Nella repubblica di Trenitalia bisogna occupare le stazioni ferroviarie

Da un po’ di tempo
a questa parte, pure l’accesso ai diritti costituzionali è stato esternalizzato;
infatti d’ora in poi chi abbia diritto di manifestare le proprie opinioni e
dove e quando possa farlo lo decide Trenitalia.

Per alcuni
infatti, Sabato, raggiungere Genova è stata un’odissea di complicazioni e
pretese e per altri è stato addirittura impossibile.

Trenitalia ha,
infatti, dimostrato una reticenza e una ottusità, nelle trattative con i vari
gruppi che cercavano di raggiungere il capoluogo ligure, al limite
dell’assurdo.

 

Sono stati negati
treni speciali a chiunque volesse raggiungere la manifestazione dalle regioni
del sud Italia ed è stato concesso un unico treno speciale che avrebbe dovuto
raccogliere tutte le persone da Napoli fino a Genova; ovviamente già a Roma è
stato chiaro che non sarebbe stato sufficiente.

Per tutti i
manifestanti che non si trovavano sul tragitto dell’unico treno speciale, e
comunque per tutti coloro che si trovavano a nord di Roma, il diritto
manifestare è stato ottenuto solo a seguito di dure trattative e momenti di
tensione (a Milano) in quanto Trenitalia si è ostinata a proporre sconti
ridicoli quando non si è semplicemente rifiutata di dialogare con gli
organizzatori.

Chi è riuscito poi
a salire su un treno non ha esaurito i propri tormenti; coloro che salivano da
Pisa infatti, sono stati fermati a La Spezia, per ore, con la pretesa, da parte
del personale della stazione, di  controllare uno per uno i biglietti che erano
stati regolarmente concordati ed acquistati a Pisa in mattinata.

Questo
atteggiamento da parte di Trenitalia appare assurdo e miope visto che,
giustamente e prevedibilmente, le persone che si sono viste negare la
possibilità di raggiungere la propria destinazione, non hanno accettato
passivamente il sopruso di cui venivano fatte oggetto, ma hanno bloccato interamente
le  stazioni a Pisa a Milano e a La
Spezia ovvero dovunque fossero stati fermati.

Il dato più
inquietante però è stato l’impreparazione dell’amministrazione statale che,
lungi  dal porsi a tutela del diritto di
manifestare dei propri cittadini, ha assunto un atteggiamento di quiescenza
lasciando portare avanti le trattative direttamente da Trenitalia e
intervenendo in maniera tardiva solo dopo le proteste e il blocco delle
stazioni.

Tutto questo è
stato condito dalle notizie esagerate e distorte messe in circolo dalla stampa
che parlavano di scontri inesistenti a Pisa confermando il ruolo dei mezzi di
informazione di cassa di risonanza per uno stato che vede chi manifesta le
proprie opinioni solo come un pericoloso sovversivo.

Così una giornata
che doveva essere di memoria per i fatti di Genova si è trasformata
nell’ennesimo esempio di come i diritti costituzionali, in questo paese,
vengano quotidianamente calpestati a favore degli interessi di aziende private.

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