Abbiamo convocato d’urgenza questo senato accademico perché crediamo che le politiche nazionali avallate dalla conferenza dei rettori stiano progressivamente cancellando l’università come luogo di scambio e creazione di saperi per tutti favorendo una gestione aziendalista che salvaguarda gli interessi baronali.
Migliorare l’università significa innanzitutto reintegrare i fondi tolti con la mannaia della legge 133: il nuovo ddl Gelmini traccia la linea di una riforma fatta senza "maggiori oneri per la finanza pubblica", crediamo invece che l’unico modo per costruire una università che garantisca un sapere di alto livello per tutti sia quello di alimentarla monetariamente. Questo non basta; devono essere ricercatori, dottorandi, studenti, tutti quelli che rendono possibile ricerca e didattica ad amministrare direttamente i fondi.
Condanniamo inoltre l’uso diffuso di una retorica meritocratica che nasconde semplicemente il disinvestimento nell’università: è necessario costruire seriamente una didattica ed una ricerca di qualità investendo in questi campi; i vuoti discorsi sul merito tentano di celare che in futuro solo poche persone potranno permettersi l’università.
La legge 133, la nota 160, l’ultimo ddl Gelmini, sono le tappe salienti di un processo di smantellamento dell’università pubblica, di moltiplicazione delle forme di precariato senza tutele.
Questo senato condanna duramente il processo in atto e chiede che abbia termine immediatamente.
Pisa
li 23/11/09