L’Università dei balocchi: studenti e precari contro i tagli di Pasquali e co.

Pisa, 16 Giugno – Palazzo “Alla Giornata”. Alla consueta "sbicchierata" organizzata dal Rettore in occasione della festa del patrono, quest’anno hanno deciso di partecipare anche gli studenti e i precari dell’Onda. Partecipare per dare un segnale concreto contro gli innumerevoli tagli ai servizi a fronte di un costante aumento delle tasse negli ultimi anni; partecipare per far emergere l’ipocrisia di questo governo dell’Università.

La festa, pagata anche coi soldi degli studenti, rientra nella voce di spesa “cerimonie di Ateneo”, per la quale vengono spese, secondo bilancio previsionale, 108.000 euro l’anno.
Tra professori, alte cariche militari, esponenti delle istituzioni cittadine ed establishment dell’Università al completo, un centinaio di studenti e precari con nasi di carta da Pinocchio sono entrati nella Sala dei Mappamondi intorno alle 21.30. Immersi negli sguardi sbigottiti dei presenti, gli studenti sono riusciti a leggere una “lettera a Marco”, al Rettore Pasquali, che pubblichiamo di seguito all’articolo.

In tono scherzoso e sarcastico sono stati toccati i nodi critici che sta vivendo l’Ateneo in questo periodo: l’approvazione di un bilancio a dir poco vergognoso, tagli alle biblioteche, tasse per i fuoricorso, concorsi a titolo gratuito per i precari, gestione autoritaria e militarizzazione dei luoghi

pubblici dell’Ateneo.
Al termine della lettura e dopo qualche assaggio delle prelibatezze offerte dal Rettore, studenti e precari sono tornati nelle strade della città.

La conclusione di studenti e precari è evidente: visti i tempi di crisi sarebbe bene festeggiare meno e valutare meglio il da farsi, per evitare di continuare a sbicchierare tagliando libri e docenti. Nessuno vuole farsi prendere in giro quando ne va del proprio futuro.

Zeliha P.

“Lettera a Marco” (Rettore Marco Pasquali)

Caro Marco,
scusa se ti do del tu ma in altro modo non riesco a pormi nei tuoi
confronti. Da subito ho provato verso di te una grande simpatia e da subito
ho cercato in tutti i modi di stabilire un contatto.
Quante volte ho cercato di chiederti un appuntamento, invitarti ad uscire,
confrontarci sulle cose, parlare, vedere anche solo per una pizza o un
aperitivo. Quanti rifiuti ho ricevuto da parte tua, quante volte non hai
dato neanche attenzione alle mie richieste, se scrivo questa lettera in
questo giorno di festa e di giubilo è perché non riesco ad immaginare altro
modo per comunicare con te.
Prima di tutto sembra giusto presentarmi (sono sicuro che la mia identità
in tutto questo tempo ti sia sfuggita), purtroppo o per fortuna sono tante
cose e molti modi.
Un po’ per colpa mia e un po’ per merito tuo riesco ad essere studente e
studentessa, precario e precaria, donna e uomo, lavoratore e precario della
ricerca, dottorando, esternalizzato,  strutturato e tanti altri svariati
modi di vivere questa università. Riesco ad essere fuoricorso e in pari con
gli esami, riesco ogni volta a districarmi tra mille ostacoli per arrivare
a fine mese, sempre ringraziandoti per ogni nuova difficoltà che riesci a
mettere nella mia vita, che sia un taglio del personale bibliotecario, una
nuovissima tassa sui fuoricorso o un nuovo corso a cui devo insegnare
gratuitamente.
Caro Marco quello che proprio non riesco a capire è come mai non vuoi fare
qualche regalo anche a me, qualche minima attenzione che in qualche modo
possa attutire questa corsa ad ostacoli.

Ti sembra giusto che ad altri hai dato così tanto e a me così poco?
Il buon Riccardo Grasso, fulgido esempio di amministrazione
incomprensibile, vede il suo stipendio raddoppiato se riesce a raggiungere
gli obbiettivi che lui stesso formula e che lui stesso si auto valuta.
Quella brava persona di Angelo Baggiani è diventato un provetto scalatore
così pronto ad affrontare nuove vette che sta anche smettendo di fumare…
Tutto intorno a te si va creando una nuova università dal futuro radioso e
con i conti solo un poco traballanti, ma anche qui le tue capacità si sono
palesate in tutta la loro potenza. È bastato togliere soldi alle
biblioteche, alle facoltà e alla didattica ed ecco che è possibile
mantenere cerimonie, indennizzi di carica e tutto ciò che serve realmente
per far andare avanti l’ateneo pisano.
Se ancora non hai capito io da te voglio imparare e conoscerti, studiarti,
capire come riesci a fare tutto questo.

Sai quante volte ho cercato di
starti vicino e non mi è stato permesso?
Ecco non lo sai, ti faccio qualche esempio perché sono sicuro che, se tu ne
fossi stato a conoscenza, non avresti permesso di farci stare lontano.
Pensa mi è capitato di provare a correre verso di te e sono stato inseguito
per i corridoi di questo rettorato, fermato e quasi arrestato. Ed io che
volevo solo capire come tu e Riccardino eravate così bravi a redigere un
bilancio.
Mi è capitato di volermi sedere vicino a te e ascoltare insieme la
presentazione del libro di Marcello Pera, ma di fronte ho trovato uno
schieramento di strani uomini vestiti di blu, uomini che mi sembravano
tutt’altro che pacifici, infatti quando ho provato a sbracciarmi per
richiamare la tua attenzione questi strani personaggi hanno pensato bene di
darmi una bastonata in testa. E pensare che eri così affascinante nel tuo
incedere senza curarti di niente, preso in chissà quale importante
ragionamento sul futuro di questa università, così assorto da neanche
notare tutte quelle strane persone che mi impedivano di raggiungerti.

Caro Marco in definitiva quello che ti chiedo è un aiuto, io in questa
università non riesco quasi più a starci, anzi mi sembra quasi che sei tu
che non vuoi più che io ci stia.
Ho così tante difficoltà che questa sera mi è toccato venire qui per
brindare con qualcuno ed è tutto il giorno che aspetto che il buon San
Ranieri faccia qualche miracolo anche per me.
Ora, mi sembra, che la possibilità di vederti e farmi ascoltare sia già
qualcosa di soprannaturale.
Vorrei chiudere questa lettera con un piccolo aneddoto: una volta avevano
chiesto al buon vecchio zio Marx, (il comico chi altro pensavi?)  di
spiegare cosa era stata la crisi del 29, lui, come al suo solito, rispose
con una lucida analisi economica: Durante la grande depressione, disse,
erano i piccioni a portare da mangiare ai passanti in Central Park.
Ecco in questo periodo di profonda crisi e difficoltà mi è sembrato giusto
venire a vedere se c’era qui qualcosa anche per me.
p.p.s. Posso chiederti un ultima cosa? Visti i continui attacchi che mi è
capitato di ricevere d’estate potresti in qualche modo evitare di esagerare
nei brindisi? Non vorrei che poi fossi troppo agitato e ancora una volta i
tuoi atti venissero addebitati a me, sai la movida pisana ha un certo
fascino irresistibile..


Un Buon San Ranieri

 

 

Questa voce è stata pubblicata in Cronaca Pisana, Scuola e Università. Contrassegna il permalink.