La faccia più vera e più triste della crisi finanziaria che sta travolgendo gli Stati Uniti sono i milioni di americani senza casa. Uno scossone nemmeno troppo grosso all’economia, in un Paese senza tutele sindacali, dove le aziende licenziano su due piedi. Niente lavoro, niente soldi, nemmeno per le rate del mutuo da pagare. Mutuo che in molti casi corrisponde anche al 100 percento del valore della casa e al 100 percento dello stipendio. “Negli ultimi anni avevamo ricevuto ordine di non controllare la solvenza dei clienti – ha confidato candidamente un ex dipendente della Washington Mutual, la banca di Seattle protagonista del fallimento più grosso della storia d’America – e così abbiamo fatto credito anche a chi non aveva un lavoro, o per cifre nettamente più alte rispetto a quelle che erano in grado di assicurare”.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, basta una passeggiata in un quartiere qualunque di una qualunque città d’America: decine di cartelli di case in vendita, sormontante dal marchio della vergogna “Foreclosure”, “pignoramento”.
Ad agosto scorso, ovvero già un mese prima della crisi di Wall Street, il numero dei pignoramenti in Usa era cresciuto del 27 percento rispetto allo stesso mese del 2007, con oltre 303 mila case pignorate. Le previsioni per il futuro sono disastrose: entro la fine del prossimo anno, secondo gli esperti, oltre 2,8 milioni di amercani potrebbero trovarsi nella condizione di rinunciare alla propria casa, cederla alle banche o rivenderla per un prezzo nettamente inferiore a quello pagato.
In 12/18 mesi, secondo la Deutsche Bank, il 40 percento degli americani intestatari di un mutuo, pari all’incirca a 20 milioni, pagheranno un mutuo nettamente più alto rispeto al valore reale dell’immobile che hanno acquistato.
Nello stato di Washington, North West d’America, la percentuale dei pignoramenti è cresciuta di più del doppio, il 64 percento, con 3172 proprietà nel solo mese di agosto. La casa della famiglia Underwood potrebbe presto essere tra queste. Lisa e Mark sono una giovane coppia sui 30 anni di Seattle. Due anni fa hanno comprato la prima casa con un mutuo ARM 80/20, uno di quelli che non prevedono nessun anticipo, ma naturalmente offrono condizioni particolarmente sfavorevoli.
“Sognavamo una casa tutta nostra – spiega Lisa – ma non avevamo denaro da parte. Così abbiamo accettato questo mutuo pensando di poterlo rinegozionare dopo due anni. Le condizioni del mercato ce l’hanno impedito e così ora io ho due lavori, ma uno dei due scade a fine anno. A quel punto rischiamo il pignoramento”.
Quella di Lisa e Mark potrebbe essere la quinta casa in vendita in questa strada alberata vicino il Green Lake. Va da sé che ci sono buone probabilità di rivenderla ad un prezzo nettamente inferiore rispetto a due anni fa. “Pago 2000 dollari al mese di mutuo – spiega John Steedman, vicino di casa degli Uderwood – per una casa pagata 500 mila dollari e che oggi, i miei vicini, stanno rivendendo a 300 mila. Meglio non pensarci, spero solo di non avere problemi con il lavoro e di potermi permettere ancora il mutuo”.
Eunice Winchester vive ad Anacostia uno dei quartieri poveri di Washingotn DC ed è una tra i centinaia di migliaia di Americani oltre i 50 anni a rischio pignoramento. La sua casa è modesta, fatta di legno e mattoncino rossi, e qui ci ha festeggiato più di 20 Feste del Ringraziamento. Dal prossimo mese, dovrà lasciarla, traferirsi da sua madre che di anni ne ha 80.
E proprio in concomitanza con la crisi finanziaria la National Coalition for the Homeless ha denunciato il proliferare di decine di campi per sfollati. A Seattle la chiamano la “tendopoli rosa”, o Nickelsville dal nome del sindaco della città Greg Nickels che l’ha fortemente osteggiata. Sono circa 150 tende che ospitano oltre 400 persone e che presto, secondo quanto riferiscono i volontari, potrebbero diventare 1000. Le hanno montate, smontate e rimontate in diverse parti della città, scappando di quartiere in quartiere quando gli abitanti chiamavano la polizia.
Simili accampamenti sono sorti in lungo e largo per l’America: l’Associated Press riportava la notizia di nuove tendopoli a Reno-Nevada, Athens-Georgia, Fresno-California, Chattanooga-Tennessee, San Diego-California e Columbus-Ohio. “E’ incredibile, non assistevamo ad una crescita così ampia di homeless dagli anni 80” ha commentato all’Associated presse Paul Boden, executive director del Western Regional Advocacy Project, un gruppo che raduna non profit a sostengno degli homeless di Los Angeles, San Francisco, Oakland, Portland e Seattle.
Non c’è dunque da stupirsi se, secondo un sondaggio dell’Associated Press-Knowledge Networks ben il 45 percento degli americani si dice contrario al finanziamento da 700 miliardi di dollari che il presidente George W Bush concederà, quasi certamente, ai Signori di Wall Street (il 25 percento è indeciso e solo il 20 percento lo appoggia). “Ancora denaro ai multimiliardari che ci hanno ridotto in questo stato? – commenta Stacey King caricando in macchina una busta di Wall-Mart – Per noi americani è davvero ora di voltare pagina”.
Alessandra Marseglia per Peacereporter.net