Fino a ieri mattina il Rettore non aveva firmato la richiesta di sospensione delle lezioni presentata dalla lista Sinistra Per, che per queste ragioni nel pomeriggio si è recata negli uffici dell’amministrazione centrale dell’Università chiedendo aiuto ai Presidi, soprattutto a quelli che in seduta del Senato avevano espresso il loro appoggio all’iniziativa degli studenti. Dopo la pressione esercitata dai presidi insieme agli studenti, il Rettore sembrava essersi deciso in tarda serata a concedere l’autorizzazione.
Inoltre, non era un segreto che negli ultimi giorni diversi dissapori girassero intorno a questa assemblea. Questo momento pubblico era stato indetto in primo momento dalla sola Sinistra Per, senza coinvolgere l’altro gruppo di studenti impegnati già dall’anno scorso nella lotta contro il ddl 133. Nonostante ciò, anche gli altri gruppi avevano promosso tale assemblea, tuttavia pareva prematuro e fuori luogo l’atteggiamento di chiusura della famosa lista studentesca vincitrice delle ultime (ma anche penultime, e quelle prima ancora) elezioni.
Alla vigilia dell’assemblea, la suddetta lista rimaneva convinta della necessità di gestire l’assemblea in completa solitudine.
Stamani si sono palesati i risultati. L’assemblea di circa duecento persone è stato un susseguirsi di critiche e attacchi.
Il numero dei partecipanti è stato molto deludente, forse complice anche il fatto che non tutti i Presidi erano a favore dell’iniziativa e che quindi non tutti hanno concesso l’interruzione della didattica.
Cronaca:
L’assemblea parte poco prima delle 11.00.
Al tavolo degli interventi i rappresentanti di Sinistra Per, aula magna quasi piena e un gruppo di Presidi nell’angolo verso le scale antincendio (pronti per la fuga?).
I primi venti minuti sono stati dedicati alle slides preparate dagli studenti, in cui si spiegava per filo e per segno la riforma Gelmini, con tutte le considerazioni critiche del caso.
Terminata la “lezione” partono gli interventi. Il primo a prendere parola è uno studente di Ingegneria che inizia subito con una nota dolente che si ripresenterà in altri interventi, compreso quello di Mura (Preside di Scienze). A Ingegneria in contemporanea all’assemblea d’Ateneo c’è assemblea di facoltà, questo esclude gli aspiranti ingegneri dal partecipare a questo momento, il che dispiace e infastidisce.
Poi prende parola un dottorando di Scienze, che coglie l’occasione della presenza del preside Mura e dopo le critiche rivolte a chi gestisce l’assemblea, attacca le trasformazioni in atto nel mondo universitario, trovando spazio anche per le responsabilità dei baroni.
Interviene subito anche Mura, che chiude l’intervento facendo appello a un fronte comune contro la riforma e il taglio delle risorse, aldilà di “baroni, baronetti e marchesi”. Facile, dico io, dopo anni passati a mandare avanti gli studenti nelle lotte contro lo smantellamento dell’università pubblica, mentre loro stavano nelle retrovie ad assicurarsi i loro privilegi.
Privilegi che non verranno scalfiti mai, tanto meno dalla pavida Gelmini.
Finalmente interviene uno che siede al tavolo dell’assemblea, che si lancia in un intervento molto accalorato, dove ripercorre il piano di smantellamento dell’università pubblica da parte del governo e lancia due momenti di mobilitazione futuri: il 2 dicembre e l’11 dicembre. Le stesse date uscite a Roma durante l’assemblea nazionale insomma. Nella prima data c’è la volontà di proporre azioni delocalizzate, con sinistra per che sembra voler promuovere un’assemblea più "operativa"(speriamo più condivisa), nella seconda c’è una manifestazione a Roma in concomitanza con lo sciopero CGIL. In mezzo all’intervento spunta anche la proposta di “occupare il rettorato” anche se questo non troverà spazio nel documento finale dell’assemblea. A dire il vero, dopo tutte le polemiche, non è stato proprio possibile approvare un documento finale dell’assemblea.
Qualcuno parla anche del bilancio previsionale 2010 dell’Ateneo, l’approvazione sarà entro fine anno e si teme che l’università decida di tagliare ancora sui servizi, di far pagare insomma sempre ai soliti i tagli che arrivano dal ministero. Ovviamente il riferimento è diretto pure alle biblioteche, che sono state al centro di un’altra assemblea, svoltasi sempre la stessa mattina.
Nonostante questo, gli studenti di Sinistra per qualcuno per colmare questo vuoto l’hanno trovato, infatti un ricercatore precario è intervenuto, ma a titolo personale.
L’epilogo è dei peggiori: interventi chiusi mentre ancora molta gente doveva parlare, alcuni già segnati non hanno avuto modo di fare l’intervento, tutto questo perché appena finiva l’interruzione della didattica doveva chiudersi l’assemblea e dovevano riprendere le lezioni (non sia mai) – “the show must go on”.
Sul chiudere dell’assemblea, dal tavolo hanno tentato di approvare un documento, una sorta di rivisitazione di un altro documento, quello uscito dall’assemblea nazionale di Roma. Peccato però che il documento uscito a Roma neanche è stato letto e molti non capivano di cosa si stesse parlando. Motivo per cui la chiusura dell’assemblea ha visto protagonista uno studente che ha gridato alla scorrettezza della manovra. E con questo, spalle al muro, gli studenti che gestivano l’assemblea non hanno fatto uscire nessun documento. Ovviamente da lì è partita una discussione che si è spostata fuori, perché nel frattempo gli studenti di Giurisprudenza dovevano iniziare lezione.
Le uniche cose uscite da questa assemblea, oltre la confusione e le critiche, riguardano gli appuntamenti di mobilitazione (2 e 11 dicembre), confermati da Sinistra per in assemblea, ma già usciti a Roma nell’assemblea tra i precari, gli studenti e la Flc-CGIL.
Ovviamente a Pisa si troveranno modi differenti di mettere in pratica tali momenti. Sinistra per ieri ha illustrato i suoi, ma lasciatemi dire che poteva comunicarli in altro modo, magari evitando di fare un’assemblea pubblica. Bastava chiamarla “comunicazione pubblica dei nostri intenti futuri”.
Sarebbe stato più democratico. Oltre a questo non si capisce proprio dove stava la loro assemblea di sola e rigorosa informazione, che se pur ridicola nelle intenzioni, non ha trovato spazio se non nei primi 20 minuti.
Significativo tra l’altro che proprio loro negli ultimi tempi accusano gli altri di anti-democraticità, quando non di atteggiamenti da “capi-popolo”. Alla faccia…
C’era chi sperava nel nuovo che avanza…