Riceviamo e pubblichiamo un contributo di due compagne che in questo momento si trovano in terra santa per portare solidarietà al popolo palestinese. Un primo sguardo sulla situazione sul campo.
venerdi`20 marzo
Come ogni venerdi`, ormai da 4 anni, nel villaggio di bi`lin si e` svolta lamanifestazione contro il muro. L`appuntamento era alle 12 davanti alla moschea,circa 20 internazionali e una cinquantina di palestinesi partono in corteo versoil muro, che in questo villaggio consiste in una rete elettrificata (stessasituazione di Jayyus); camminata di circa 10 minuti nei campi di ulivi, fino adarrivare a ridosso del gate. In testa palestinesi con tanto di bandiere e manilegate da un nastro nero, a testimoniare la prigionia che vivono tutti igiorni. Dopo solo due minuti i militari, già appostati dietro la rete conalmeno tre mezzi, cominciano a sparare lacrimogeni subito seguiti da spari. I proiettili sparati, raccolti dopo da terra, sono pallottole di gomma conl`anima di metallo con un diametro di 2 cm. Qualcuno sale sulla rete e sventola labandiera palestinese, mentre altri cominciano a lanciare pietre. I ragazzi piupiccoli ci dicono di rifugiarsi sotto un muretto poco distante, a ripararedalle pallottole. Lamanifestazione continua cosi` per circa un`ora, poi si torna verso il villaggioaccompagnati da spari e lacrimogeni lungo quasi tutto il tragitto. Nello stessogiorno si svolgevano manifestazioni analoghe in altri villaggi attraversatidalla stessa rete, a Jayyus e a Ni Lin.
domenica 22 marzo
Beit Sahur è un villagio del distretto di Betlemme, zona politicamente moltoattiva, dove le donne del villaggio hanno dato un grande contributo allaseconda intifada. Sulla collina di fronte è stata costruita, durante gli accordi di oslo, una grande colonia, dove prima c’erano i campi coltivati dai contadini di Beit Sahur. L`obbiettivo deglioccupanti è quello di raggiungere tanti abitanti quanti ne ha Betlemme. Attualmentesono in costruzione 200 appartamenti, ma il loro controllo del territorio non silimita al confine della colonia, segnato dalla bypass road, si estende findentro Beit Sahur; emblematico e` il caso di un parco giochi per bambini sotto la colonia, doveormai è negato l`accesso ai palestinesi; prima era molto frequentato dallefamiglie, soprattutto nel periodo estivo, essendo l`unica area attrezzata per ilgioco della zona. Poco distante vi è un`altra dimostrazione dell`occupazioneche avanza, ci sono due villaggi: Al Nuemann e Al Khas, molto vicini tra loro,che adesso sono divisi dalla solita rete di protezione.
Al Nuemann, dove vivonocirca tremila persone, rimane chiuso tra il muro e la green line; l`unico accesso alvillaggio è un check point attraversabile soltanto dai residenti delvillaggio. Questo significa che per ogni necessità (lavoro, scuola..) gli abitanti devono attraversare il check point e nessunloro parente o amico puo` andarli a fare visita, molto difficile anche per gliinternazionali che devono comunque chiedere un permesso speciale per entrare. Di tre giorni fa è l`ordine di distruzione di tre case del villaggio e gliabitanti sono pure obbligati a pagare la distruzione della loro case. Accanto alcheck point gli occupanti hanno in progetto la costruzione di un centro dismistamento sia di generi alimentari che di risorse (gas, benzina, acqua) chediventi l`unica fonte di approvvigionamento per i palestinesi di quell`area.
Al -Khas, un vilaggio agricolo, è quasi interamente circondato dalla rete,proprio a ridosso delle poche case; alcune di esse sono rimaste incompiute perchè minacciate di demolizione, tra cui un pozzo di approvvigionamento di acqua,costrutio con soldi del governo italiano (la demolizione è stata bloccatatramite la via diplomatica, ma il pozzo ad oggi non fornisce acqua). Una casa è rimasta proprio al di là del muro e ormai parlano con i "vecchivicini" solo dalle finestre. Impressionante la sensazione differente chesi ha, guardando un lato della collina piuttosto che l`altro: da una parte unabella distesa di ulivi e dell`altra solo rete, filo spinato e torrettemilitari. Inutile dire che accoglienza ci hanno riservato, con tanto di pranzomettendoci a disposizione le poche cose da mangiare che avevano. Il giro è finito con la visita ad un edificio, ormai in disuso, che ha ospitato icompagni del FPLP per tanto tempo, anche durante la seconda intifada; i segnidelle incursioni degli israeliani si possono ancora vedere dai buchi lasciatidalle pallottole sia alle porte che sui muri.
Marta e Silvia