uomini assieme a un amministratore civile Ue dovrà essere approvata nelle
prossime ore, a meno che qualcuno dei 27 Paesi Ue non avanzi un’obiezione
dell’ultimo minuto. Sono 20 i Paesi dell’Ue tra cui importanti potenze che
dovrebbero riconoscere il nuovo Stato ma almeno sei Paesi — Cipro, Grecia,
Slovacchia, Spagna, Bulgaria e Romania — hanno detto che non lo faranno subito.
"Tutto è deciso",
ha anticipato all’ANSA un portavoce del Partito democratico (Pdk), il partito
del primo ministro ed ex capo guerrigliero Hashim Thaci. "Conosciamo la
data e ci atterremo alla nostra agenda", ha fatto eco più tardi lo stesso
Thaci
A decretare la secessione sarà il
parlamento, convocato in seduta straordinaria per le 15 di domenica. Seguirà un annuncio solenne e congiunto delle
maggiori autorità della provincia (il presidente Fatmir Sejdiu e lo speaker
dell’assemblea Jakup Krasniqi, oltre a Thaci). Poi, via alle feste di piazza,
ai concerti, ai fuochi di artificio, mentre il timore di incidenti
significativi viene minimizzato da tutti i fronti. Li escludono i leader kosovari, i funzionari
dell’amministrazione Onu (Unmik) che gestisce la provincia da dopo la guerra
del 1999, il comando del contingente militare a guida Nato della Kfor ed
esponenti rappresentativi delle residue enclavi serbe come Oliver Ivanovic. Anche
se è già in vigore da stamattina uno speciale piano d’allerta denominato
‘operazione Status’ che vede coinvolta la Kfor al fianco della polizia kosovara.
Dall’altro fronte il ministro
serbo per la provincia amministrata dall’Onu, Slobodan Samardzic, esponente
dell’ala dura del governo e fedelissimo del premier nazional-conservatore Vojislav
Kostunica, ha affermato che il governo serbo “ricorrerrà a tutte le misure
diplomatiche, politiche e economiche possibili per impedire”, la dichiarazione
di indipendenza del Kosovo, “un attacco gratuito alla nostra sovranità”. È
quanto ha dichiarato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il ministro
degli esteri serbo Vuk Jeremic, sottolineando che non sarà usata la forza per
ostacolare la “seccessione” del Kosovo, non escludendo la possibilità di un
embargo.
Intanto in Kosovo la tensione sale.
Un’esplosione di origine non chiarita è avvenuta a Kosovska
Mitrovica, città del nord del Kosovo. La città è divisa tra serbi e
albanesi. L’esplosione e’ avvenuta in una casa, dove vivono 2 famiglie forse
serbe, adiacente alla palazzina destinata alla sede della futura missione
dell’Unione Europea.
Domenica è vicina, speriamo che
la guerra sia lontana.
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