Sabato 4 luglio tutti a Vicenza, contro l’occupazione militare, contro il G8

Sabato a Vicenza ci sarà un enorme corteo organizzato dal movimento "No Dal Molin" contro l’occupazione americana di quei territori, per proclamare una giornata di indipendenza, per mostrare la volontà di riprendersi la propria terra e il proprio futuro. Tutto questo a pochi giorni dall’apertura del G8, il corteo infatti è rivolto ai cosiddetti "grandi" della terra è soprattutto ad Obama, che arriverà nel nostro paese proprio nella prossima settimana.

I No Dal Molin ci aspettano tutti a Vicenza per questo sabato alle 15.30 in via M.T. di Calcutta (Rettorgole) e sembrano chiari e decisi nel voler invadere la base americana.

Qui tovate il volantino diramato a Pisa negli ultimi giorni dal Coordinamento dei Collettivi, per info sulla partenza da Pisa e sulla disponibilità dei posti, scrivete a: nodalmolinpisa@gmail.com 

La partenza è alle 9.00 dal parcheggio di Via Pietrasantina, con appuntamento alle 8.30. Il prezzo del biglietto è 15 euro. 

Vinz

4 LUGLIO 15.30 Via M.T. di Calcutta (Rettorgole)

Il 4 luglio è l’anniversario in cui gli statunitensi festeggiano la propria indipendenza; quest’anno sarà anche il giorno in cui i vicentini – e tutti coloro che vogliono la pace e la difesa dei beni comuni – decreteranno la propria indipendenza dalle servitù militari.

Una grande mobilitazione in una giornata dall’alto valore simbolico; non solo per l’Independence Day, ma soprattutto perchè quel sabato anticipa di pochi giorni l’apertura del G8 all’Aquila e l’arrivo in Italia del presidente statunitense Obama.

Il G8 rappresenta il momento in cui coloro che si autodefiniscono "i grandi della terra" vorrebbero decidere, senza di noi, le sorti del pianeta; da realizzare, s’intende, anche con la guerra, laddove costrizioni politiche ed economiche non siano sufficenti.

Obama rappresenta la promessa, per milioni di donne e uomini, di un cambiamento possibile; ma, finora, alle parole non sono seguiti fatti concreti e politiche reali per dar davvero vita a "un governo del popolo, per il popolo, con il popolo" e alla fine delle guerre e delle devastazioni da esse prodotte.

La manifestazione del 4 luglio rappresenta la voglia e la determinazione di riappropriarsi del futuro proprio e di quello del pianeta, a partire dai nostri territori; vogliamo liberare il Dal Molin dalla base di guerra, vogliamo far capire a Obama la tenacia e la caparbietà della nostra lotta, vogliamo rivendicare la dignità del nostro rifiutare un’imposizione che ci renderebbe complici della guerra in una città devastata dalla militarizzazione.

Pratichiamo democrazia e indipendenza, liberiamo Vicenza.

sabato 4 luglio 2009

Segue l’ultimo comunicato:

Evitiamo i giri di parole e le metafore che nascondono il significato vero delle frasi dietro alla loro interpretazione: sabato pomeriggio, con la manifestazione dell’indipendenza vicentina, vogliamo entrare al Dal Molin.

Sia chiaro: non perché ci piaccia l’idea di superare cancelli e recinzioni che, peraltro, non dovrebbero esserci, visto che quell’area verde è dei cittadini di Vicenza; avremmo preferito festeggiare la democrazia in piazza, con la musica e i balli, le nostre bandiere al vento e tante grasse risate. Ma, finora, democrazia non c’è stata e noi dobbiamo rinviare la festa che – ne può star certo il commissario Costa che avrebbe voluto vedere sradicato alla radice il dissenso locale – prima o poi organizzeremo. Nel frattempo, costruiamo la nostra prima festa dell’indipendenza: varcare quei cancelli vuol dire, semplicemente, entrare in un parco che ci appartiene, ma che è stato sottratto alla città per farne una base di guerra.

Entrare al Dal Molin significa restituire la dignità calpestata alla città del Palladio; ma, anche, ristabilire con determinazione la differenza tra la condizione di cittadini – quali noi vogliamo essere – e sudditi del governo di turno. Perché quel che è in gioco a Vicenza, ancor prima della falda acquifera e del territorio, è la possibilità reale di noi donne e uomini di poter incidere sul futuro dei nostri borghi, dei nostri quartieri, delle nostre città.

É sufficiente dare uno sguardo ai 36 mesi di mobilitazione trascorsi per rendersene conto; una città che ha espresso la contrarietà con mille forme e tanti colori è stata svilita, calpestata, umiliata. Inascoltata quando è scesa in piazza; insultata quando ha chiesto di potersi esprimere, attraverso una consultazione popolare, ed è stata posta di fronte a un divieto; sbeffeggiata quando ha rivendicato il diritto di conoscere e le è stata negata anche la Valutazione d’Impatto Ambientale.

Petizioni, manifestazioni che hanno visto la partecipazione di una moltitudine di donne e uomini, studi, azioni simboliche, ricorsi giudiziari: tutto ciò è stato ignorato, ostacolato, criminalizzato da chi ha deciso a tavolino che a Vicenza si deve fare una nuova base militare. La democrazia è stata trasformata da pratica partecipativa ad atto burocratico, dove basta il timbro di un governo compiacente per rendere lecita la costruzione di una base di guerra in un territorio fragile e dall’equilibrio delicato.

Dunque, voler entrare al Dal Molin vuol dire alzare la testa; significa affermare che una pratica di governo che si fonda sull’imposizione e sull’esclusione non ha cittadinanza nella nostra comunità e ristabilire un diritto che, per tornare indietro di alcuni secoli, riconosceva già Spinoza laddove scriveva che, di fronte a una legge ingiusta, è legittimo che il popolo si ribelli al sovrano.

Sabato proveremo a entrare all’interno dell’area che gli statunitensi vorrebbero trasformare in base di guerra per piantare migliaia di bandiere NoDalMolin; lo faremo, come sempre, con le pratiche e le forme che hanno caratterizzato la mobilitazione vicentina: trasversalità, pluralità, creatività. Ma, anche, con tanta determinazione, consapevoli che praticare quest’obiettivo rappresenta la volontà di ristabilire democrazia laddove c’è soltanto imposizione.

Quel che è certo è che nel lungo corteo che si snoderà da via M.T. di Calcutta ci sarà spazio per tutte e tutti. Perché, quel quel giorno, ci sarà bisogno di tutte e tutti: delle famiglie con i palloncini, dei cittadini con la loro determinazione, dei giovani con la loro creatività, degli anziani con la loro testardaggine; al di là delle pratiche di ognuno, quel che è condividere e affrontare insieme un percorso che fonda la nostra indipendenza dalle servitù militari. È il coraggio di esserci ancora una volta, anche se loro ci vorrebbero chiusi nelle nostre case, impassibili e passivi a quanto accade sotto le nostre finestre.

Siamo tanti piccoli sognatori e sabato torniamo in strada: indipendenza, dignità partecipazione. La terra si ribella alle basi di guerra.

Presidio Permanente NoDal Molin

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