De sa MESA SARDA A FORA SU G8.

Pubblichiamo di seguito il documento programmatico "De sa MESA SARDA A FORA SU G8" per la convocazione di un VERTICE DELLE NAZIONI SENZA STATO E DEI POPOLI OPPRESSI.
 
Nei giorni 8-9-10 Luglio del 2009 si svolgerà a La Maddalena, in Sardigna, il prossimo G8.
Le Organizzazioni indipendentiste sarde invitano tutto il popolo sardo, le organizzazioni delle nazioni senza stato e dei popoli oppressi e le organizzazioni internazionali a dibattere, in altrettanti tavoli di lavoro, i seguenti temi:
 
1) La questione delle nazioni senza stato e il diritto all’autodeterminazione dei popoli.
 
La Sardigna è una nazione senza stato e al suo popolo viene negato da parte dello stato occupante il diritto all’autodeterminazione, all’autodecisione e all’autogoverno. Gli stati che si riuniranno in Sardigna per il G8 hanno al loro interno nazioni senza stato che reclamano il diritto all’autodeterminazione, solo ad alcune di esse viene strumentalmente riconosciuto questo diritto. Ma il G8 rappresenta anche quell’ordine mondiale imperialista, attualmente sull’orlo della bancarotta finanziaria, che negli ultimi due decenni ha instaurato una vera e propria forma di terrorismo militare ed economico sulla pelle dei proletari e dei popoli oppressi di tutto il pianeta. Noi cercheremo di dare voce alle esperienze delle nazioni senza stato e dei popoli oppressi.
 
2) L’economia di dipendenza.
 
Uno degli argomenti centrali nell’agenda del summit è la questione energetica ed economica (in particolare l’agricoltura). Se ne parlerà in una terra dove è in atto ormai da numerosi decenni, se non secoli, una scientifica disarticolazione dell’economia endogena in favore di un’ economia slegata dalle esigenze del popolo sardo e basata sulla rapina e sullo sfruttamento delle risorse. Il colonialismo italiano, insieme con la borghesia compradora sarda, hanno dato vita ad un apparato economico assistenzialista finalizzato a rendere l’economia sarda totalmente subordinata e dipendente da quella italiana e a creare sottosviluppo al fine di mantenere l’isola e i suoi abitanti in una condizione di subordinazione.
 
3) L’occupazione militare e la repressione.
 
Un altro dei punti in agenda del G8 è la pace e la diplomazia internazionale. Se ne discuterà in una terra dove gli stessi paesi del G8 addestrano alla guerra i loro eserciti nei due più grandi poligoni di tiro d’Europa. In questo senso il sottosviluppo, l’inquinamento, il pauroso spopolamento delle zone interne e il controllo repressivo del territorio da parte delle forze di occupazione militari italiane è funzionale al ruolo di colonia assegnato alla Sardigna.
 
4) Lingua e cultura.
 

Si dice spesso che la “globalizzazione” mette in pericolo la biodiversità e la pluralità delle culture. Bene, in Sardigna è in corso da secoli un processo di deculturazione forzata che noi non abbiamo paura di chiamare con il suo vero nome: genocidio culturale. Attraverso il meccanismo di contraffazione-cancellazione della lingua, della cultura e della storia delle classi popolari sarde e la sostituzione con la lingua, la cultura e la storia della borghesia e delle classi elitarie italiane, e tramite il meccanismo dell’emigrazione forzata si cerca di cancellare o strumentalizzare la memoria e l’identità dell’intero popolo sardo giungendo quindi a negare l’esistenza della nazione sarda.

 
PREMESSA
 
Il vertice G8 viene convocato in una nazione senza stato e riteniamo che da questo dato non si possa prescindere. Il prossimo G8 si terrà infatti in una terra dove il colonialismo italiano ha storicamente intrapreso una lotta senza quartiere nei confronti di tutto ciò che in Sardigna costituisce carattere nazionale e perciò riteniamo doveroso portare al centro dell’attenzione la questione delle nazioni senza Stato, il riconoscimento del diritto di autodeterminazione dei popoli e la questione nazionale e sociale sarda.
 
In Sardigna:
 
• il territorio è occupato militarmente:
 
La Sardegna, in virtù della sua posizione al centro del Mediterraneo, è stata considerata sin da pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, come una perfetta “portaerei” e una immensa base di appoggio per le esigenze militari delle potenze occidentali. I sardi hanno dovuto piegare le proprie necessità a queste esigenze “superiori”, perdendo una gran parte delle proprie terre e la possibilità di usufruire liberamente del proprio mare e dei propri cieli. Basi militari italiane, statunitensi e NATO, e la presenza massiccia di polizia, carabinieri, finanza, corpi speciali e quant’altro costituiscono forze di occupazione coloniale atte alla repressione preventiva ed all’eliminazione sistematica di qualsiasi specificità nazionale in quella che è una guerra a bassa intensità per il controllo totale del territorio.
 
• l’economia è stata destrutturata, slegata dalle esigenze del Popolo Sardo e resa organica agli interessi del capitale internazionale, con l’instaurazione di un regime di rapina sulle risorse presenti nell’isola, lo sfruttamento della forza-lavoro da parte del capitale italiano ed internazionale e la creazione di un apparato economico fallimentare e improduttivo il cui risultato è stato non solo di rendere l’economia sarda totalmente dipendente da quella italiana ma anche di causare alla Sardigna danni ambientali difficilmente risanabili. Con la complicità della borghesia compradora sarda, i governi italiani del dopoguerra hanno smantellato il comparto agropastorale, quello artigianale, industriale e commerciale sviluppatisi nell’isola: l’industria petrolchimica, la monocoltura turistica, le servitù, in primis quella militare, hanno disarticolato il tessuto della piccola e media industria sarda e, negli ultimi 50 anni, hanno di fatto inibito o impedito ogni intrapresa endogena che, pur rimanendo all’interno di una logica di sfruttamento del lavoro salariato, avrebbe costituito la base produttiva necessaria, insieme al settore agropastorale e ad una rete di servizi di qualità, per fuoriuscire dal regime di dipendenza coloniale e garantire solidità alla nostra economia.
Queste scelte hanno creato un apparato economico assistenzialista finalizzato a rendere l’economia sarda totalmente subordinata a quella italiana e a creare sottosviluppo al fine di mantenere l’isola e i suoi abitanti in una condizione di continua crisi economica e quindi di subordinazione politica. Il risultato è una dilagante disoccupazione e precariato di massa che, come immediata conseguenza, hanno dato occasione ad una nuova, catastrofica ondata di emigrazione della forza lavoro sarda sia interna (dalle zone interne alle città sarde) che esterna (la classica via del mare). L’emigrazione è un dramma direttamente conseguente alle politiche coloniali e al ruolo della classe dirigente compradora che sta condannando la nostra terra allo spopolamento e alla desertificazione economica.
 
• la lingua sarda è stata storicamente negata, perseguitata, vietata, trattata come un dialetto. Oggi, viene svuotata del suo ruolo culturale riducendola a manifestazione folkloristica o relegandola ad ambiti marginali della vita collettiva. La storia e la cultura della Sardegna sono state rimosse o, dove non sia stato possibile farlo, mistificate e strumentalizzate ad uso e consumo del colonialismo italiano.
 
In estrema sintesi queste sono le condizioni economiche, politiche e sociali e culturali, che caratterizzano oggi la “Questione Nazionale Sarda” e solo la lotta del popolo sardo può porre le basi per la liberazione della Sardigna dalle contraddizioni, altrimenti insanabili, determinate dal colonialismo e dal capitalismo.
 
PROPOSTA: A FORAS SU G8!
 
In occasione del G8, come indipendentisti sardi, intendiamo utilizzare al meglio l’attenzione mondiale rivolta alla Sardegna per rovesciare addosso al governo italiano le sue contraddizioni interne e far conoscere al mondo la realtà dei movimenti di liberazione nazionale dei popoli oppressi e delle nazioni senza Stato.
 
La lotta a lungo termine contro l’imperialismo e il colonialismo, entro cui noi inquadriamo la scadenza di mobilitazione del luglio 2009 a La Maddalena, ha senso solo se dimostra le capacità di diventare lotta e sollevazione popolare, di suscitare nuove e più ampie energie. Il compito delle mobilitazioni del movimento indipendentista e sardo, non è dunque quello di promuovere una semplice marcia di protesta contro il G8 in generale. Nostro compito è invece quello di sfruttare questa occasione per accumulare forze utili ad uscire dallo stato di soggezione coloniale in cui versa il nostro popolo e di scambiare analisi ed esperienze con tutti coloro che nel mondo lottano contro l’imperialismo e il colonialismo e aspirano ad un riscatto nazionale e sociale.
 

La questione delle nazioni senza Stato, delle colonie, dei popoli oppressi, del diritto di autodeterminazione, autodecisione, autogoverno dei popoli, è una questione di prioritaria importanza strettamente legata alla lotta contro l’imperialismo e la globalizzazione neoliberista, laddove questa costituisce omologazione e negazione di qualsiasi specificità, diversità, identità nazionale.

 
La risposta dei popoli oppressi al G8 non può dunque che essere una rivendicazione del diritto di esistere, resistere, decidere del proprio destino, essere soggetti della propria storia, padroni del proprio futuro, di essere indipendenti e sovrani.
 
Chiamiamo quindi al confronto tutti movimenti di liberazione nazionale attivi nel Mediterraneo, in Europa e nel mondo affinché si lavori in maniera coordinata per lanciare a livello mondiale la parola d’ordine del diritto di autodeterminazione dei popoli e per costruire la mobilitazione internazionale sulla parola d’ordine: A Fora su G8! .
 
Chiamiamo al confronto tutte le realtà, le organizzazioni, associazioni, collettivi studenteschi e non, e singoli individui per la partecipazione alla mobilitazione nella prospettiva della costruzione di un percorso politico comune ed all’esercizio di un internazionalismo reale ed attivo.
 
Chiediamo, a chiunque voglia partecipare e contribuire all’organizzazione delle iniziative di mobilitazione in occasione del G8, di condividere, riconoscere e far propri i seguenti punti programmatici:
 
1. Il g8 non si svolgerà in Italia, ma in Sardigna, e sarà la prima volta che tali riunioni avverranno in una nazione senza Stato al cui popolo oppresso è negato il diritto di autodeterminazione e di sovranità nazionale.
 
2. La Sardigna è una nazione senza Stato perché esprime una comunità, una lingua, un territorio, un’economia, una cultura storicamente determinate e peculiari.
In quanto nazione essa racchiude in sé le strategie, le potenzialità ed i metodi della propria liberazione; rivendica il diritto di essere libera, indipendente e sovrana.
 
3. La Sardigna è una colonia dello Stato italiano in quanto in essa i rapporti di produzione sono stati organizzati secondo un modello di sfruttamento coloniale del territorio e delle sue genti, così come anche tutti gli apparati sovrastrutturali sono stati finalizzati al mantenimento in stato di colonia della nazione sarda. Il colonialismo economico (strutturale) assieme a quello politico-culturale (sovrastrutturale) hanno determinato un’oppressione nazionale da parte dello stato italiano nei confronti del Popolo Lavoratore Sardo.
 
4. Il g8 rappresenta la negazione stessa del diritto di esistere di tutti quei popoli che, a livello mondiale, lottano per l’affermazione del diritto all’autodeterminazione.
 
5. La lotta contro il G8 e la lotta a lungo termine contro l’imperialismo ha senso solo se è lotta che coinvolge il popolo. Per sviluppare questo processo è necessario che tutte le realtà che si riconoscono in questo progetto si impegnino con tutte le proprie forze ad un lavoro continuo e capillare di informazione, comunicazione e stimolo alla partecipazione.
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