Genova, Pescara e Lucca: scoppia qui la protesta, quasi simultanea, dei detenuti contro le cattive condizioni delle carceri. A San Donato, il penitenziario di Pescara, nel pomeriggio i detenuti hanno protestato contro il sovraffollamento della struttura battendo con oggetti, probabilmente pentole e scope, contro le inferriate che proteggevano le finestre delle celle.
Le loro grida, soprattutto la parola "sovraffollamento", si sono sentite fino a via Alento, una delle strade che costeggiano il penitenziario. Alcuni hanno bruciato stracci, da una finestra si è vista una fiamma che è stata spenta quasi subito.
Ieri sera, fino alle 22,30 circa, una protesta molto simile c’era stata anche tra i carcerati della Casa circondariale di Lucca. "Per circa un’ora – ha raccontato il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), Donato Capece – hanno battuto suppellettili contro inferriate e porte, per richiamare l’attenzione dell’amministrazione penitenziaria sul problema del sovraffollamento".
E un’analoga protesta è nata anche nel carcere di Marassi, a Genova, dove durante la notte è stato sventato un tentativo di suicidio. Un detenuto del circuito di Alta sicurezza è stato trovato svenuto a terra, con una busta di plastica che gli avvolgeva la testa e una bomboletta di gas per fornellini accanto.
Secondo quanto scrive il segretario regionale Uil Penitenziari Liguria, Fabio Pagani, una volta ripresi i sensi ha motivato il gesto come un atto di protesta contro "le critiche condizioni detentive". A Genova le proteste erano cominciate già venerdì sera.
"Quelli di Genova Marassi e Lucca – ha detto Donato Capece (Sappe) in una nota – sono penitenziari con molte criticità. Lucca, con una capienza regolamentare di 82 posti, ospita più di 200 detenuti e Marassi, con 430 posti letto, ne ha 780. A Lucca poi mancano 40 agenti rispetto all’organico previsto e a Marassi ben 165. E’ ovvio che in questo contesto di sovraffollamento, qualsiasi cosa può generare problemi, soprattutto di sicurezza a chi lavora come i poliziotti penitenziari".
Donato Capece ha quindi chiesto ufficialmente un incontro al ministro della Giustizia Angelino Alfano. "L’auspicio – scrive Capece – è che il ministro incontri a breve il Sappe e le altre organizzazioni sindacali per alcune proposte da inserire nell’annunciato Piano Carceri, il cui esame è dato per imminente al Consiglio dei Ministri. La situazione – continua la nota di Capece – è sempre più incandescente, con quasi 66mila detenuti a fronte dei 42mila posti regolamentari, e gli agenti costretti a turni pesanti in termini di stress e sicurezza. Per questo diciamo al ministro: incontriamoci per trovare soluzioni condivise".
Tra le proposte del sindacato c’è l’assunzione urgente di 5mila unità di polizia penitenziaria, "la realizzazione di carceri ‘leggere’", anche in quelle strutture destinate ai Centri di identificazione ed espulsione che non sono ancora operative, "la possibilità di recupero di spazi" e l’ipotesi "di riutilizzare le strutture per la custodia attenuata". Da rivalutare anche "le misure alternative, come l’utilizzo del braccialetto elettronico", e "un ragionamento sulla depenalizzazione di alcuni reati minori".
La Repubblica, 22 novembre 2009
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