Decreto antiborsoniTar: a Venezia vincono i venditori ambulanti

Riceviamo e pubblichiamo con piacere il comunicato della Rete antirazzista di Venezia sul ricorso al Tar del marzo 2009 sull’ordinanza antiborsoni della città lagunare.

UNA VITTORIA DEI VENDITORI AMBULANTI IMMIGRATI:

DEPOSITATA L’ORDINANZA DEL TAR SUL RICORSO DEI VENDITORI AMBULANTI IMMIGRATI
CONTRO L’ORDINANZA "ANTI BORSONI" DEL COMUNE DI VENEZIA

Un punto importante, questa sentenza contro le ordinanze
creative
che, sull’onda dell’emergenza securitaria, vanno a colpire in giro per
l’Italia i soggetti più deboli come i cittadini stranieri.

Come ben ci si ricorderà Venezia è stato il primo comune in
Italia ad utilizzare il decreto sicurezza del governo Berlusconi contro coloro i
quali questa amministrazione ha individuato essere il pericolo più serio per la
sicurezza cittadina: i venditori ambulanti immigrati. L’ordinanza anti borsoni,
che ha avuto notevole risonanza in giro per l’Italia, è stato il culmine della
crociata persecutorie e repressiva lanciata dall’amministrazione Cacciari,
impersonificata dal suo vice sceriffo Vianello, già all’indomani del suo
insediamento contro questi soggetti sociali . Gli effetti di questo accanimento
sono ben documentati dalle cronache dei giornali, dalle statistiche dei
sequestri, delle denunce, degli arresti e per contro dalle manifestazioni dei
soggetti interessati e dalla loro resistenza.

Il ricorso al Tar, presentato all’indomani della famigerata
ordinanza e patrocinato dall’avvocato Pozzan, dopo un lungo iter oggi è giunto a
sentenza. Questa mina alle fondamenta l’operato in merito non solo del comune
veneziano ma anche della stessa regione veneto che nel 2005, con una manovra
elettorale esplicita, aveva emendato la legge regionale sul commercio vietando
il commercio itinerante nei centri storici con popolazione superiore ai 50.000
abitanti. Il collegio giudicante, ravvisa fondati dubbi di costituzionalità
della legge regionale sulla quale si basa la famigerata ordinanza; senza tale
legge, al contrario, non sarebbe più possibile reiterare l’ordinanza ovvero
cambiarla per adattarla ad eventuali vizi amministrativi; è per questo che il
TAR pone come elemento prioritario e "maggiormente idoneo a soddisfare più
efficaciemente l’interesse sostanziale dei ricorrenti" la costituzionalità
della legge del 25 febbraio 2005 inviando gli atti alla corte costituzionale
(pp. 10-11 della sentenza). E i dubbi di costituzionalità non riguardano solo
una questione di attribuzione o usurpazione di competenze tra enti
amministrativi (comuni, regioni, stato), nonché la violazione del principio di
libera concorrenza tra operatori economici (itineranti e commercio su sede
stabile) ma anche una questione di discriminazione razziale; per comodità
citiamo la sentenza: "… la stessa norma rischia di avere oggettivamente
(…) l’effetto di una discriminazione indiretta che si verifica ogniqualvolta
una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento
apparentemente neutri possono mettere le persone di una determinata origine
etnica in una posizione di particolare svantaggio rispetto ad altre
persone".

Poche storie quindi come sempre abbiamo affermato la Regione
prima e Vianello e soci poi hanno operato attivamente sul terreno della vendita
itinerante per meri calcoli elettorali e di bottega esercitando un cosciente
sopruso ed una smisurata arroganza. Ora in attesa della pronuncia della corte
costituzionale si diano una calmata visti i soldi dei contribuenti sperperati
finora nella "caccia" al venditore ed i danni economici provocati da questi
creativi ed insensati atti amministrativi che qualcuno dovrà pur rifondere ai
danneggiati

I venditori ambulanti come i mendicanti, senza voce e senza
voto, sono stati gli obiettivi di comodo di questa amministrazione comunale. A
differenza di altri che a Venezia han fatto finta di non vedere o addirittura
giustificato le crociate securitarie, noi avendo sempre sostenuto attivamente le
lotte dei venditori oggi non possiamo che essere soddisfatti da quanto espresso
dal TAR veneto: per Cacciari e Vianello era una mera questione di ordine
pubblico per noi ed ora anche per il TAR una questione di diritti
fondamentali.

RETE ANTIRAZZISTA DI VENEZIA

 

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