pubblichiamo l’intera documentazione
clinica: scaricatela da qui (circa 12 Mb, in
pdf)
novembre 2009
Pubblichiamo l’intera documentazione clinica
su Stefano Cucchi, a partire dal referto del medico del 118 delle ore 5.30 del
16 ottobre, fino ai diari sanitari del reparto detentivo del Pertini e al
certificato di morte del 22 ottobre. Lo facciamo col consenso scritto ed
esplicito dei familiari di Stefano, dopo aver trasmesso il materiale alla
Procura della Repubblica di Roma e aver informato della nostra iniziativa
l’Autorità garante della privacy.
Abbiamo deciso questo passo perché da
questa documentazione emerge come una moltitudine di operatori della polizia
giudiziaria, del personale amministrativo e delle strutture sanitarie, abbiano
assistito – inerti quando non complici – al declino fisico di Stefano Cucchi e
fino alla morte.
Ed emergono, con cruda evidenza, le contraddizioni, ma anche
le vere e proprie manipolazioni ai danni di Stefano Cucchi e dell’accertamento
della verità. E risulta soprattutto che Stefano decide di non nutrirsi e di non
assumere liquidi – causa della morte, secondo i sanitari – “fino a quando non
avrà parlato con il proprio avvocato” (così è scritto di pugno di un medico).
Non gli fu consentito.
Quella notazione è una sorta di confessione del
delitto da parte di chi non ha saputo o voluto impedirlo. Balza agli occhi, in
altre parole, che sulla morte di Stefano Cucchi non c’è alcun “mistero”: in
quella documentazione c’è tutto. Il caso di Stefano Cucchi è diventato occasione
di una riflessione pubblica sul nostro sistema di giustizia e sulle nostre
strutture penitenziarie. Non solo in Italia. Ho ricevuto una richiesta
d’informazioni da parte dell’ufficio londinese di Amnesty International
intenzionata a condurre una propria inchiesta indipendente sulla vicenda.
(Abbiamo “cancellato” dalla documentazione nomi e cognomi del personale
responsabile e alcune informazioni private su Stefano Cucchi, in nessun modo
significative ai fini dell’accertamento della verità).