Gli Holloys ieri sera hanno fatto tremare le pareti del piccolo circolo Caracol.La potenza di fuoco era ben rappresentata da due abili batteristi in simbiosi fra loro, due bassi e una chitarra.
All’occorrenza un bassista si cimentava nella seconda chitarra della formazione, mentre l’altro, ovvero il leader Jim Brown, oltre ad occuparsi della voce effettata, ha preso in mano per un paio di pezzi pure la tromba.
Esplosività a non finire, le due batterie, spesso impegnate nella identica esecuzione, davano una ritimica prorompente, raddoppiando la potenza espressa da questi strumenti suonati da artisti non certo alle prime armi.
Se Bryan Lee Brown, già impegnato con i Bluebird insieme al fratello, non ha lasciato niente al caso, pure Tony Hajjar arrivato dalla famosa band, At The Drive In, che molti reputano una icona dei gruppi post-hardcore o emo-core degli anni ’90, non ha risparmiato le nostre orecchie.
Bassista e all’occorrenza chitarrista, Alvin DeGuzman, ha sbalordito per bravura. Impegnatissimo e concentratissimo, il front-man chitarrista Bryant Clifford Meyer e di sicuro effetto il sopracitato Jim Brown impegnato con la voce (effettata), basso condito da una serie di effetti a pedali e tromba.
Insomma i ragazzi non sono degli sprovveduti, con i loro progetti precedenti avevano suonato su importanti palchi, con gruppi del calibro di Fugazi, Jesus Lizard, Boris, Sonic Youth, Foo Fighters, Mothers Acid Temple, Helmet, Rage Against the Machine, L7, Blonde Red Head, Scene Creamers, Krist Novoselic, Mike Watt, Mars Volta e questo si sentiva.
Già durante il sound-check, sembra che qualche vicino del circolo si sia avvicinato per chiedere spiegazioni di tale casino. Casino che ha colto in maniera soddisfacente il pubblico di ieri sera, in un Caracol surriscaldato per cui si pagava solo 5 euro. Gli artisti sul palco hanno sudato l’impossibile e la ritmica dirompente con sonorità tra l’indie e il post-rock, ha sconvolto piacevolmente i presenti per circa un’ora.
Unici e simpaticissimi gli artisti sul palco, con cui ci siamo intrattenuti dopo l’esibizione, ma solo per futili motivi. I vari interventi al microfono di Brown, tra una canzone e l’altra, ci hanno fornito il ritratto di un eclettico, se non decisamente fuori di testa, ragazzo leader di una band che non dimenticheremo facilmente. Il cd presentato in via Battichiodi, si chiama “Art Wars” e non mancano le sorprese, tra maracas, effetti vari e incursioni di drum machine.
Resta da registrare ancora una volta, che per la portata dell’evento per cui si pagava così poco, il posto sarebbe dovuto scoppiare letteralmente di gente, invece la sala ha tardato a riempirsi. Speriamo che queste scelte di qualità da parte di chi organizza, paghino bene anche in termini economici, perché in questo caso sarebbe proprio da dire: “bene, se lo meritano”.
Vinz