suldecreto legge Ronchi che prevede una serie di liberalizzazioni
nel settore dei servizi pubblici, tra cui l’erogazione dell’acqua.
Contro il governo hanno votato 270 deputati.Un favore eplicito alle
lobby industruiali e un attacco profondo al senso di ciò che
nell’umanità è considerato un bene comune. Da ora non più, almeno in
Italia.
Quella che si è
discussa e votata (con la fiducia, chiaro) alla Camera dei deputati è
forseuna delle leggi più significative della legislatura in corso.
Niente ache vedere con le vicende legate alla giustizia che riempono le
colonnedei quotidiani, ma una trasformazione radicale di un concetto
dipubblico che non ha eguali.
Dopol’approvazione
dell’Art.15 del DL 135/09, il sistema idrico sarà difatto assoggettato
alle logiche di mercato, dove fornire un servizio essenziale, diverrà
un acquisto di beni e servizi, proprio come comprarsi qualcosa.
Sitrattadella definitiva mercificazione di un bene essenziale perla
vita, che nel mondo sta assumendo la valenza del petrolio, per ilsuo
costo e per il suo "picco", che genera fame e guerre per il
suocontrollo.
La legge darà la possibilità
alleamministrazioni di affidare il servizio idrico a privati tramite
garapubblica o senza gara passando dall’Antitrust. Un’esasperazione
legalee commerciale della vecchia municipalizzazione degli acquedotti e
delcammino metodologico fatto dagli anni novanta verso questo traguardo.
Control’approvazione
dell’articolo 15 si sono schierati ambientalisti eassociazioni dei
consumatori, che oltre al resto denunciano unulteriore rischio degli
aumenti delle tariffe che tra il 2002 e il 2008sono lievitate del 30%,
ed un conseguente peggioramento dei servizi,contando che nella decade
1990/2000 gli investimenti in materia dimiglioramento e manutenzione
sono calati del 70%.
Mala battaglia non si fermerà
al contrasto dell’approvazione del decreto,il Forum Italiano dei
Movimenti dell’acqua da tempo è in mobilitazionecontro l’iter
dell’acqua privata e annuncia battaglia per presentare,attraverso una
raccolta di firme capillare, in ogni comune una deliberaper affermare
che l’acqua è un diritto umano e che il servizio idriconon è un
servizio pubblico di rilevanza economica.
Secondoil
governo il testo varato rappresenta un meroadeguamento della legge
italiana alla disciplina comunitaria. Ma questainterpretazione è
fortemente contestata a livello locale. La RegionePuglia ha già avviato
un processo di ripublicizzazione dell’acquedottoin modo che l’acqua sia
affidata all’ente locale che la gestisca non informa di Spa ma come
ente di diritto pubblico, esautorandola dalleleggi degli utili. Un
percorso che si sta trasformando in una leggeregionale che potrebbero
svolgere il ruolo pilota per altre iniziative.
Delresto
i rischi paventati dalle associazioni sopracitate si fanno piùconcreti
se si vanno ad analizzare i rincari delle bollette degliultimi dieci
anni, e se si pensa la disparità del costo pro-capite tracittà e città.
A
Palermo sindaci e amministratoriappartenenti al Coordinamento Regionale
degli enti locali per l’acquabene comune e per la ripubblicizzazione
del servizio idrico, hannopresentato una proposta di legge regionale
analoga a quella pugliese.
ACaserta invece è
stato proclamato il diritto all’acqua come dirittoumano definendo privo
di rilevanza economica il servizio idricointegrato.
Sono
molti i comuni italiani che comeRoccapiemonte, Prevalle, Fiorano
Modenese, Napoli, Corchiano, PietraLigure, Povegliano Veronese,
Sommacampagna, Fumane hanno già inseritonel loro Statuto un articolo a
protezione dell’acqua intesa come benecomune pubblico.
Le
associazioni dei consumatori dichiarano la volontà di indire un
referendum che abroghi la legge, per ora, prendiamo atto dell’ennesimo
passo avanti delle lobby industriali.