La parola crisi è sulla bocca di tutti. Ognuno fa il suo appello, la sua analisi, la sua diagnosi. Ora però, le parole non bastano più. I lavoratori e le lavoratrici prendono parola al posto di banchieri, industriali e politici. Succede in Francia, in Gran Bretagna, in Grecia. L’Europa dei banchieri cede sotto il peso della "sua" finanza creativa, delle sue barriere e delle sue politiche post-coloniali. Cede il passo a intere comunità espropriate del diritto a vivere dignitosamente. La crisi non è mai giusta, non è mai inevitabile, ma è sempre frutto di scelte, di volontà. Chi ha gestito grossi capitali e bruciato miliardi di euro deve pagare il suo debito collettivo, non con imposte una tantum, ma con reali politiche redistributive del reddito, con politiche sociali strutturali e durature. Solo nel 4° trimestre del 2008 sono stati persi 600.000 posti di lavoro. Con tanti saluti alle famiglie che si sono ritrovate indigenti nel giro di sei mesi.
"Il numero di persone con un lavoro, nei paesi dell’area euro, è diminuito nel quarto trimestre del 2008 dello 0,3%, pari a 453 mila unità. Lo rende noto Eurostat, l’ufficio europeo di statistica, che anche per l’Unione (i Ventisette) registra un calo dello 0,3% (672.000 persone). Un anno fa la diminuzione era stata dello 0,1% nella zona dell’euro e dello 0,2% nell’Unione."
(fonte Repubblica.it, adnkronos, eurostat)
C. Muraglione