Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato della Biblioteca "Franco Serantini", che interviene rispondendo ad un articolo uscito su un quotidiano on-line di Santa Croce sull’Arno, relativo all’attacco che esponenti del centro destra hanno rivolto al Comune e alla biblioteca Serantini stessa, colpevoli di aver organizzato iniziative con "visione unilaterale" per la giornata della memoria e sul ’68.L’articolo dei due esponenti del centro destra si trova sul sito del quotidiano gonews.it (nella foto, tratta da gonews, i due esponenti politici).
Il comunicato stampa:
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50053 EMPOLI (FI)
Oggetto: Comunicato stampa
Rispondiamo all’intervento dei capigruppo del PdL Letizia Quaglierini e del centrodestra per Santa Croce Stefano Giannotti pubblicato su "Gonews.it" del 5 febbraio in merito alle iniziative promosse dall’Assessorato alla cultura e dalla Biblioteca F. Serantini.
Partiamo dalla prima obiezione dei due consiglieri che bolla l’iniziativa come "unilaterale". Si critica la scelta di aver dedicato nella Giornata della Memoria particolare attenzione alla storia dell’olocausto degli zingari e non a quello, proposto come esempio dai due politici del centrodestra, del popolo ucraino sotto il tallone dello stalinismo.
Ci sembra che tale obiezione sia alquanto discutibile, infatti se il Giorno della Memoria si dovesse aprire al dibattito su tutti gli altri olocausti perché allora non parlare anche del massacro dei popoli eritreo ed etiope durante l’epoca coloniale? Per non parlare poi delle stragi di civili perpetrate dall’esercito italiano in Grecia durante la Seconda Guerra Mondiale. Perché non ricordare lo sterminio, in nome della civilizzazione cristiana, degli Indios nelle Americhe o del genocidio dei Tutsi del 1995 in Rwanda? E di questo passo potremmo continuare quasi all’infinito, tanti sono stati gli olocausti nella storia dell’umanità. In parole povere, non è che non dobbiamo discutere della storia degli olocausti ma l’obiezione dei due consiglieri ci sembra decisamente fuori luogo rispetto allo specifico della Giornata della Memoria.
Infatti, ricordiamo che la Giornata della Memoria è stata stabilita per legge (n. 211 del 20 luglio 2000) al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Abbiamo scelto di parlare nello specifico del massacro dei Rom e dei Sinti perché fino a poco tempo fa questa tragedia, che è parte integrante della politica di sterminio portata avanti dal nazismo negli anni del Secondo conflitto mondiale, è stata ignorata sia dagli storici sia dai politici di ogni schieramento. Recentemente a Montecitorio si è tenuto un convegno dal titolo "L’internamento dei Rom e dei Sinti in Italia dal ’40 al ’43", tra i vari intervenuti ricordiamo quello dell’on. Maurizio Lupi vicepresidente della Camera dei Deputati (che non ci sembra sia un esponente comunista o della sinistra) che ha sottolineato il debito che l’intera società italiana e le istituzioni hanno nei confronti delle etnie Rom e Sinti perseguitate e sterminate per fini razziali tanto dal fascismo italiano quanto dal nazismo hitleriano.
Dunque, come può essere definita "arrogante" e mancante di "rispetto per chi non è omologato" un appuntamento che vuole affrontare questo tema?
Il taglio dell’iniziativa non ci sembra né di destra né di sinistra ma solo un’occasione nella quale interrogarsi a fondo e in un’ottica storiografica sulla natura della cultura e della politica razzista in Italia, e ci pare ingiusto oltre che di cattivo gusto attaccare, dietro il paravento di altri olocausti e disastri della storia dell’umanità, un’iniziativa che va in questa direzione.
Strumentale poi è l’accostamento tra la storia degli anni Sessanta e i "pregiudizi identitari tenacissimi della nicchia politica comunista".
Le parole dei due politici evidenziano come siano ben radicati i preconcetti nei confronti di un periodo storico che tout-court viene superficialmente etichettato come un serbatoio culturale dell’identità "comunista" e che invece è stato un periodo denso e complesso sul piano politico/culturale e ha bisogno di una seria e attenta analisi storica, che sembra invece difettare a Quaglierini e Giannotti.
Quegli anni tanto vituperati e classificati frettolosamente come anni della contestazione, sono stati anche gli anni della rottura generazionale dei giovani di destra nei confronti delle vecchie élites della destra "ufficiale", per intenderci quella del Movimento Sociale Italiano. E allora perché meravigliarsi di una conferenza che vuole affrontare quelli che sono stati gli umori, i bisogni, le speranze e le delusioni di una intera generazione di giovani che per la prima volta si affacciavano da protagonisti alla vita politica e sociale del nostro paese?
A riprova della ineffabile vena pregiudiziale dei due politici nostrani su queste iniziative si legga la loro perplessità nei confronti di una serata dedicata alle nuove tendenze culturali e politiche del neofascismo italiano. Per quale motivo non è consentito interrogarsi su questo argomento? Se interessa di più, come pare, la storia recente delle Brigate rosse perché non proporre un ulteriore incontro su questo tema, invece di usarlo in modo sterilmente oppositivo all’evento organizzato?
Ci consentano, i due politici "censori", una semplice domanda: come mai non avete obiettato nulla su altre due conferenze del programma dedicate al Tibet e alla crisi economica? Sono sfuggite? O semplicemente, in questo caso, mancano argomenti speculativi e strumentali che puntano solo a demolire iniziative culturali sgradite e non omologabili ai propri stereotipati schemi ideologici?
per la biblioteca Franco Serantini
il direttore
Franco Bertolucci
Pisa, 7 febbraio 2010