New York, 18-11-2009 – "Abbiamo vinto! E siamo sulla homepage del New York Times!". Il sito della United Students Against Sweatshops ( Usas, Studenti uniti contro le "fabbriche del sudore") trasuda soddisfazione. E come dargli torto: Russell Athletic, una delle più note case di produzione di abbigliamento casual e sportivo degli USA, ha ceduto, annunciando il reintegro di 1200 lavoratori licenziati in Honduras.
La storia, raccontata dal NYT e ripresa da altri media americani, mostra ancora una volta come una forte mobilitazione possa vincere anche l’asprezza dei colossi dell’economia globalizzata. Nello scorso gennaio, Russel Athletic reagisce alla sindacalizzazione dei lavoratori di una fabbrica honduregna comunicando che da quel momento in poi le sue felpe e le sue magliette le avrebbe fatte cucire a qualcun altro. Ma dall’Honduras la notizia arriva via web in America, dove associazioni di studenti fanno propria la battaglia dei lavoratori honduregni per riavere il loro posto di lavoro.
Nasce una catena di solidarietà che attraverso email, Facebook, sms, porta alla mobilitazione di centinaia di giovani in tutti i maggiori atenei universitari americani. La Usas inizia a premere sulle autorità dei campus e gli amministratori del Boston College, di Columbia, Harvard, New York University, Stanford, e di ben 49 college si convincono che sì, hanno ragione i ragazzi: se Russell Athletic non ci ripensa, mette a rischio i contratti di fornitura in esclusiva con le università.
In ballo ci sono le maglie delle squadre di basket, di calcio, di baseball degli atenei, le felpe con il nome dell’università, una delle icone dei campus americani. E soprattutto, milioni di dollari.
Gli studenti non si fermano, portano la loro protesta contro Russell anche alle finali NBA a Orlando e Los Angeles, su Twitter un micidiale passa parola invita tutti a boicottare i prodotti Russell se in Hoduras non arriverà la notiza di un ripensamento. E perfino Warren Buffett si ritrova degli universitari sulla porta di casa, a Omaha, perché una sua società, la Berkshire Hathaway, ha azioni della Fruits of the Loom, affiliata della Russell.
Assediata da mesi, alle prese con il rischio di un evidente svilimento del marchio, associato a delocalizzazione e mancato rispetto dei diritti dei lavoratori, quest’ultima alla fine si piega: "Riassumiamo i 1300 in Honduras", è l’annuncio che arriva la settimana scorsa e che alla Usas attendevano da mesi.
tratto da RaiNews24.it