Città sottili: progetto che scompare, la città aspetta delle risposte.


Da diverso tempo il dibattito nella nostra città si è concentrato sui rom, sul programma “Città Sottili”, sugli sgomberi dei campi, sui rimpatri volontari e più in generale sulle politiche della accoglienza portate avanti dalla amministrazione Filippeschi.

In difesa del palazzo sono intervenuti sia alcuni dirigenti del partito democratico sia l’ex sindaco Paolo Fontanelli, mentre le risposte del Sindaco e dell’Assessore al Sociale sono state timide e poco chiare.
I dirigenti del Pd hanno fatto quadrato intorno al Sindaco e infastiditi dalle domande di Gianfranco Fioravanti e Piero Floriani, che chiedevano conto all‘amministrazione se si fosse adoperata per la costruzione di una rete di protezione per i rom sgomberati sotto il ponte delle Bocchette, hanno risposto in maniera confusa e imbarazzante.

L’ex sindaco Fontanelli tramite il suo blog, invece, ha difeso la politica dei rimpatri, giustificandola con l’aumento della popolazione rom nel programma “Città Sottili”.
le lavoratrici e i lavoratori sono intervenuti ricordando al Partito Democratico che nessuno rifiuta le soluzioni legali e a Fontanelli che “Città Sottili” è un programma a numero chiuso.
Dopo la mappatura dei campi e il censimento degli abitanti effettuati nel 2002 vi è stata una sola eccezione, l’ingresso dei rom rumeni nel 2005.
Il programma, affidato al personale del terzo settore, all’suo interno si divide nei progetti “Anglunipè” (attività di informazione, mediazione e accompagnamento, rivolto a tutti i nuclei familiari presenti negli insediamenti), “Amen bask da”- andare avanti insieme- (rivolto al sostegno scolastico e d’inserimento dei minori nelle scuole) e l’Inserimento Abitativo delle famiglie.
Su quest’ultimo progetto, è intervenuto il segretario provinciale di rifondazione comunista Luca Barbuti che, in una intervista a Pisanotizie, ha rivelato la decisione dell’amministrazione comunale di non chiedere alla regione fondi per “Città Sottili” ma solo per i rimpatri volontari. È vero quel che dice la Ciccone sulla chiusura e sul passaggio alle politiche sociali ordinarie del programma, ma è altrettanto vero che ad essere sfrattate saranno sia le famiglie che pagano sia quelle che non pagano.
L’obiettivo generale del progetto per l’inserimento abitativo è quello del “miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini rom presenti sul territorio pisano a partire dal miglioramento della condizione abitativa“.
Così nel corso degli anni 310 persone, di cui la metà minori, sono stati inseriti in alloggi dopo la sottoscrizione del contratto sociale in base alla quale si impegnavano a pagare un quota-parte dell’affitto, che sarebbe aumentata fino a coprire l’intero affitto. I contratti delle case venivano siglati tra privati e il terzo settore, che attraverso i suoi operatori, si impegnava a svolgere attività di mediazione sociale, di accompagnamento ai servizi territoriali.
Dai settantasette nuclei originari oggi ne sono rimasti circa quaranta, alle quali arriverà la disdetta dei contratti di sub-locazione, disdetta che arriverà anche a quelle persone che hanno sempre pagato la loro parte, a quelle persone che lavorano, che studiano, che vivono le nostre piazze, a quei bambini che saranno costretti a lasciare le scuole e ci chiediamo dove sta andando la città che attraverso “Città Sottili” aveva scelto la politica di inclusione dei suoi abitanti?
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