Siamo i volontari dell’associazione Controluce, da quindici anni sul territorio pisano cerchiamo di stare accanto alle persone in carcere, durante il periodo della detenzione e del reinserimento sociale.
Vogliamo raccontare alla città una storia che potrebbe sembrare tutta inventata se non fosse, purtroppo, assolutamente vera. Il nome e la nazionalità del protagonista non sono importanti: è un uomo arrivato in Italia quindici anni fa per cercare di stare meglio, uno come tanti, lo chiameremo S.
Vogliamo raccontare alla città una storia che potrebbe sembrare tutta inventata se non fosse, purtroppo, assolutamente vera. Il nome e la nazionalità del protagonista non sono importanti: è un uomo arrivato in Italia quindici anni fa per cercare di stare meglio, uno come tanti, lo chiameremo S.
Non ha fatto fortuna, ha fatto un sacco di sbagli ed è finito in giri poco belli, che lo hanno portato più volte in carcere. Lì lo abbiamo incontrato, e poi perso di vista, quando a causa di uno sfollamento è stato mandato in un altro istituto. Passati alcuni mesi, ci ha chiamati dall’ospedale, dove era ricoverato per una malattia abbastanza importante.
E’ guarito, grazie alla competenza del personale medico e infermieristico che lo ha seguito con grande affetto (e che ringraziamo di vero cuore), ma, al contrario di tanti malati che non vedono l’ora di tornare a casa, per S. le dimissioni dall’ospedale erano fonte di grande ansia. Infatti non aveva dove andare: nessun parente a Pisa o nelle vicinanze, gli amici di piazza, in seguito alla malattia, si sono vigliaccamente dileguati.
Abbiamo iniziato a cercare un posto per lui, immaginando che avremmo trovato un letto al dormitorio: non solo i posti erano tutti occupati, ma, anche se ci fosse stata la possibilità, S. non avrebbe potuto usufruirne perché privo di documenti.
Abbiamo cercato un’alternativa presso parrocchie e Caritas, ma tutte le strutture sono occupate. Abbiamo cercato un posto nei dormitori di Livorno, Viareggio, Lucca, Vada…niente: siamo in piena emergenza freddo, c’è il tutto esaurito. Abbiamo tentato di metterlo in qualche locanda: chi è il locandiere che accetta un irregolare senza documenti?
In tutto questo pellegrinaggio, abbiamo capito che il problema di S. non era isolato: ci è stato detto che ci sono molte persone che dormono fuori: a loro viene consegnato un pasto serale e un sacco a pelo. Mal comune, mezzo gaudio.
Intanto la sera si avvicinava, e con la sera il freddo, e noi eravamo sempre più depressi vedendo che non se ne veniva a capo.
Intanto la sera si avvicinava, e con la sera il freddo, e noi eravamo sempre più depressi vedendo che non se ne veniva a capo.
Allora abbiamo detto a S. di andare a comprarsi un biglietto del treno in modo da stare un po’ in sala d’aspetto e poi prendere un treno per Roma: là sarebbe andato al consolato del suo Paese a ritirare il suo passaporto e avrebbe chiesto aiuto per il suo rimpatrio, dal momento che restare in Italia è cosa ormai impossibile.
S. ci ha chiamato da Roma e ci ha detto che il passaporto non glielo hanno dato, e che ci vorrebbe una lunga trafila burocratica per ottenerlo. Abbiamo chiamato l’Organizzazione Internazionale Migrazioni, che fa riferimento al Ministero degli Esteri, per capire come fare per aiutare il rimpatrio volontario di una persona.
La risposta è che se uno ha precedenti penali non è possibile attuare il rimpatrio volontario.
La situazione di S. quindi è la seguente: per l’ASL di Pisa è un malato ormai guarito, quindi non se ne fa carico; per la Società della Salute di Pisa è un uomo straniero e senza documenti, e non se ne fa carico; per il Ministero degli Interni è un delinquente (perché irregolare) e ha precedenti penali, quindi non se ne fa carico.
La situazione di S. quindi è la seguente: per l’ASL di Pisa è un malato ormai guarito, quindi non se ne fa carico; per la Società della Salute di Pisa è un uomo straniero e senza documenti, e non se ne fa carico; per il Ministero degli Interni è un delinquente (perché irregolare) e ha precedenti penali, quindi non se ne fa carico.
Fra un’ora S. tornerà da Roma. Lo andremo a prendere alla stazione, lo porteremo al SERT a prendere il metadone. Poi possiamo consigliargli di comprare un biglietto del treno (per S.Giuliano, che non costi troppo) e dormire nella sala d’aspetto della stazione, oppure di trovare un poliziotto e dirgli due parolacce. Al Don Bosco un materasso per terra lo mettono, e danno anche un pasto caldo.
Non sappiamo quello che farà S.
Noi usciamo sbigottiti da questa esperienza.
Non sappiamo quello che farà S.
Noi usciamo sbigottiti da questa esperienza.
Credevamo di abitare in una città solidale e ci rendiamo conto di avere un’organizzazione sociale che accetta come normale che ci siano persone che con queste temperature non dormano con un tetto sulla testa. Pensavamo che il nostro Stato, tanto interessato alla "sicurezza" da trasformare in reato la permanenza irregolare sul patrio suolo, avesse interesse a rimandare i "delinquenti" al loro Paese, ma evidentemente la loro presenza è gradita.
Associazione di volontariato penitenziario Controluce