Il convegno Erùderi, svoltosi ieri, 22 aprile, presso la Domus
Mazziniana è stato un importante momento di discussione ed elaborazione
dei contenuti politici, culturali e tecnici della recente stagione di
mobilitazione universitaria, dell’onda.
La partecipazione è stata naturalmente ristretta, in ragione del lavoro
di studio ed elaborazione dei temi proposti – lavoro che ha richiesto
moltissimo tempo a noi che l’abbiamo organizzato e a tutt* coloro che ci
hanno raggiunto lungo il percorso. Duole notare la scarsissima
partecipazione degli esponenti di primo piano dell’Onda stessa, che
nelle loro varie collocazioni politiche sono certo comprensibilmente
impegnati e assorbiti dal momento elettorale.
Lo sforzo di metodo ha certamente premiato la qualità dell’incontro,
consentendo ai e alle discussant di sviluppare e argomentare critiche
assai costruttive e stimolando la formulazione di proposte pratiche
mentre, contemporaneamente, si ponevano dei cunei entro la retorica
politica di una certa sinistra sconfitta e si sollevavano interrogativi
fondati capaci di riportare alla discussione e ripoliticizzare temi tabù
come il "collo di bottiglia" o il rapporto tra valutazione e merito.
Lo svolgimento ci conferma la centralità del testo di Paolo Viola, "Oligarchie", ma in un senso che non è solo analitico o metodologico. Se
infatti il problema dell’autonomia dei saperi accademici e delle
relazioni di potere – politiche e personali – va trattato
inevitabilmente nella sua storicità, nella relazione con gli altri
poteri, con il contesto locale e quello nazionale, nelle traiettorie
degli individui che le tessono, c’è però in questo libro una sottile e
pervasiva sensibilità emotiva che ricrea l’università come luogo dei
vissuti personali, come destinataria di un legame affettivo verso un
bene comune che non è "bene" nel senso corrente di oggetto, di merce, ma
che lo è nel senso etico, in una sorta di empatia che trasferisce su chi
la vive le sofferenze e le gioie di ciascuna università.
E’ di questa pasta che è fatto il filo rosso che lega un’opera postuma a
una generazione di ventenni, attraverso quei settantenni e quei
quarantenni che rispecchiano momenti diversi e diversamente im/potenti
del percorso accademico. A riprova di ciò è il tono degli scontri,
avvenuti con la posatezza della riflessione e la durezza di una critica
che è consapevole – in chi la muove e in chi l’accoglie – dei diversi
linguaggi e delle diverse prospettive di vita e di visione tra generazioni.
Tutti i materiali, resi disponibili online
nel corso del mese di aprile e completati dalle relazioni e discussioni
ancora mancanti, saranno integrati nelle prossime settimane dalle
sbobinature degli interventi non scritti, delle repliche e del
dibattito. Ci auguriamo, nei prossimi mesi, di potere pubblicare gli
atti online (con gli aggiornamenti e le rettifiche del caso).
Giovanni (Network Giovani)
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