Grottesco. Non ci sono altri aggettivi per definire quel che è successo in Afghanistan.
La
vittoria di Hamid Karzai al primo turno è stata annullata a causa di
colossali brogli, prima coperti e poi certificati – seppur di mala
voglia – dalle Nazioni Unite. A questo punto, invece di invalidare le
elezioni e incriminare Karzai per frode elettorale, si è deciso di
andare al ballottaggio come se nulla fosse. Lo sfidante di Karzai,
Abdullah, non ci è stato e si è ritirato dalla contesa elettorale: il
secondo turno è saltato e Karzai è stato proclamato vincitore. Con le
congratulazioni dell’Onu, degli Stati Uniti e di tutti i loro alleati.
"Una Loya Jirga come nel 2002". L’annullamento del
ballottaggio del 7 novembre e la proclamazione della vittoria di Karzai
certificano il definitivo fallimento del sistema
democratico-occidentale in Afghanistan, rendendo inevitabile il ritorno
al sistema politico tradizionale afgano, quello basato non sul
suffragio popolare ma sull’accordo tra leader tribali, militari e
religiosi del paese.
"Vedrete – dice a Peacereporter Farid,
un afgano di Kabul che conosce bene Abdullah Abdullah – se quei due non
trovano subito un accordo su un governo di coalizione, si farà una
bella Loya Jirga, come quella che nel 2002 decise come formare il
Governo di Transizione. Una grande Jirga a cui parteciperanno non solo
i sostenitori di Karzai e quelli di Abdullah, ma tutti i capi pashtun,
tagichi, uzbechi e hazara".
Restituire l’Afghanstan agli afgani. Questa è una
convinzione molto diffusa tra gli afgani, e anche tra molti analisti
stranieri che intravedono in una Loya Jirga la possibilità per
ridisegnare un nuovo assetto politico condiviso per l’Afghanistan e
magari anche per gettare le basi di una qualche riconciliazione
nazionale invitando i capi talebani a prendere parte al consiglio.
Anche
se questo secondo aspetto sarà difficilmente realizzabile, una Loya
Jirga consentirebbe comunque agli afgani di rimpossessarsi del loro
paese e di darsi un governo secondo la loro tradizione.
Costringerli
a scimmiottare riti politici a loro estranei, incompatibili con la loro
cultura etnico-tribale, significa perpetuare logiche coloniali e a
produrre errori grotteschi e spesso irreparabili.
di Enrico Piovesana, tratto da PeaceReporter.net