La politica dei tagli aumenta a dismisura i carichi di lavoro del personale sanitario, con pesanti ripercussioni sui livelli di assistenza forniti e sul diritto alla salute. Se ne stanno accorgendo anche all’Ospedale di Pisa, dove le Rsu (l’unione delle rappresentanze sindacali interne), preoccupate dalla continua riduzione degli organici del personale, hanno diramato ai giornali una lettera aperta denunciando l’allarmante situazione e proclamando, in assenza di risposte adeguate, lo stato di agitazione e un eventuale sciopero del personale.
Si tratta di una riduzione subdola, denunciano le Rsu. L’Azienda ospedaliera, impossibilitata a licenziare, semplicemente evita di sostituire adeguatamente il personale assente per malattia o per gravidanza (un centinaio di persone l’anno secondo i dati della stessa Azienda ospedaliera), chiedendo, e spesso ottenendo dal personale di ruolo, di rientrare in “orario aggiuntivo”, oltre quindi alle 36 ore settimanali previste dal contratto.
Le conseguenze sono facili da immaginare. Carichi di lavoro assai più pesanti vengono a gravare su ruoli professionali che necessitano un alto livello di attenzione, visto che operano sulla vita delle persone: spesso a causa dei rientri non è di fatto rispettato il riposo delle 11 ore tra un turno e l’altro, e lo stesso lavoratore si ritrova a fare in sequenza il turno di mattina e quello di notte.
Ma è tutta la sanità ospedaliera toscana ad essere falcidiata da quella che vuole passare come “razionalizzazione” dei bilanci. Negli ultimi anni questa è stata la parola d’ordine dei cosiddetti “nuovi modelli della sanità regionale”, quelli dettati dal processo di aziendalizzazione e di gestione privatistica delle unità ospedaliere, seguiti al passaggio della loro gestione dallo Stato alle Regioni. Dagli anni 80 ad oggi gli ospedali sono sempre più stati terreno per sperimentare l’entrata delle logiche di mercato nella sanità pubblica. Lentamente è passato il principio che non sono più i bisogni a determinare le risorse ma, viceversa, le risorse determinano i bisogni, in una logica perversa secondo cui, in nome del profitto, i
lavoratori perdono sempre più diritti e i malati ricevono un’assistenza di qualità sempre più scarsa
Ma è tutta la sanità ospedaliera toscana ad essere falcidiata da quella che vuole passare come “razionalizzazione” dei bilanci. Negli ultimi anni questa è stata la parola d’ordine dei cosiddetti “nuovi modelli della sanità regionale”, quelli dettati dal processo di aziendalizzazione e di gestione privatistica delle unità ospedaliere, seguiti al passaggio della loro gestione dallo Stato alle Regioni. Dagli anni 80 ad oggi gli ospedali sono sempre più stati terreno per sperimentare l’entrata delle logiche di mercato nella sanità pubblica. Lentamente è passato il principio che non sono più i bisogni a determinare le risorse ma, viceversa, le risorse determinano i bisogni, in una logica perversa secondo cui, in nome del profitto, i
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Desmond G.