Modena, comunicato dall’ex caseificio occupato

Il 10 Aprile 2009 e’ stato occupato un nuovo spazio sociale nella campagna Modenese ad una decina di minuti di macchina dal centro.
I collettivi d’area anarchica/libertaria sono arrivati alla decisione di occupare un nuovo stabile dopo che la giunta di sinistra con a capo il sindaco Pighi aveva sgomberato il Libera, senza avere ancora tutte le autorizzazioni, nell’agosto dello scorso anno con la scusa di dover incominciare i lavori per la costruzione del nuovo autodromo quando da subito è sempre stato chiaro a tutti che la mossa intrapresa aveva interessi politici ed economici speculativi.Motivazioni ancora più palesi oggi, in quanto, dopo 8 mesi, nelle zone
che ospitavano il vecchio spazio, non sono ancora incominciati i lavori.
 
Gli stessi occupanti hanno organizzato per i giorni 11, 12, 13 una 3 giorni per liberare spazi all’autogestione.
Giornate incominciate l’11 aprile con il corteo nel centro storico della città di Modena che ha visto l’adesioni di diversi spazi e collettivi. La manifestazione di un migliaio di persone si è svolta senza alcun incidente e si è poi autonomamente dispersa per raggiungere il luogo occupato dove alcune persone attendevano l’arrivo dei manifestanti. [Indymedia Emilia-Romagna]
 
Comunicato *L´autogestione è inarrestabile
*
 
Inarrestabile perché si nutre di desideri, sogni, idee, progettualità di
individui liberi.
In autogestione abbiamo occupato questo spazio dando una risposta alle
esigenze e alle volontà di centinaia di persone che sono subito accorse
per condividere questo percorso.
Da un lato le istituzioni controllano il territorio con la logica delle
spartizioni politiche, dall´altro la cultura e i luoghi di aggregazione
sono sempre più soggetti a dinamiche di tipo commerciale.
Ma non possiamo pensare che la socialità e la vivibilità di un
territorio si possano esaurire in queste risposte.
Lo hanno dimostrato le centinaia di persone che hanno attraversato in
questi giorni questo spazio liberato legittimando con la loro presenza
questo percorso, infischiandosene se lo spazio fosse di proprietà
pubblica o privata.
In una società realmente liberata il diritto di proprietà non può
scavalcare il rispetto del territorio come bene comune.
 
Ogni luogo
abbandonato, sia pubblico che privato, è uno spazio sottratto alle
possibili progettualità di una comunità.
Lo spazio che abbiamo occupato è inutilizzato da circa 15 anni e non ci
risulta che su quest´area ci sia da parte del proprietario nessun
progetto immediato. Se fosse così questo posto resterebbe abbandonato
per chissà quanto altro tempo ancora, cosa che risulta negativa alle
persone che abitano qui attorno, che si sono invece mostrate solidali e
contente della una nuova vitalità che ha riconquistato lo spazio.
 
Già tante realtà sociali, culturali e artistiche che non hanno trovato
risposta da parte delle amministrazioni per poter autogestire le proprie
attività, si sono rese disponibili per condividere con noi questo percorso.
Per questo continuiamo a ribadire che il processo dell´autogestione è
inarrestabile e facciamo quindi appello alle forze sociali di questa
città per l´apertura di un tavolo di confronto con la proprietà. Un
tavolo dove una figura super partes faccia da garante per un dialogo
costruttivo.
Sarebbe un grave errore rispondere sempre con gli sgomberi a un´esigenza
così forte e diffusa.
 
*/Gli/le occupanti dell´ex caseificio di San Martino di Mugnano./*
Zeliha P.
 
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