Scontri alla Sapienza_Appello di Università 2.0. per l’assemblea pubblica c/o polo Carmignani giovedì sera

Di seguito riportiamo l’appello con cui gli studenti di Università 2.0. danno appuntamento a tutta la cittadinanza, per un’assemblea pubblica che si svolgerà presso il Polo Carmignani (dietro piazza Cavalieri) giovedì sera alle 21.30, per parlare dei recenti fatti avvenuti davanti alla Sapienza e per discutere della visita di Tremonti a Pisa in data 21 marzo. A seguire il testo della mozione che il rappresentante dei collettivi presenterà stamani in senato accademico.
 
ANCORA UNA VOLTA NON ABBIAMO PAURA!
Quando i manganelli volano..
Difficilmente dimenticheremo quello che è successo Venerdì 6, con le cariche indiscriminate agli studenti dell’Onda durante la presentazione del libro “Perché dobbiamo dirci cristiani” di Marcello Pera, lanciata da realtà del fondamentalismo cattolico come Scienza e Vita, o della destra neofascista, come Laboratorio99.
Non ci aspettavamo certo che fossero i giornali a ristabilire la verità, ma in mezzo alle molte strampalate versioni che si sono diffuse in questi giorni, ci sembra venuto il momento di raccontare il nostro punto di vista sui fatti, visto che noi Venerdì c’eravamo…
C’eravamo in Via Curtatone e Montanara, a partire dalle 15.00, a bloccare il traffico con un presidio davanti all’ingresso della sapienza, presidiato dagli uomini della digos.
Lo ripetiamo, non era nostra intenzione bloccare l’ingresso della Sapienza e non l’abbiamo fatto, tutto quello che chiedevamo era di entrare all’iniziativa, per avere un libero dibattito con Pera e i suoi scagnozzi. Pensavamo addirittura di poter entrare tutti a quella che era stata lanciata come iniziativa pubblica e non come riunione segreta delle guardie del sapere morto.Ma non è andata così: sono stati schierati due reparti della squadra mobile davanti al presidio che ci hanno intimato di retrocedere.
Al nostro rifiuto è partita la prima carica, erano le 15:50. E’ forte la sorpresa di chi, e ce n’erano molti/e, i manganelli non li aveva mai visti roteare davanti agli occhi, schiantarsi sulle teste di studenti disarmati.
Ma è l’indignazione che da subito si impone, quella che caratterizzerà tutta la giornata, e gli student* riescono a resistere a questa prima carica. La polizia si ferma, senza aver raggiunto il suo obiettivo.
La situazione sembra al limite del paradosso, la polizia, davanti ai nostri occhi è l’arma di un potere che si nasconde; compaiono infatti vari personaggi legati al potere del nostro ateneo, tutti con l’atteggiamento di chi è lì per caso, quasi a voler dire, “che ci volete fare, se questi signori vi vogliono massacrare mica possiamo impedirlo”. Volano insulti a denti stretti fra chi si è preso colpi, ma mai verrà perso, in tutta la giornata, quel piglio ironico, gioiosamente intollerante, che ci caratterizza.
Dopo qualche minuto viene di nuovo intimato agli studenti di spostarsi senza motivo, al nuovo rifiuto seguono nuove cariche, violentissime, che si trasformano in una caccia all’uomo tra le macchine. I contusi sono stati tanti, di cui sette trasportati in pronto soccorso dall’ambulanza.Nonstante la violenza delle cariche gli studenti non si disperdono ma, anzi, dimostrando la determinazione espressa durante tutto il pomeriggio fanno partire un corteo spontaneo, con più di 200 persone che vanno a bloccare i lungarni e il ponte di mezzo.
La digos ha giustificato le cariche spiegando che a loro serviva “spazio di manovra”.Non riusciamo nemmeno ad immaginarci come questo possa avere un senso: Pera e gli altri sono entrati dalla porta laterale, mentre sul marciapiede davanti al portone la gente ha continuato a trnsitare tranquillamente, eccetto che al momento delle cariche.
E’ evidente che la posta in gioco dell’atteggiamento delle forze dell’ordine non potevano essere quei tre metri; L’unico modo per dare all’atteggiamento delle forze dell’ordine un senso è intravedervi la volontà di colpire l’Onda, per far si che non si rialzi dopo queste settimane di bassa marea.
Nel contesto della crisi, per averlo saputo anticipare a partire dalle proprie pratiche e parole d’ordine, l’Onda spaventa. Spaventa in primo luogo il governo, nel momento in cui spinge per la normalizzazione dei conflitti, per la soppressione del diritto di sciopero. Spaventa perchè è incontrollabile.
Spaventa però soprattutto la governance dell’ateneo e i suoi alfieri, il Rettore e il suo senato, a cui non interessa costruire un’università libera, ma solo mantenere il proprio triste potere; costoro mostrano la loro faccia cattiva e tirano fuori i manganelli per esorcizzare questa paura.Non si aspettavano però una piazza così determinata, una vera esperienza di costruzione di soggettività. Si sono trovati davanti un muro di indignati che opponevano ai manganelli solo i loro corpi e la loro rabbia, disarmati, e non è stato facile farlo indietreggiare.
Non ci interessa nessun tipo di vittimismo per descrivere la giornata di Venerdì, anzi, diciamolo con forza, da qui dobbiamo ripartire. Venerdì abbiamo mostrato che l’Onda può tornare a prendersi le strade e le piazze, anche quando ce lo impediranno, e potrà farlo solo con la carica, gioiosa ma determinata, che abbiamo espresso in questa occasione, solo se, come ieri, non avremo paura.Speriamo che da qui si possa immediatamente rilanciare, guardando allo sciopero generale del 18 Marzo, per generalizzarlo e renderlo sciopero sociale diffuso, ma soprattutto agli stati generali dell’industria che si terranno fra il 17 e il 21 Marzo, fra Pontedera e Pisa, e che ospiteranno il ministro dell’economia Giulio Tremonti il 21 Marzo.
Vorremmo che all’assemble apubblica di Giovedì 12 si iniziasse a parlare della costruzione di un corteo che esprima tutta la nostra intelligenza e conflittualità. Un corteo che raccolga tutti coloro che questa crisi non la vogliono pagare, né sul terreno del reddito né su quello delle libertà.
Non bastano i manganelli a fermarci, ormai abbiamo imparato a cadere!

Assemblea pubblica Giovedì 12 al Polo Carmignani. Ore 21.30
Di seguito il testo della mozione che stamani verrà messa a votazione in senato accademico, gli studenti hanno inoltre convocato per le 14.30 una conferenza stampa di fronte al rettorato. 
Pisa, 9 Marzo 2009 

All’attenzione dei membri del Senato Accademico

Venerdì 6 Marzo, durante la presentazione del libro “Perchè dobbiamo dirci cristiani” di Marcello Pera in Sapienza, un presidio di studenti e precari riunitosi davanti all’edificio è stato brutalmente caricato dalle forze dell’ordine.
Sulle dinamiche dell’accaduto i giornali e tutti coloro a cui interessa fare opinionismo si sono sbizzariti nei racconti più disparati, definendo il presidio antagonista e deliberatamente aggressivo, solidarizzando con le forze dell’ordine e puntando il dito contro chiunque voglia esprimere liberamente dissenso in occasione di un dibattito pubblico. Quello che rimane sono le immagini di quella giornata, i portoni della Sapienza chiusi o presidiati all’entrata dalla digos, il rettorato sigillato e molti studenti feriti negli scontri. 
Alla luce di quanto successo credo sia necessario ricordare a tutti, il precedente imbarazzante di qualche mese fa, precisamente il 16 Dicembre 2008, in cui a seguito di un rettorato militarizzato vari studenti furono bloccati con metodi da arresto dalle forze di polizia e un consigliere di amministrazione fu addirittura scortato fuori dalla seduta dell’organo. Durante quella occasione il movimento cercò di portare la discussione in questo Senato, chiarendo la dinamica dei fatti e chiedendo che la seduta del consiglio di amministrazione venisse annullata e che il Senato prendesse una posizione politica rispetto ai fatti. ( vedi Verbale del S.A. del 13 Gennaio 2009). La discussione venne ritenuta inopportuna dal Presidente di questo consesso e liquidata come dichiarazione di studenti tendenziosi.
Non credo sia opportuno entrare ancora una volta nel merito delle varie versioni sui fatti del 16 Dicembre, così come delle dinamiche di piazza dello scorso venerdì. 
Il Senato Accademico deve saper riflettere politicamente sui fatti accaduti prendendo una posizione chiara, che sappia interrogarsi sull’imbarbarimento generale a livello nazionale rispetto alla gestione del conflitto sociale.
In un momento di crisi come questo, l’università deve essere in grado di aprirsi al contradditorio, rivendicare la propria autonomia, che per noi significa soprattutto libertà. I fatti di venerdì, così come quelli di dicembre, rischiano di trasformarsi in una tendenza alla normalizzazione di un perenne stato di eccezione, in cui la partecipazione diretta alle decisioni, o più semplicemente ogni forma di manifestazione di dissenso venga percepita come una patologia da gestire o reprimere con l’uso della forza.
Quello che preoccupa dei fatti di venerdì, oltre alla violenza ai danni degli studenti del presidio, è la serrata cautelativa del Rettorato durante la presentazione del libro di Pera e la chiusura degli stessi accessi all’edificio della Sapienza, presidiati dalle forze dell’ordine in divisa. Davanti all’accesso lasciato aperto in via Curtatone e Montanara gli agenti della digos lasciavano entrare solo un pubblico selezionato, chiedendo a ogni studente di esibire il libretto. 

Fatte queste premesse, per prendere le distanze da quanto accaduto e riaffermare con forza l’idea di un’università autonoma libera e franca, in cui si rifiuti la presenza della polizia nelle facoltà chiedo che venga messa a votazione la seguente mozione: 

“ L’Università di Pisa, come istituzione pubblica dotata di autonomia, deve garantire la libertà di espressione e dissenso di ogni parte sociale in tutte le sue forme. Per questo il Senato Accademico non accetta la presenza delle forze di polizia all’interno dei luoghi dell’ateneo e condanna gli episodi di violenza, di cui sono stati protagonisti le forze dell’ordine in data venerdì 6 Marzo” 
Questa voce è stata pubblicata in Mobilitazioni, Scuola e Università. Contrassegna il permalink.