Una settimana di fuoco quella californiana, un assedio alimentato dagli studenti e dalle studentesse dello Stato americano contro l’aumento vertiginoso delle tasse universitarie. La lotta, in piedi già da tempo, contro la ristrutturazione in atto (vedi occupazioni assemblee etc dello scorso settembre), è ripartita allargando il fronte d’opposizione, chiedendo il reintegro di 38 dipendenti licenziati causa tagli…"Fee hike! We strike!"
Occupazioni delle università, sit-in nelle strade, scontri con la polizia e arresti degli studenti in rivolta hanno immediatamente seguito la decisione del Board of Regents, il consiglio d’amministrazione che governa il sistema californiano delle università di Stato, di aumentare del 32% le rette annuali delle università californiane! I campus di Berkeley e Santa Cruz si sono ancora una volta dimostrati i più combattivi, in una partita che comunque vede attivi anche tutti gli altri college, da Santa Clara a Los Angeles.
Berkeley in rivolta. A Berkeley, giovedì notte, una cinquantina di studenti ha preso possesso di un edificio dell’ateneo, barricandosi all’interno. La mattina dopo in centinaia si sono radunati fuori per portare il loro appoggio all’occupazione, depositando (prima) una montagna di sacchetti pieni d’immondizia davanti al rettorato. Con il passare delle ore la tensione è andata crescendo, la polizia nel tardo pomeriggio è riuscita ad entrare nel complesso ed a sgomberarlo. Ci sono stati scontri tra studenti e polizia, nel tentativo studentesco di difendere l’occupazione. 40 studenti sono stati arrestati, molti sono stati portati in infermeria con ferite e contusioni.
Santa Cruz e altrove. La protesta di Santa Cruz, è cominciata già mercoledì, culminata nell’occupazione di 2 edifici universitari, dove circa 2mila studenti sono rimasti in assemblea permanente. Gli studentio e le studentesse di Santa Cruz richiedono le dimissioni di Mark Yudof, presidente del Board of Regents. Altri arresti sono stati effettuati nel campus di Davis, dove gli studenti hanno occupato l’aula magna e una cinquantina di loro sono stati denunciati per essersi rifiutati di uscire dalla sede dell’amministrazione. A Los Angeles, giovedì sera, centinaia di universitari hanno protestato contro gli aumenti delle rette e un gruppo ha tentato di impedire ai membri del Board of Regents di uscire dalla riunione, dov’era appena stata presa la decisione. Ovviamente il fermento contro l’aumento delle tasse non è questione solo californiana: dalla Florida a New York le tasse sono aumentate del 15 per cento, Michigan e New Mexico hanno già cominciato a tagliare i corsi ed ad alzare gli oneri…
L’esplosione della protesta. Il Board of Regents è costretto a fronteggiare un taglio di fondi statali di 1 miliardo di dollari… quindi sulle soglie della sua bancarotta è deciso di far salire da 7800 a oltre 10mila dollari il costo annuale dell’iscrizione alle università californiane! La decisione è parte di un disegno fatto di tagli ai bilanci interni, di abolizioni di corsi e riduzioni di personale. Nel frattempo agli studenti e alle studentesse si chiedono 2500 dollari in più, un aumento che porta le rette universitarie a raggiungere il triplo di 10 anni fa!
Wave International. E’ quanto mai semplice guardare all’America, a quel che sta avvenendo in termini di ristrutturazioni universitarie, come problematica assolutamente condivisa con quanto abbozzato e implementato altrove, soprattutto dal processo di Bologna in poi in Europa (ma non solo). Aumento delle tasse universitarie, indebitamento studentesco, disciplinamento alla precarietà, negazione di futuro. Queste la radici comuni di un disegno politico internazionale, contro il quale si sta battendo e scontrando un International Wave! E si guardi anche al di là delle lotte degli studenti e dei precari degli Usa e dell’Italia, lo stesso avviene in Grecia, in Austria, in Germania! We won’t pay for their crisis!
Tratto da InfoAut.org