Dibattito sulla questione palestinese promosso da Sinistra e Libertà al Cinema Lumière

Lunedì 18 maggio, ore 21.
Interverranno:
Luciana Castellina-Saggista e Scrittrice;
Enrico Catassi-Esperto di Questioni Meridionali;
Giuliana Sgrena-Capolista di Sinistra e Libertà (Circoscrizione Centro).
A seguire verrà proiettato il film "Vietato Sognare – Forbidden Childhood" di Barbara Cupisti – Italia, 2008, 92′.
 
Il film documentario, prodotto da Rai Cinema nel 2008, ha avuto un ampio successo in Norvegia, a Francoforte, al Festival di Dubai, e ha ottenuto il patrocinio dell’Unicef.
 

Recensione del film  

Musica tesa. Brace di sigaretta, primo piano d’occhi, un elicottero militare volteggiante: le immagini iniziali di "Vietato sognare" ("forbidden childhood forbidden dreams") portano subito in guerra.
Girato insieme a "Madri" (premiato col David di Donatello), questo documentario ne costituisce la prosecuzione nell’ascolto dei degni figli ideali, i "combatants for peace", ONG di ex soldati ebrei e miliziani palestinesi che insieme cercano una soluzione al conflitto.

Dure storie luttuose e percorsi ardui e sofferti di chi è cresciuto in ambiente militare o in una colonia, chi nei territori occupati o in un campo profughi subendo soprusi fin da piccolo.
Utilizzando anche filmati d’archivio a partire dalla prima Intifada, la regista Barbara Cupisti innanzitutto riesce a far parlare del dramma rimosso da entrambi i fronti (da una parte tenuto lontano, mentre dall’altra "impari molto presto che il modo migliore di affrontare i problemi è non affrontarli affatto"), comunque determinati a non cedere la terra gli uni agli altri.

Quando a parlare sono le armi, la ragione lascia il posto alle mostruosità per cui i bambini vengono visti "come obiettivi, nemici o figli di nemici", fino ai 16 anni sono gli unici a poter visitare i detenuti (dopo accurata perquisizione), non temono più i carri armati: ecco l’infanzia negata del titolo originale. E l’autrice secondo un metodo logico, obiettivo e dritto ai nodi cruciali – arriva a scene di assurdi corti circuiti, come un gruppo di miliziani incappucciati che scrive con lo spray su un muro "il programma di pace palestinese è il nostro obiettivo" o, soprattutto, militari dello Tzahal impegnati a scortare piccoli palestinesi che nel tragitto fino a scuola rischiano di venir aggrediti dai coloni.

Questo avviene ad Hebron, e Cupisti fa capire quanto sia simbolico luogo cardine, un focolaio d’odio con 800-1000 coloni, protetti da un soldato a testa, tra 166mila palestinesi. Cionostante, c’è chi trova alleati negli ex avversari, ossessionato da sogni di pace che "non sono quelli che vediamo dormendo, ma quelli che non ci fanno dormire".

[tratta da FilmUp, scritta da Federico Raponi]

Zeliha P.

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