"Non vedo molta protesta, vedo ogni tanto delle azioni di guerriglia da parte dell’ associazione Onda. Ma vedo – ha aggiunto – che nelle votazioni degli organi di rappresentanza degli studenti l’Onda non esiste. Sono un democratico e quindi credo molto più al voto che alle azioni di guerriglia. L’Onda non l’ho vista nelle recenti elezioni degli studenti – ha insistito Brunetta – quindi sono dei guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri"; queste le parole del ministro.
Oltre a definire l’Onda un gruppo di guerriglieri da trattare come tali, riferendosi evidentemente a come li trattano in Sud America, il ministro va oltre.
La provocazione rientra in uno schema ben preciso, che in questo paese ha significato molto in termini di repressione e limitazioni di libertà, basti vedere le leggi speciali e le dichiarazioni, ragalateci anche recentemente, dal celebre e sempreverde CoSSiga.
Dopo i recenti fatti di cronaca il quadro si fa sempre più chiaro.
La soppressione della libertà di movimento diventa la base del nuovo regime, un regime che in tempo di crisi gestisce i conflitti, o anche solo i dissensi un tempo tollerati, con un imbarbarimento tale che non ci si vergogna certo di fare parallelismi, quantomeno azzardati, che vanno a giustificare la repressione di un movimento di protesta.
Dichiarare che non avendo visto l’Onda alle elezioni, l’Onda non esiste, è come dire che non vedendo un tonfo o un botto, allora esso non esiste. Diciamo dunque che l’esistenza dell’Onda, come di qualsiasi altro movimento, può essere valutata con strumenti che il buon sistema democratico adesso non ha più. Già, perchè la democrazia e la politica si vedono sempre più nei salotti e sulle poltrone, mentre le piazze e le strade sono luoghi pericolosi dove non ci si può più muovere liberamente, dove la gestione privata è padrona dello spazio che un tempo era pubblico.
L’Onda degli irrapresentabili non è stata vista vincere le elezioni, strano! Rassicuriamo il ministro dicendo che non è lui che non vede l’Onda, ma semplicemente guarda nella direzione sbagliata, se provasse a voltarsi si renderebbe conto che dietro di lui sempre più persone hanno deciso di non voler pagare le conseguenze di una crisi che già da tempo viene pagata, sempre dai soliti soggetti, sempre più pesantemente e che questo non è più accettabile.
Ma questo il ministro lo sa, per questo attaccano il diritto di sciopero, per questo vietano gli spazi per manifestare pubblicamente, per questo oltre ad aver tolto il futuro ad un’intera generazione adesso vogliono togliergli pure ogni libertà di esprimere dissenso. Perchè hanno paura e sanno che questa crisi farà, anzi sta già facendo, esplodere dei conflitti pericolosi che mettono in discussioni le stesse basi del potere.
La democrazia che chiedono i movimenti contro la crisi, come l’Onda, è una democrazia reale che parte dal basso e che vuole costruire qualcosa di nuovo che lasci da parte tutti quelli che fino ad oggi hanno speculato sui bisogni delle persone in cambio di voti o di profitti.
Le misure che stanno mettendo in campo per superare questa crisi, sia la maggioranza che la cosidetta "opposizione" vertono nel cercare di aiutare quelle imprese che socializzano le perdite e incassano i profitti e ad aiutare quelle banche che da semre si sono abbuffate, con i soldi e sui bisogni degli altri. Tralasciando le misure come il piano anti crisi o le trovate come la social card, che essendo vera e propria elemosina, offendono la dignità di milioni di persone incazzate.
A Pisa sabato alle 9.00 partirà un corteo determinato che si spera riesca ad uscire indenne dal clima cileno che avvolge anche la rossa cittadina, aperta, accogliente e democratica (sic!). Partirà per contestare la presenza di Tremonti e di un festival organizzato dal futuro leader del PD, che non ha chiamato e anzi ci tiene a non far entrare, tutti quei soggetti che non siedono ai tavoli concertativi e non hanno voce, per questo i primi a pagare caro.
La voce questi soggetti, per quel giorno, si spera riescano ad usarla, gridando alla città e cercando di bloccarla attraverso un corteo multiforme che blocchi per un attimo il normale scorrere degli eventi.
Intanto il livello di militarizzazione già presente oggi in città è un segnale molto preoccupante, cinque le camionette di Polizia e Carabinieri presenti. E chi vuole avvicinarsi al festival "Manifutura" di Bersani e Visco, deve essere bene accetto dai militari, altrimenti ancora una volta si vede negato uno spazio (di confronto?) nella propria città.
Vinz
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