LUCCA: la città che reagisce

Dopo 5 anni
qualcosa si muove: ne parliamo con Emanuele Pardini

Lucca
– L’aria era cupa in ospedale dopo l’aggressione a Emanuale Pardini compiuta da
giovani neofascisti appartenenti a Forza Nuova e Fiamma Tricolore, e facenti
parte del grupp Ultrà Bulldog Lucca.

L’incontro ebbe come obiettivo quello di
riuscire da una parte ad analizzare la dinamica dell’aggressione e dall’altra
ricostruire la dinamica attraverso cui organizzazioni neofasciste abbiano
acquisito legittimità a Lucca come in Italia.

Dopo una serata passata con amici Emanuele si
avviava verso casa. Appena fuori le mura si accorgeva di essere seguito, anche
in virtù del fatto che gli era già capitato di essere stato seguito e
minacciato. Viene affiancato e ripetutamente minacciato, sente infrangersi le
prime bottiglie sul parabrezza. Cercava di seminarli ma non vi riusciva.

 
Costretto ad abbandonare la strada che lo
avrebbe portato a casa, ne imboccava una più stretta. La velocità era alta ed
alla prima curva Emanuele non riesciva a controllare l’auto. Finiva contro tre
veicoli parcheggiati lungo la strada. Mentre veniva circondato e fatto
bersaglio di qualsiasi oggetto decideva di uscire dalla macchina. All’inizio provava
a reggere i primi colpi, ma in dieci erano troppi. Cadeva, si raggomitolava e
aspettava che finisse; sveniva. Si risveglierà poco dopo in ambulanza, chiamata
da un’auto di passaggio. Sul suo corpo le conseguenze dell’aggressione erano
evidenti. Numerosi punti di sutura sul sopracciglio dovuto ad una fibia di
cinta, una coltellata di striscio sulla nuca, due di punta su glutei e coscia,
evidenti segni di colpi di oggetti contundenti con ematomi lungo tutto il
corpo, malleolo fratturato (cosa che ha costretto Emanuele Pardini ad un
intervento chirurgico).

Quella notte sembrava non finire più:
iniziata con un inseguimento ad esponenti dell’Assemblea Spazi Autogestiti
verso le 24, e proseguita con l’aggressione al militante di “materiali
resistenti”, collettivo di sinistra che lotta per l’apertura di uno spazio autogestito.

Da quel giorno in poi qualcosa è cambiato; ha
preso forza il comitato dei genitori, hanno preso posizione e si sono schierati
una serie di realtà che fino a quel momento avevano ridimensionato la
pericolosità del focolaio di estrema destra.

Giorno 17 marzo a Lucca si è svolta una
grande manifestazione, con una folta ed importante presenza di “mamme e papà”,
giovani scolaresche, e tante  persone
organizzate e no. Per questa aggressione vi sono stati prima 3 arresti, tutti
giovanissimi legati a doppio mandato tra eversione neofascisti (Forza Nuova e
Fiamma Tricolore) e mondo ultrà (i tre erano sostenitori dei Bulldog Lucca, che
ha esposto uno striscione in solidarietà agli arrestati), e poi altri nove
arresti tra cui alcuni presunti leader della curva lucchese nonché esponenti
della Fiamma Tricolore, mentre è in atto un altro processo per un’aggressione
avvenuta contro un altro esponente dell’ASA nel 2003; Rimane il fatto che non
basta arrestare  dodici neofascisti per
risolvere il problema: bisogna individuare responsabilità politiche, mandanti,
fiancheggiatori. Dopo tutta una serie di aggressioni, intimidazioni e azioni
tipiche di un’altra epoca, Lucca si è risvegliata ed ha trovato la forza di
rialzare la testa contro partiti e burocrazie, in attesa di vedere se anche
questa volta la denuncia politica e civile saranno disattese.

 

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