“Le luci e la città”, la Pisa ingovernabile stasera in piazza delle Vettovaglie.

Riceviamo e pubblichiamo:
Dall’inizio dell’estate a oggi abbiamo osservato la messa in pratica di una serie di provvedimenti a livello cittadino di controllo della vita giovanile nelle piazze e strade di Pisa.
Su spinta di vari comitati di quartiere, primo fra tutti il comitato contro il degrado di Piazza delle Vettovaglie “Luci sulla città”, il comune di Pisa ha varato una serie di ordinanze volte a contenere e delimitare la vita notturna cittadina. Chiusura anticipata dei bar e dei locali, limitazioni nella vendita di alcool nei soli bicchieri di plastica.
A questo programma ancora in vigore, chiamato “Pisa by night”, si è aggiunto il presidio permanente dei Carabinieri proprio in Piazza delle Vettovaglie.

Di pari passo alle ordinanze comunali, si sono aggiunti episodi di intolleranza nei confronti degli studenti che frequentano la stessa piazza. Episodi che hanno coinvolto proprietari di alcuni esercizi commerciali e che stanno evolvendo in una serie di querele e contro-querele.
Questa piazza, Piazza delle Vettovaglie, è divenuta con il tempo il centro nevralgico della vita serale e notturna pisana, luogo dove migliaia di studenti, dottorandi, precari della ricerca e della formazione si riversano dopo un giorno intero passato in aule, biblioteche e laboratori.
Le piazze pisane si trasformano da luoghi quotidiani di commercio o transito a luoghi di incontro serale. Attraverso gli aperitivi e le nottate organizzate in piazza, diventano i luoghi dello stare insieme, delle relazioni.

Questo riempire le piazze, questi incontri spontanei o auto-organizzati, vengono compiuti da una componente che a Pisa è quasi la metà degli abitanti della città, divenendo così un fenomeno di rilevanza cittadina importantissimo.
Ciò avviene in un momento in cui la città, le sue piazze e le sue strade, sono diventate il naturale ambito in cui si ricollocano le forse produttive, prime fra tutte l’università.
Da un lato abbiamo l’Ateneo pisano che riversa nella città i suoi investimenti, trasferendo le produzioni interne all’università sul mercato; dall’altro vediamo come il bacino studentesco diviene forza-lavoro a basso (o meglio nullo) costo per la città e per l’università stessa, facendo si che l’università si trasformi nella più grande agenzia cittadina di fornitura del lavoro.

L’economia cittadina è completamente basata sulla presenza dell’università: sono gli universitari che lavorano nei bar e nei locali, sono gli stessi che pagano gli affitti e che frequentano gli stessi bar e locali, sono gli universitari che con gli stage e tirocini non pagati mandano avanti molti esercizi commerciali, come molte farmacie e palestre pisane.
Ultimamente stiamo osservando ad un’ulteriore incremento dello sfruttamento delle capacità produttive della città-universitaria pisana. Progetto del comune è quello di trasformare Pisa in una “città della cultura”, sfruttando al massimo i luoghi d’arte cittadina e creando nuovi poli museali (da qui il progetto di trasformare le rive dell’Arno in “lungarni museali”). Questo porterà ovviamente all’utilizzo di un’altra fetta del precariato universitario per il mantenimento di tali strutture.

In questo contesto, la commistione tra il potere pubblico, cittadino e universitario, e gli interessi privati stanno provando a mettere sotto controllo le capacità produttive del territorio urbano.
Osserviamo sia il proliferare di nuove licenze per bar e locali in una Piazza delle Vettovaglie sempre più militarizzata e video-controllata, sia l’espansione edilizia di Pisa sempre più in zone periferiche, quartieri dormitorio dove i collegamenti con i mezzi pubblici per il centro terminano prima di mezzanotte.

In una città universitaria e potenzialmente “culturale”, la produzione nasce dalle capacità cognitive, nasce dalle capacità di mettersi in comunicazione, nasce dalla capacità di far muovere velocemente i flussi di conoscenza, i flussi di sapere. Proprio queste capacità vengono messe sotto controllo, vengono disciplinate e regolamentate. Vengono messi sotto controllo i soggetti produttori, ovvero tutto quelle migliaia di studenti, dottorandi, precari della ricerca e della formazione che si incontrano nelle piazze la sera.
Da qui si comprende l’importanza di questa capacità di relazionarsi che ha il precariato cittadino e sempre da qui la comprensione di tutte le ordinanze di confinamento degli incontri serali, non solo nell’ottica della creazione di un “città vetrina” per i turisti in visita alla Torre o città silenziosa per tutelare il sonno di qualche (più o meno) simpatico pensionato del centro storico, bensì vero o proprio dispositivo di controllo per chi produce ricchezza nella città.

L’incontro serale e notturno, l’aperitivo e le chitarre in piazza, diventano rotture degli argini, diventano rotture del disciplinamento, diventano ricomposizione sociale, si trasformano in immediata creazione di un’identità collettiva e generazionale, che si mette in atto anche attraverso la violazione, ormai sistematica di tutte le ordinanze e di tutti i controlli.
Al divieto orario di vendita di alcolici è seguita un immediato proliferare di bottiglie provenienti direttamente da casa. Alla presenza di tristi carabinieri in piazza si osserva un semplice spostamento di piazza: “se Piazza delle Vettovaglie è sotto controllo, ci si ritrova tutti in Piazza dei Cavalieri!”.

La governance cittadina, nella sua commistione di poteri pubblici e interessi privati, ha il chiaro intento di far produrre ogni singolo corpo presente in città, con comprendendo l’ingovernabilità di fenomeni così grandi come la vita serale in città.
La Pisa ingovernabile continuerà a viversi i suoi luoghi, liberandone di nuovi e sfuggendo ad ogni controllo, perché: “ogni centimetro quadro di questa città è luogo di conflitto”!
 
Tijuana Project 
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