ARGOMENTI TRATTATI:
– valutazione della ricerca
– il ruolo delle riviste: meccanismi di pubblicazione sulle riviste scientifiche e su quelle umanistiche
– editoria open access: la nuova frontiera delle pubblicazioni
INTERVENGONO:
– Paolo Rossi : docente di fisica, membro del CUN
– Margherita Galbiati : docente di matematica, prorettrice alla ricerca pisa
– Maurizio Persico : docente di chimica
– Elena Franchini : bibliotecaria
GIOVEDì 19 novembre h. 16.00 palazzo ricci (lettere)
ARGOMENTI TRATTATI:
– le dinamiche concorsuali e l’universo dei contratti precari
– accesso ai fondi di ricerca
– valutare o quantificare la ricerca?
INTERVENGONO:
– Marco Manfredi : docente a contratto, scienze politiche
– Federico di Traglia : dottorando scienze della terra, progetto Know work
– Gigi Roggero : assegnista scienze politiche bologna, uninomade
conflitti sui saperi" è stato pensato per essere un luogo di chiarimento ed
informazione sulla produzione di sapere in università, sulle norme che la
regolano e le forze che quotidianamente vi si confrontano.
Sarà perciò un primo incontro a sfondo tecnico, che serva a tutti, pubblico ed
organizzatori, per mettere una solida base di discorso, da cui cominciare
l’analisi sul mondo della ricerca. Prima di impegnarsi a produrre una proposta
costruttiva, ci pareva infatti doveroso fissare in un incontro pubblico le linee
fondamentali su cui si struttura oggi il mondo universitario, per coglierne il
buono e saperne mettere anche a nudo le costruzioni retoriche. Saranno
dapprima presi in esame gli organi e gli indici di valutazione: criteri e parametri
che regolano il meccanismo di selezione e promozione all’interno dei percorsi di
ricerca accademici. Se un metodo di comparazione per stabilire la qualità dei
diversi lavori va infatti trovato, più difficile è individuarne uno realmente
efficace, che non sminuisca tutta la complessità del sapere intellettuale e non
incappi in facili scorciatoie quantitative, che spesso non sono rappresentative
di effettiva qualità.
Nel secondo incontro, affronteremo i temi dei contratti precari, dell’accesso ai
fondi e della valutazione del merito, anche con confronti tra il modello italiano
e quelli stranieri.
Entriamo così nel cuore del discorso politico che gira intorno alla nuova
proposta di riforma dell’Università. Andremo ad analizzare tecnicamente
l’universo dei contratti precari esistenti, focalizzandoci sopratutto sulle
modalità concorsuali, dai concorsi per il dottorato, fino al “trionfale” accesso
alle stabilizzazioni.
Affronteremo anche le problematiche legate all’accesso ai fondi di ricerca,
confrontando i maggiori bandi nazionali con i principali bandi europei. La
nuova riforma elimina la figura del ricercatore a
tempo indeterminato, per sostituirla con quella del ricercatore a tempo
determinato, ovvero la terza fascia del precariato della ricerca universitaria,
dopo il dottorato e l’assegno di ricerca e i contratti per ricercatori a tempo
determinato, così come gli assegni di ricerca, dovranno essere legati a
finanziamenti. Tenteremo quindi di sviscerare le differenze e le difficoltà di
accesso ai fondi le difficoltà e le potenzialità dei diversi bandi.
Il finale entrerà nelle pieghe irrisolte delle varie riforme dell’università, prima
fra tutte il concetto di “merito”. Siamo partiti da una domanda: il merito è il
parametro di giudizio o quantificazione della produzione di un ricercatore, di
per se non quantificabile?
Il paradigma del merito viene continuamente proposto dai ministri Gelmini e
Brunetta e viene anteposto a qualsiasi altro discorso nella ristrutturazione
economica del sistema universitario. Riteniamo quindi di essenziale importanza
analizzare la questione “merito”, giungendo, se necessario, alla sua completa
ridefinizione.
KNOW WORK
Il mondo della formazione e della ricerca è in crisi: partendo da questo
semplice assunto è facile dedurre che un radicale cambiamento sta avvenendo
a tutti i livelli. Da un lato proprio le ultime novità in ambito ministeriale lasciano
trasparire una volta di più l’intenzione delle istituzioni di
concludere un processo “evolutivo” che rispecchi il modello sociale attuale
(peraltro anch’esso in crisi), andando quindi a palesare i pilastri su cui si andrà
a poggiarsi tutto il nuovo sistema formativo: il credito (e il debito…), il merito,
ma, soprattutto, il precariato.
Sull’altro fronte, ci sono tutti quei soggetti particolarmente colpiti da questo
processo, che ogni giorno col loro lavoro e le loro relazioni (intellettuali,
politiche, ma anche affettive) mantengono in
piedi tutta l’università e creano di continuo saperi “vivi”. Innervano l’università
di nuova linfa. Ma, non vedendo riconosciute spesso le più basilari tutele, i più
naturali diritti, stanno anche al centro
dei processi di riforma, non solo quelli istituzionali, ma anche quelli spontanei,
o quelli più o meno conflittuali di autoriforma.
E’ da queste premesse che nasce il progetto know work, un laboratorio di
inchiesta e autoformazione sul lavoro precario nella ricerca e nella formazione.
Anche gli studenti sono precari, lavoratori precari della conoscenza tra stages e
tirocini non pagati, precari nella società per la necessità di indebitarsi per
pagarsi gli studi. Per questo crediamo che oggi più che mai queste figure
debbano saldarsi nelle rivendicazioni e nelle proposte.
Figure come il dottorando o il ricercatore precario (quest’ultima non del tutto
univocamente definibile) saranno analizzate per il ruolo che svolgono in ambito
didattico e di ricerca e parallelamente per come le strutture del welfare siano
applicate a questi soggetti, se siano esse
sufficienti, se invece vadano completamente ripensate.
Questo studio, di cui appunto questi seminari vogliono essere l’inizio, servirà
per gettare le basi del successivo lavoro di analisi e di ricerca e fornirà lo
spunto per produrre il discorso politico
necessario, quantomeno alla comprensione, del processo di riforma cui si sta
assistendo.
I passi successivi verranno costruiti man mano, ma, naturalmente, l’obiettivo a
lungo termine sarà improntato sulla propositività, in particolare sulla ricerca di
un’alternativa all’attuale modello di
produzione di sapere, focalizzata sulla cooperazione e sull’autonomia.
Non vogliamo precluderci nessuna strada; perfino i concetti stessi di merito e di
eccellenza, nella nostra analisi, potranno essere completamente rivisti in
questo senso, cercando di scardinare gli
ormai obsoleti meccanismi basati sulla competizione, in favore, appunto, di un
carattere cooperativo.