Meno
ore di scuola, meno materie, meno insegnanti, meno personale non docente, più
alunni per classi, disagio crescente per bambini e ragazzi che vivono in aree
periferiche del Paese, non sostituzione dei docenti assenti, cancellazione nei
fatti dell’insegnamento alternativo alla religione cattolica, cancellazione
delle compresenze, diminuzione del sostegno per i bambini e ragazzi diversamente
abili: la scuola della Gelmini è quella
dei tagli selvaggi, dalle materne alle superiori all’università.
Due
parole d’ordine: riduzione e
semplificazione.
Due
idee cardine che portano non solo un risparmio
economico (peraltro obiettivo centrale della riforma Gelmini-Tremonti) ma
anche un controllo culturale e
ideologico: si cancella la scuola come luogo del sapere critico per
sostituirla con una sottoscuola che dia la formazione
minima necessaria per inserirsi nell’apparato produttivo. D’altra parte l’industria
ha bisogno di una manodopera capace di adattarsi a cambiamenti veloci e
continui, capace di riconvertire continuamente le proprie competenze, capace di
adattarsi a contesti diversi: la scuola
deve formare questo tipo di manodopera flessibile, precaria, sempre
riadattabile, poco formata e quindi con pochi “grilli contrattuali” per la
testa.
Non
a caso tutti i progetti di “riforma” che stanno scardinando la scuola pubblica
italiana portano il segno della riduzione del tempo scuola, della standardizzazione
dell’insegnamento e dell’apprendimento, della divisione precocissima e
definitiva dei percorsi formativi con la riduzione di tecnici e professionali a “scuole che insegnano la flessibilità”
(meno ore, genericità delle informazioni, taglio delle attività didattiche di
indirizzo e laboratoriali, apprendistato in fabbrica al posto dell’obbligo
scolastico) e dei licei in scuole
gentiliane, rigide e bloccate, in cui si tagliano le ore di matematica,
scienze e informatica. Ovunque la storia diventa secondaria e il diritto
scompare. Il latino, invece, impera anche per rendere impossibile i passaggi da
un tipo all’altro di scuola.
Informazioni generiche e
formazione in azienda di manodopera flessibile: il progetto Gelmini, come quello di
Valentina Aprea, delineano una scuola di precari che abitui alla precarietà. Una scuola in cui entrino a pieno titolo i
privati, sia nei consigli di amministrazione che come docenti esterni che
come gestori degli stages, ma senza metterci denaro.
Dopo
lo scempio delle scuole elementari e delle medie inferiori, ora è il momento
della devastazione delle superiori. Il percorso sta per concludersi con quella
che il ministro Gelmini ha osato definire una “riforma epocale” e che invece è
“semplicemente” un salto indietro di 80 anni. Il guadagno è solo per la casse
dello stato: 150.000 lavoratori della scuola in meno.
Eppure:
Un solo cacciabombardiere costa come 300 asili nido o come
l’indennità annuale di disoccupazione per 15mila precari. Il Governo ne ha
ordinati 131.
MARTEDI’ 16
febbraio ore 16 c/o saloncino complesso
Concetto Marchesi
ASSEMBLEA PUBBLICA
del MONDO della FORMAZIONE
GIOVEDI’ 18
febbraio ore 15 PRESIDIO sotto il CSA (Provveditorato)
VENERDI’ 19
febbraio ore 8,30 CORTEO studenti medi da Piazza S. Antonio
Rete precari della scuola
Pisa
Comitato genitori insegnanti per la difesa della scuola pubblica
Coordinamento Collettivi medi