E scatena l’ennesima bagarre con l’opposizione. A cui le motivazioni
del ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito ("scelta per
velocizzare i tempi") non bastano. Anche perché di tempo per l’esame
della Camera ce n’era: il decreto, che l’esecutivo considera blindato,
scade fra una settimana.
Tema del contendere è il cosidetto ‘decreto Ronchi’ che stabilisce la
liberalizzazione dei servizi pubblici locali, prevedendo tra le altre
cose che la quota di capitale in mano pubblica scenda sotto il 30%,
lasciando spazio ai privati. Il provvedimento rende di fatto
obbligatorie le gare per l’affidamento dei servizi da parte degli enti
locali e vieta, quindi, salvo per casi eccezionali, l’assegnazione
diretta a società prevalentemente pubbliche e controllate in maniera
stringente dall’ente locale affidatario. A partire dal 31 dicembre 2010
quindi, le concessioni frutto di una assegnazione diretta cessano.
La liberalizzazione, inoltre, riguarda tutti i servizi pubblici locali,
escluso il gas, il trasporto ferroviario regionale e la gestione delle
farmacie comunali. Prevedendo tempi ‘piu’ dilatati per quanto riguarda
i rifiuti.
Durissima la reazione dell’opposizione. Angelo Bonelli dei Verdi lancia
l’idea di un "referendum" per dire no all’acqua in mano ai privati.
"Pochi grandi gruppi faranno affari d’oro a discapito dei cittadini che
subiranno l’aumento delle tariffe dell’acqua" spiega Marina Sereni del
Pd. Per Massimo Donadi dell’Idv quella attuale è una maggioranza
"appecoronata felice di non lavorare per un giorno".
Vietti (Udc) ricorda come il testo sia stato per troppo all’esame del
Senato. Una circostanza condivisa anche da Simone Baldelli del Pdl,
secondo cui "servono regole certe sui tempi certi per l’esame dei
provvedimenti". Ma anche la lega non nasconde le perplessità. "Voteremo
la fiducia – dice il vicepresidente dei deputati del Carroccio, Marco Reguzzoni – ma avremmo voluto migliorare
il testo per farlo corrispondere con la sua posizione storica a favore
dell’acqua pubblica". Ora il Carroccio preannuncia la presentazione di
un ordine del giorno al decreto, e non esclude la presentazione di
modifiche già in finanziaria.
previsto per le ore 13 di giovedì, dopo le dichiarazioni di voto in
diretta tv. (repubblica.it, ansa, adnkronos)