«Che cazzo guardate, stronzi? Siete romeni?». «Sì, perché?», ha risposto Cristian. Tanto è bastato perché i due italiani, due ragazzi di 17-18 anni, si scagliassero contro di lui e i suoi due amici, spingendoli verso la strada con il rischio di farli finire sotto una macchina. Cristian, 15 anni, ha rimediato un pugno in faccia. Un «uomo grande», un italiano, si è messo di mezzo, ha bloccato uno degli aggressori gridando: «Ma che fate? Non vedete che stanno arrivando le macchine?». Grazie a lui i tre ragazzini romeni sono riusciti a scappare e a seminare gli inseguitori. Però hanno avuto molta paura.
Da due giorni Cristian sta male e non ha la forza di tornare a scuola perché teme di incontrare di nuovo quei due. L´aggressione è avvenuta mercoledì verso le 13,15 in piazza Dalmazia. Cristian e i suoi due amici erano usciti da scuola e stavano aspettando l´autobus. Chiacchieravano fra loro. «E non è vero che stavamo guardando quei due», precisa Cristian. Erano studenti? Avevano gli zaini? Cristian crede di no. «Non avevano niente, avevano i capelli ricci, da vagabondi», dice con tono di disapprovazione. Capelli arruffati, probabilmente.
Cristian vive in condizioni difficilissime, ma cerca di essere ordinato. Dopo due anni passati in orfanotrofio a Bucarest, nell´estate 2007 ha finalmente potuto raggiungere in Italia la madre vedova, emigrata in cerca di lavoro. Ha vissuto per quasi un anno in una cabina Enel in via Panciatichi, poi nell´ex scuola Rosai (la sistemazione più dignitosa). Ma ora la ex Rosai è stata abbattuta e Cristian, sua madre e tanti altri si sono rifugiati nell´ex Meyer, dove hanno sofferto tanto freddo e ora si stanno un minimo organizzando.
Nonostante la povertà, gli anni trascorsi lontano dalla mamma, le sistemazioni precarie, la difficoltà di impadronirsi di una lingua sconosciuta e improvvise febbri altissime che lo stremano e di cui i medici non riescono a stabilire le cause, Cristian studia, è in terza media e ha la ferma intenzione di frequentare una scuola superiore. Ha avuto la ventura di arrivare in Italia mentre cresceva l´ostilità contro gli immigrati romeni, specie dopo l´omicidio di Giovanna Reggiani a Roma. Lui sostiene, però, che finora era andato tutto bene, che a scuola con i compagni non ci sono problemi e che i professori lo hanno sempre aiutato. Ma mercoledì, dopo lo stupro di gruppo di Guidonia che ha fatto salire di nuovo la tensione, ha visto l´odio negli occhi di quei due. E ha avuto molta paura. Tuttavia né lui né la madre hanno presentato denuncia.
«La mamma che poteva fare? E´ impotente», scuote la testa il ragazzo. Due sgomberi e infiniti controlli da parte delle forze dell´ordine li hanno resi timorosi. «Cercano un modo per sbatterci fuori dal paese», si tormenta. Arrivato in Italia con tante speranze, ha capito di non essere gradito. Spesso sogna di tornare in Romania. Sua madre lo farebbe se là non li attendesse una povertà ancora più crudele. Dunque bisogna stringere i denti e sperare in un futuro migliore in Italia. Ma per un ragazzo di 15 anni è duro sentirsi un indesiderato. O, peggio ancora, un bersaglio da colpire.
Fonte: La Repubblica