Stamattina c’è stato un presidio di fronte al rettorato in concomitanza con il Consiglio di amministrazione dell’Università, l’ultimo prima della pausa estiva, organizzato dall’Assemblea per la salvaguardia delle biblioteche. In questa sede avrebbe dovuto essere approvato un assestamento di bilancio, una verifica dei dati del bilancio preventivo di quest’anno, che è stato uno dei bilanci più contestati della storia, tra blindature poliziesche e contestazioni dentro e fuori dal Consiglio. L’assestamento di bilancio per ora non ci sarà, tutto è stato rimandato al Senato accademico di settembre. Delusi i promotori del presidio, che speravano di ottenere un rientro del taglio di circa 280.000 euro che l’Università ha messo in opera nei confronti delle strutture bibliotecarie, con un decurtamento da parte dell’Ateneo di qualcosa come il 33 % delle loro risorse. Se poi si sommano i tagli alle Facoltà e ai Dipartimenti la situazione delle biblioteche si può considerare al collasso: dismissione degli abbonamenti alle riviste, impossibilità di comprare nuovi libri, difficoltà nella gestione delle strutture e nell’acquisto del materiale primario, fino ad arrivare repentinamente entro il prossimo anno a un ridimensionamento degli orari d’apertura, cosa che in parte sta già avvenendo.
Tramite un consigliere degli studenti l’Assemblea per la salvaguardia delle biblioteche aveva presentato una richiesta di storno dei 280.000 euro tagliati da una voce di bilancio all’altra, per cercare in ultima istanza di salvare la situazione. La richiesta presentata al Cda è stata messa tra le “varie ed eventuali”, e come tale non è stata messa a votazione. Questo nonostante avessero chiesto il rientro del taglio un altro importante organo dell’Ateneo, la Commissione Quinta, e lo stesso delegato del Rettore nell’organo di indirizzo e controllo del sistema bibliotecario, e nonostante nell’ultimo Senato accademico gli stessi docenti si siano espressi a favore e per la difesa delle biblioteche. L’Ateneo continua dunque a non voler sostenere le biblioteche, che da settembre si troveranno in una situazione ancora più ingestibile.
C’è inoltre da tenere conto di un altro fatto: i tagli decisi dal ministero arriveranno il prossimo anno, e se già questa è la presa di posizione dell’Ateneo ci possiamo immaginare cosa succederà quando i tagli arriveranno davvero. Le strutture sono già al limite della sostenibilità: alcuni dipendenti esternalizzati rischiano il posto, e soprattutto quelli di una cooperativa rischiano a breve di non vedersi rinnovato il contratto. Basti pensare che la biblioteca di Francesistica ha già ridotto l’orario e ha abolito l’apertura pomeridiana proprio per la mancanza di questo personale di supporto.
Ma il Cda di stamani non doveva riguardare solamente le biblioteche: è stato annullato il debito interno che l’Amministrazione centrale dell’Università ha verso i Dipartimenti, ovvero nei confronti delle strutture scientifiche, didattiche e di servizio, malgrado gli stessi direttori dei Dipartimenti avessero lanciato un allarme generale contro questa ipotesi. Durante il Cda è stato quindi deciso per far fronte a questo “buco” un aumento di 6 euro delle tasse degli studenti, rivolti a risanare i problemi finanziari del Cus.
In questa situazione non fanno certamente una bella figura i docenti, che continuano a presentarsi in una posizione subalterna al rettore. E non è un caso che questo Consiglio di amministrazione arriva dopo la presentazione dei Bandi di docenza, in cui i posti per i precari sono in stragrande maggioranza assegnati a titolo gratuito, e mentre in Parlamento è stato votato l’aumento degli stipendi per i docenti universitari e ricercatori ordinari.
Vinz