pisa, quale sicurezza? Gli operatori sociali chiedono diritti.

Pubblichiamo la lettera aperta alle Istituzioni pisane: Siamo un gruppo di operatori sociali che lavorano a Pisa e nei comuni della zona pisana. Siamo assistenti sociali, educatori professionali, operatori di strada, psicologi; operiamo in servizi e progetti pubblici diversificati, che vanno dagli asili nido, ai servizi di sostegno e accoglienza per adulti in difficoltà, fino ai servizi volti alla tutela e alla promozione della salute delle fasce sociali più deboli quali, ad esempio, immigrati, persone con problematiche di dipendenza, minori in difficoltà familiare e a rischio di devianza.

In questi anni la nostra presenza, costante e qualificata, all’interno del sistema dei servizi territoriali della zona pisana, ci ha visto protagonisti su due distinti livelli di intervento: da un lato accanto alle persone concrete in carne ed ossa che seguiamo, quotidianamente, nei nostri servizi, accompagnandoli verso una prospettiva di vita migliore; dall’altro accanto alle istituzioni locali per contribuire alla definizione puntuale dei bisogni del nostro territorio e partecipare alla costruzione di un sistema di risposte pubbliche efficaci, sostenibili e politicamente responsabili.

L’esperienza e la competenza maturata in questi anni ci portano, oggi, ad esprimere con forza il nostro punto di vista su alcune questioni sociali ed istituzionali di grande attualità e rilevanza; anzitutto la questione della legalità e della sicurezza. Per noi la legalità è una prassi che si sviluppa all’interno di un insieme di regole condivise e negoziabili volte alla progressiva inclusione di tutti nel sistema collettivo dei diritti; abbiamo sperimentato quotidianamente che l’obiettivo della legalità non è concretamente perseguibile senza l’impegno costante, determinato e persistente volto alla rimozione degli ostacoli di natura sociale, delle differenze tra cittadini e degli svantaggi sociali.

La legalità, in questo senso, è il presupposto della sicurezza che, in quanto bene primario e collettivo, va tutelato con un impegno congiunto di tutti gli attori sociali, e cioè, con interventi volti a sostenere e potenziare i legami di solidarietà comunitaria e la coesione tra i cittadini. La sicurezza, infatti, si fonda, socialmente e storicamente, sulle possibilità e sulle pari opportunità di sviluppo personale e sociale; quindi, anzitutto, sulla tutela e promozione di alcuni diritti fondamentali quali, ad esempio, il diritto al lavoro, il diritto alla salute, il diritto all’abitare, il diritto all’istruzione e alla formazione per tutti. La diffusa percezione di insicurezza, anche a Pisa, è il principale indicatore di un malessere sociale, complesso e multiforme, che va accolto, orientato e ricomposto all’interno di uno spazio pubblico e un dibattito politico non semplificati né ridotti.

Riteniamo che le istituzioni pisane e i suoi rappresentanti politici debbano rispondere alle paure diffuse, senza tuttavia assecondarle. Si tratta di ascoltare e governare i segnali e gli squilibri sociali ed economici continuando ad attuare politiche e prassi di inclusione e di promozione della partecipazione, con spirito di responsabilità e coraggio politico-istituzionale; senza cadere nella trappola della ricerca del consenso a tutti i costi ed evitando il rischio concreto di assumere e confermare l’immagine di una realtà pisana assediata e insicura. In questi anni, grazie ad una politica di inclusione e agli interventi sociali conseguenti, con gli immigrati, le prostitute, i minori a rischio, i rom, i tossicodipendenti, la città di Pisa ha visto diminuire il numero dei reati e dei fenomeni di microcriminalità, come dimostrano i dati ufficiali della questura e della prefettura.

Questa realtà, faticosamente costruita in questi anni, dimostra l’efficacia di un approccio centrato anzitutto sui percorsi di tutela e inclusione sociale; dimostra altresì l’inefficacia dell’approccio basato su interventi di controllo del territorio con telecamere, ordinanze, rafforzamento della vigilanza. In questi anni, con il nostro lavoro, molte persone sono state inserite in un impiego e raggiunto una autonomia personale e sociale fatta di dignità e impegno; molte persone sono state tolte dalla strada e accompagnate ai servizi pubblici, tolte dal rischio di cadere in circuiti di illegalità o di vera e propria criminalità. In questi anni molte famiglie ai margini della società hanno fatto, con noi, un percorso di crescita e di sviluppo personale e sociale che è andato a beneficio loro e dell’intera comunità pisana. Non sono questi gli obiettivi di una politica fatta di legalità e sicurezza?

Siamo disorientati e allibiti dal modello di sicurezza, oggi proposto a Pisa, fatto di tagli al sociale e investimenti sul presidio poliziesco del territorio. Segnaliamo con forza il rischio che la cultura, faticosamente costruita con il lavoro di questi anni, sui valori dell’ integrazione, inclusione e pari opportunità ceda il passo alla cultura dell’esclusione e della repressione; segnaliamo il rischio che questa cultura possa, in poco tempo, rendere la zona pisana davvero ingovernabile e veramente conflittuale, con una caduta pericolosa della tenuta complessiva della coesione sociale e dei diritti di cittadinanza. Ricordiamo, infatti, che nella nostra città questo approccio alla sicurezza è già stato sperimentato, ad esempio, nella zona di Piazza delle Vettovaglie, con notevole dispendio di risorse pubbliche e risultati più che scarsi, come dimostrano quotidianamente le cronache presenti nei giornali locali.

Perché ripercorrere soluzioni già sperimentate ed evidentemente inefficaci? Ci chiediamo, ancor più: perché l’amministrazione comunale e la Società della Salute hanno scelto di sopprimere servizi pubblici di sostegno a persone in difficoltà e a rischio di emarginazione, che, invece, hanno fortemente contribuito, in questi anni, a governare la nostra città rendendola più coesa e sicura? Non è, infatti, oggettivamente sostenibile la motivazione dei tagli del governo alla spesa sociale, in presenza di documenti ufficiali del bilancio del Comune di Pisa che vedono, sul triennio un investimento economico che vedrà spese per l’installazione di nuove telecamere (Programma triennale opere pubbliche 2009-2011, approvato con Delibera C.C. 89/2008 del 18/12/2008) in città e l’assunzione di 10 vigili urbani.

Infine, chiediamo su quali criteri di valutazione sono stati effettuati i tagli su tali servizi. Quelle decisioni sono cadute sulle nostre teste dall’alto e senza alcun momento di valutazione condiviso sull’efficacia e sulla sostenibilità dei servizi. Ricordiamo che nello Statuto della Società della Salute e nella legge Regionale, le associazioni di volontariato, le cooperative sociali e il terzo settore organizzato sono chiamati a partecipare alle scelte pubbliche in materia di salute e benessere, con un ruolo consultivo e di forte corresponsabilità rispetto alla programmazione economica e gestionale. Che fine hanno fatto i tavoli Istituzionali di verifica e programmazione?

In quale contesto pubblico sono state fatte le valutazioni sulle priorità del 2009? Che fine ha fatto l’obiettivo della promozione della partecipazione dei cittadini e della società civile organizzata al governo e alle scelte in materia di salute e benessere, auspicata dalla Regione Toscana e dall’Organizzazione mondiale della Sanità? Chiediamo all’Amministrazione comunale di Pisa e a tutti i Sindaci della zona pisana di avere delle risposte istituzionali in merito alle questioni fin qui sollevate e di ripristinare i luoghi di partecipazione e di programmazione previsti negli organi istituzionali. Infatti, in quanto operatori sociali, queste scelte e decisioni non riguardano soltanto il futuro delle persone che accogliamo nei nostri servizi ma anche il nostro futuro come cittadini e come lavoratori.

In un contesto internazionale e nazionale di recessione economica, in un contesto generale che taglia la spesa sociale a vantaggio di altro, siamo fortemente preoccupati anche per noi stessi, per il nostro futuro e quello delle nostre famiglie. Anche noi siamo una categoria debole: sempre più spesso precari, con stipendi contrattualmente bassi e aumenti salariali minimi. E adesso, a Pisa, nella morsa dei tagli e la perdita certa, per molti di noi, del posto di lavoro. Diciamo quindi alle nostre istituzioni: anche noi siamo cittadini pisani. Anche noi vogliamo sicurezza, per noi e per la nostra città. E proprio per questo, affermiamo con forza che, accanto a chi reagisce all’insicurezza strutturale della nostra civiltà chiedendo più telecamere o vigilanza, ci sono anche tanti cittadini che, come noi, vogliono reagire alla paura con la forza della Ragione e delle idee.

Chiediamo il sostegno di tutti i lavoratori delle altre categorie e chiediamo ai Sindacati Confederali di prendere posizione in merito alla tutela dei diritti delle persone e dei lavoratori.

 Pisa, 18 gennaio 2009

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