Precari uniti contro i “bandi della vergogna”, presidio davanti agli uffici amministrativi

Pisa_ Stamani i precari della ricerca e della didattica dell’Università di Pisa hanno organizzato un presidio di fronte all’ufficio del protocollo presso "palazzo Vitelli". Dopo aver appeso uno striscione sul lungarno Pacinotti, i precari hanno distribuito i volantini sia fuori che dentro la sede degli uffici amministrativi dell’Ateneo. Lo scopo dell’iniziativa era di sensibilizzare tutti quelli che hanno tempo tra oggi e lunedì prossimo per presentare la domanda di partecipazione agli scandalosi bandi per i contratti di docenza, molti dei quali a titolo gratuito o puramente simbolico. Obbiettivo dei precari era quello di dissuadere dal presentare le domande, evitando di accettare il ricatto vergognoso messo in atto dall’Ateneo pisano. l’iniziativa verrà ripetuta lunedì prossimo, ultimo giorno per presentare la documentazione necessaria. Proprio stamattina anche le facoltà di farmacia e di lingue e letterature straniere hanno pubblicato i bandi. A farmacia sono in tutto 22 corsi di cui 16 gratuiti e 6 retribuiti; a lingue sono stati messi a bando solo 4 corsi (1 retribuito e 3 gratuiti). Dalle altre facoltà ancora niente. Quando organizzeranno i piani per la didattica, quando usciranno i bandi che dovevano essere presentati, per regolamento, entro il 30 giugno ? Non ci è dato saperlo. Il futuro della didattica nell’Ateneo pisano è ancora tutto da scoprire e con esso il futuro di molti precari. Ammesso che si possa parlare di futuro.

Il prossimo appuntamento è per lunedì prossimo dalle 10.00 di fronte all’ufficio protocollo a Palazzo Vitelli (uffici amministrativi dell’università) sul lungarno Pacinotti 44.

Vinz

Di seguito il volantino distribuito nella mattinata:

PRECARI UNITI CONTRO I “BANDI DELLA VERGOGNA”

L’Università italiana subisce oggi un attacco devastante. Al processo in atto, tuttavia, continua a non corrispondere da parte del corpo docente, strutturato e non, una reazione capace di riaffermare sul piano dei fatti il valore primario delle attività svolte nei nostri atenei. Silenzio e rassegnazione assecondano politiche di demolizione del sistema di formazione e ricerca, come la decisione del CdA dell’Università di Pisa (14 luglio 2009) di cancellare il debito interno dell’ateneo verso facoltà e dipartimenti con conseguenze disastrose sui fondi a disposizione anche per le esigenze minime di funzionamento. Lo stesso accade alle biblioteche, colpite da un duplice taglio sia a livello centrale, sia a livello di facoltà.

La scelta di bandire contratti gratuiti è uno dei simboli più odiosi del disprezzo verso la comunità accademica da parte dell’attuale governo dell’ateneo pisano, che non perde occasione di dimostrare la propria coerenza e fedeltà agli indirizzi del ministro Gelmini. Il dato è eclatante: di 175 contratti di insegnamento banditi dall’Università di Pisa per le facoltà di Lettere e Filosofia e di Scienze 145 sono a titolo gratuito. Di questi un numero cospicuo sono destinati ai precari, costretti così a ricorrere a introiti provenienti da altre attività per mettere insieme uno stipendio. Di fatto, si tratta di un passo sostanziale verso l’istituzionalizzazione del lavoro temporaneo non retribuito all’interno del nostro ateneo. Tutto questo viene giustificato con il taglio dei finanziamenti. Ma il bilancio preventivo per il 2009 stanzia 600.000 euro per contratti di insegnamento, oltre a prevedere 2.660.000 euro per gli affidamenti interni a personale strutturato che tuttavia, da quest’anno, non potrà più essere retribuito fino al raggiungimento di 120 ore di lezione. Perché non usare tale denaro per remunerare i contratti di insegnamento in modo adeguato? Che fine faranno queste voci di spesa?

Come Assemblea dei precari della ricerca e della didattica abbiamo denunciato le intenzioni dell’ateneo già prima dell’uscita dei bandi (9 luglio 2009), cercando di far pressione sui presidi e sui consigli di facoltà e lanciando la campagna “Io gratis non lavoro”, che in pochi giorni ha raccolto l’indisponibilità di circa cento precari ad assumere contratti gratuiti di insegnamento. I bandi ci hanno poi messo di fronte a una realtà di gran lunga peggiore di quella immaginata. La totale arbitrarietà sulla base della quale si è stabilito di pagare alcuni corsi, lasciando non retribuita la grande maggioranza, appare volta a indebolire la possibilità di una risposta unitaria da parte dei docenti precari, facendo andare deserti i bandi. Eppure, si tratta dell’unica via in grado di spingere l’università di Pisa a ritornare sui propri passi, ripristinando il necessario rispetto per la dignità e i diritti di persone che a tutti gli effetti svolgono un servizio che consente al nostro ateneo di continuare a funzionare. Riteniamo perciò indispensabile – questo il senso dell’appello “O tutti o nessuno” diffuso in data 15 luglio – una piena presa di coscienza e responsabilità da parte di tutti i colleghi precari, affinché non avallino, dietro la presentazione della domanda per un contratto di insegnamento, un sistema giunto ormai a uno stadio degenerativo. Dove, quanto più si consente al lavoro precario di radicarsi, con costi irrisori per l’amministrazione centrale dell’ateneo, tanto più si allontanano futuri posti di ricercatore a tempo indeterminato.

Per questo motivo abbiamo deciso di costituirci in presidio permanente davanti all’Ufficio Protocollo negli ultimi due giorni utili (venerdì 17 e lunedì 20 luglio, dalle 10.00 in avanti) prima della scadenza del bando. Siamo consapevoli che in alcuni casi la scelta di non presentare domanda può rivelarsi complessa e difficile. Tuttavia, riteniamo che anch’essa rappresenti un atto di coraggio e di civiltà. Da ultimo, una volta chiusi i bandi, intendiamo sollevare in sede appropriata la questione della loro legalità. Perciò invitiamo anche coloro che avessero deciso di presentare domanda a unirsi comunque a noi nella lotta. La battaglia per una Università diversa e migliore comincia dalle scelte di ciascuno di noi e dalla nostra unità.

Assemblea dei precari della ricerca e della didattica

dell’Università di Pisa 

 

Articoli correlati:

Ateneo fuorilegge, tra tagli alle biblioteche e contratti gratuiti ai precari

Di seguito il comunicato dei COBAS:

No ai corsi gratuiti

Sosteniamo la lotta dei precari dell’Università di Pisa

La scelta dell’Università di Pisa di bandire corsi di insegnamento non retribuiti è un’iniziativa grave, che colpisce la dignità di coloro che prestano la propria opera intellettuale al servizio della formazione delle giovani generazioni. I provvedimenti della Gelmini, di per sé già preoccupanti, che hanno previsto la possibilità di attivare insegnamenti sia in forma gratuita che retribuita (pur senza specificare le modalità e l’entità di tale retribuzione) sono stati estremizzati dall’ateneo pisano, che ha deciso che la stragrande maggioranza dei corsi dovessero essere effettuati gratis. Noi sosteniamo invece che qualsiasi lavoro debba essere riconosciuto economicamente: lo dice la Costituzione (art.36) e lo dicono i diritti che vogliamo che ad ogni lavoratore siano assicurati.

Questo provvedimento sui corsi non retribuiti è ancor più grave se si evidenzia anche il fatto che a tenere tali insegnamenti possa essere anche personale “in formazione”: i precari della ricerca e della didattica, ossia dottorandi, borsisti, assegnisti, contrattisti. Siamo al paradosso di un’Università che prima nega ai dottorandi lo status e i diritti di lavoratori, considerandoli alla stregua di “studenti” che fanno ricerca, o che prima stabilisce che gli assegnisti non possano svolgere attività didattica e poi coinvolge i soggetti più deboli (e ricattabili dai baroni di turno) ad effettuare gratuitamente attività senza delle quali le facoltà non potrebbero andare avanti. All’Università chiediamo di scegliere: o il personale in formazione deve occuparsi solo di ricerca ed essere quindi esentato dall’insegnamento; oppure, se si ritiene che anche l’attività didattica debba far parte del processo di formazione di un ricercatore universitario, essa deve essere pagata in maniera congrua rispetto al servizio svolto.

Naturalmente, il provvedimento di cui ci troviamo a discutere è figlio dei tagli al sistema universitario portati avanti a livello nazionale dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Se l’università fosse stata finanziata come avviene in altri Paesi, avremmo oggi la possibilità di compensare i ricercatori per tutto il servizio svolto. Ciò che non possiamo accettare è che il prezzo dei tagli di Tremonti e Gelmini sia fatto pagare ai lavoratori universitari, in particolare ai precari già sottopagati e supersfruttati, a cui toccherebbero la gran parte dei corsi gratuiti.

I Cobas università di Pisa sono al fianco dell’Assemblea della Ricerca e della Didattica dell’Università di Pisa e sostengono la campagna rivolta al personale universitario per l’indisponibilità ad accettare insegnamenti gratuiti.

Nella scuola italiana accade qualcosa di simile ai tanti docenti precari che, non riuscendo a trovare lavoro presso gli istituti pubblici si vedono costretti ad accettare di lavorare presso scuole private spesso in forma gratuita o con compensi irrisori, pur di fare punteggio ed aspirare in tal modo ad un futuro meno incerto. Che forme simili di sfruttamento vengano sostenute anche dalle università pubbliche lo riteniamo del tutto inaccettabile.

Cobas università

Sede di Pisa via san lorenzo 38 tel 050 8312172  email confcobaspisa alice.it  www.confederazionecobaspisa.it

Questa voce è stata pubblicata in Cronaca Pisana, Mobilitazioni, Scuola e Università. Contrassegna il permalink.