dell’intesa applicativa sulla riforma contrattuale tra Confindustria,
Cisl e Uil. La Cgil continua a mantenere la sua contrarietà, forte
anche del risultato raccolto nel referendum svolto qualche settimana fa
tra i lavoratori, 3.5 milioni di no. Confermato quindi l’accordo
sepatato sottoscritto il 22 gennaio scorso, quando il ministro del
lavoro Maurizio Sacconi convocò a Palazzo Chigi i sindacati per
chiudere le trattative.
Un accordo al ribasso davanti il quale hanno mostrato tutta la loro
compatibilità i sindacati Cisl e Uil, sindacati sempre più gialli,
proni ai provvedimenti governativi in tempo di crisi e attraversati dal
diffuso malcontento alle loro basi (infatti loro pezzi consistenti
hanno poi partecipato al referendum sui modelli contrattuali della
Cgil). La Cgil, dal canto suo, ha avuto indubbiamente il merito di non
accettare il ricatto, di respingere il generale j’accuse mediatico
scatenatosi, sgangiandosi dall’azione del carrozzone confederale.
Resta ora da affrontare l’applicazione di questo nuovo modello
contrattuale, ed è infatti in questa direzione che vanno le prese di
posizione fatte soprattutto da parte dell’ala metalmeccanica della
Cgil, la Fiom: nella contrarietà al modello contrattuale, per
l’organizzazione di una lotta contro di esso, aprendo vertenze ad ogni
rinnovo contrattuale.
(fonteInfoaut.org)