Pisa, 6-3-09. Quello di oggi è un giorno particolarmente triste per la città di Pisa. Dopo mesi di esitazioni, tentennamenti, oscillazioni tra fermezza intransigente e finta apertura, proclami securitari e smentite, il Sindaco Filippeschi ha approvato l’ordinanza anti-borsoni. Come era da immaginarsi, il lavoro incessante di tantissime associazioni, collettivi, realtà politiche varie, che per mesi hanno organizzato eventi, incontri, manifestazioni partecipate da migliaia di persone, niente ha potuto contro la voce grossa di quattro commercianti. Neppure un appello firmato dai più eminenti intellettuali pisani che sottolinea a chiare lettere la palese natura discriminatoria di un provvedimento razzista come quello approvato oggi è servito a far tornare il sindaco sui suoi passi. A tutte queste persone non si accenna nemmeno nel testo dell’ordinanza, ampio di riferimenti invece per quanto riguarda “i numerosi esposti, le segnalazioni e le lettere di cittadini, turisti, associazioni, comitati e commercianti”. Dal momento che le persone che hanno espresso chiaramente e pubblicamente la propria contrarietà al provvedimento ammontano a qualche migliaio, se si calcolano le centinaia di firme raccolte dall’appello lanciato dal prof. Prosperi, e soprattutto le migliaia di partecipanti a manifestazioni ed eventi pubblici di vario genere, gli esposti addotti da Filippeschi a sostegno della necessità del provvedimento devono essere davvero tanti. O forse, più che tanti, provengono da persone diverse. Già, perché in fondo le centinaia di senegalesi che attraverso questo provvedimento perderanno la propria piccola fonte di sostentamento non hanno la possibilità di esprimersi, scrivendo ai giornali esposti in cui raccontano le violenze subite quotidianamente e, soprattutto, non hanno la possibilità di votare. Così come non hanno questa possibilità i Rom che vivono sul territorio pisano, le prostitute e la maggior parte degli studenti che vengono a spendere cifre da capogiro per vivere a Pisa. Ognuna di queste categorie di persone, guarda un po’, si è meritata un’ordinanza: quella che dovrebbe portare allo sgombero dei campi, quella in materia di prostituzione, quelle che limitano in diversi modi la libertà di espressione e movimento di tutti, ma in particolare degli studenti. Mancano invece, ad oggi, ordinanze che impediscano di far pagare una stanza singola 350 euro al mese, preferibilmente al nero. Mancano ordinanze che impediscano di lasciare i palazzi sfitti, o di usare appellativi razzisti quali “vu cumprà”, “vu sostà” e “vu parcheggià”. Questo dato dovrebbe far riflettere, poiché quello approvato oggi è l’ennesimo, gravissimo, passo, verso la creazione di una società divisa, all’interno della quale c’è chi ha diritti e chi no, chi può parlare, venendo ascoltato, e chi no, chi ha diritto ad una vita dignitosa e chi no.
Jules Bonnot