Manifutura non ha pace. Anche ieri e oggi le iniziative sono state disturbate da giovani e meno giovani che questa crisi la vivono sulla propria pelle. Sono arrivati da Massa i lavoratori e le lavoratrici della Eaton, e si sono presentati in Piazza Guerrazzi anche i precari della ricerca dell’Università. La Piazza super blindata è oggetto di attenzioni. Si riuniscono, infatti, i maggiori responsabili della crisi economica di questi giorni. La finanza e l’imprenditoria italiana non sono meno responsabili delle lobby internazionali d’affari. L’esperienza di Colaninno che intasca soldi pubblici e poi costruisce gli scooter nel sud est asiatico, l’esperienza di Bersani che costruisce tav (tipo Val di Susa), autostrade e forse anche i futuri ponti confermano la regola. In più troviamo il gotha politco nazionale che si confronta con i settori più destri del PD. Tra i nobili dell’iniziativa ci sono Scajola (ex ministro degli interni) e Tremonti, ministro abile a tagliare la spesa almeno quanto a parlare. Abile a dire tutto per non dire niente. Se la gente protesta contro questo summit politico-imprenditoriale, è perchè nella situazione in cui si trova ora il paese, la toscana e Pisa sembra quanto mai provocatoria la presenza dei liberal lord in giacca e cravatta con tanto di 250 poliziotti a difesa del fortino. E domani c’è il corteo.
pisanotizie.it Ieri davanti a cancello della Leopolda una folta delegazione di
lavoratori dell’azienda Eaton di Massa si è presentata per incontrare
il ministro Scajola e i promotori di Manifutura, Bersani e Visco.
La storia degli operai della Eaton è uno degli emblemi degli effetti
della crisi in Toscana: 350 licenziamenti nell’ottobre del 2008 perchè
la fabbrica, che produce componentistica per auto, ha deciso di
chiudere la sua sede a Massa e di trasferire la produzione in Polonia.
I lavoratori hanno le idee chiare sulla strategia della
multinazionale, come si può leggere dallo slogan che hanno sulle
magliette: "Usa e getta", ed è questo anche il nome del sito dove viene
raccontata la loro storia e le lotte di questi lunghi mesi.
I lavoratori della Eaton ci raccontano l’evoluzione della loro
fabbrica: "la Eaton è a Massa da 20 anni, fino al 1995 eravamo in 560,
poi piano piano vi sono state delle riduzioni di personale ed in
parallelo si è iniziato ad avviare la produzione anche in uno
stabilimento in Polonia. Ma a ottobre dell’anno scorso è avvenuto il
disastro: non un ulteriore ridimensionamento che ci saremmo aspettati,
ma la chiusura della fabbrica". Ora questi 350 lavoratori sono in cassa
integrazione speciale per chiusura attività, ma all’orizzonte non è
chiara quale possa essere la soluzione.
"Le istituzioni locali", ci dicono i lavoratori, "hanno appoggiato
la nostra causa, anche perchè la Eaton ha ancora un peso occupazionale
in città. E’ stato elaborato un Patto di solidarietà fra istituzioni
locali e nazionali per costruire un progetto di reindustrializzazione
dell’area e sono stati anche stanziati dai fondi. Oggi siamo venuti qui
e abbiamo parlato con Bersani e Scajola affinchè il Governo e la
politica intervenga per sbloccare questi finanziamenti per i quali
serve l’approvazione di un decreto".
La delegazione è stata ricevuta ed è riuscita a parlare con gli
esponenti del Governo e dell’opposizione, ma "fino a quando non si
passerà dalle parole ai fatti, la realtà- dicono i lavoratori – è che
siamo senza lavoro e senza una prospettiva vera per il futuro nostro e
delle nostre famiglie".
"Non siamo il problema, ma la soluzione". Così hanno scritto i
ricercatori precari del RICAT (Ricercatori Atipici) sul loro
striscione, affisso al tavolo della presidenza durante il dibattito
tenutosi al CNR di Pisa, nell’ambito delle iniziative di Manifutura. Un
dibattito, coordinato dal giornalista Riccardo Iacona, tutto incentrato
sui temi della ricerca e dello sviluppo.
I precari della ricerca hanno anche preso la parola. Al tavolo della
presidenza è intervenuto Fabrizio Falchi, "atipico" del CNR. Che ha
ricordato, anzitutto, l’ampiezza del fenomeno della precarietà anche
nell’area della ricerca di Pisa: dove il 40% degli addetti – coloro che
ogni giorno studiano, producono scienza e sapere – hanno contratti di
lavoro atipici o precari. La discussione è proseguita sui nodi critici
del mondo universitario, accademico e scientifico del nostro paese.
Sulle centinaia di "cervelli" che fuggono dall’Italia e che vengono
valorizzati all’estero. Ma anche sulle strozzature burocratiche che il
nostro paese impone ai giovani ricercatori. "Qui tutti gli adempimenti
burocratici si fanno in italiano, mentre ovunque in Europa nelle aree
di ricerca si parla inglese", ha spiegato Maurice ter Beek, un altro
ricercatore precario.
Il Rettore dell’Università di Pisa, Marco Pasquali, ha ricordato le
cifre dell’Università e della ricerca in Italia: il nostro paese spende
l’1,1% del prodotto interno lordo in ricerca, meno della metà della
media europea. "Ma qui in provincia di Pisa", ha aggiunto il Rettore,
"siamo al 4,4%, la media della Finlandia". Il compito della Regione e
degli enti locali dovrebbe essere, secondo il Rettore, valorizzare
questo patrimonio, che può rappresentare un volano prezioso anche per
lo sviluppo economico. Ma con una avvertenza: "non bisogna pensare che
l’Università o gli enti pubblici di ricerca debbano rispondere solo
alle richieste delle imprese: deve essere valorizzata anche la ricerca
di base".
Restano, intanto, le questioni poste dai precari: in una Università sempre più vecchia e sempre più ingessata, chi fa davvero ricerca, chi manda avanti il lavoro, è anche chi non ha la garanzia di un contratto di lavoro a tempo indeterminato.