In due ambulatori di guardia medicia di i medici si sono rifiutati
di prescrivere la pillola del giorno dopo a due ragazze. E’ così
scattata l’inchiesta interna della Asl 5 di Pisa e il direttore
sanitario annuncia al Tirreno che farà una segnalazione alla
Procura dela Repubblica ipotizzando il reato di interruzione di
pubblico servizio. Segnalerà anche il caso all’Ordine dei medici
per violazione del codice deontologico.
La storia. Il primo episodio è avvenuto alla
vigilia di Pasqua quando una ragazza di circa 20 anni è andata,
insieme al fidanzato, alla guardia medica del villaggio ‘I Passi’
e sul portone ha trovato un cartello sul quale c’era scritto
«Presso questo ufficio non viene prescritta la cosiddetta pillola
del giorno dopo». Il secondo caso segnalato all’Asl è accaduto
nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi quando una ragazza si
è fatta accompagnare da una amica al pronto soccorso
dell’ospedale Santa Chiara. Qui le hanno detto di far riferimento
alla guardia medica perchè c’erano troppe emergenze in corso.
"Abbiamo telefonato alla guardia medica – ha raccontato la ragazza
– ma ci hanno risposto che era meglio restare al pronto soccorso
perchè nessuno dei medici ci avrebbe prescritto il farmaco».
La prova del Tirreno. E così funziona ancora alla
Guardia medica. Il Tirreno ha inviato l’altra sera una
propria collaboratrice in veste di paziente. I cartelli erano stati
tolti dalla porta a vetri di ingresso ma lasciati su una vicina
macchina dal caffè. Il medico di turno, una dottoressa, ha ripetuto
il no alla nostra collaboratrice. "Vada dal suo medico che conosce
la sua storia clinica". All’obiezione che sarebbero passate molte
ore, e dunque ridotta l’efficacia del farmaco, la dottoressa ha
nuovamente replicato – a riprova che non era un problema legato
alla conoscenza o meno della storia sanitaria della paziente – di
andare allora in mattinata a un consultorio o al distretto
sanitario.
Le denunce. L’Asl intanto annuncia un’inchiesta
severa sulle guardie mediche con denuncia all’autorità giudiziaria
di chi si è rifiutato di fornire la pillola che non è un medicinale
abortivo ma anticoncenzionale. L’Asl 5 ha invece precisato che al
pronto soccorso dell’Azienda ospedaliera-universitaria pisana
(Aoup) la ‘pillola del giorno dopo’ viene regolarmente
somministrata e lo è stato anche in uno dei due casi segnalati dal
Tirreno, dove la paziente si è rivolta dopo il rifiuto della
Guardia medica.
Le polemiche. Intanto monta la polemica anche
politica. Secondo Alessandro Capriccioli, membro di Giunta dell’
Associazione Luca Coscioni è ‘incivile’ il comportamento dei
medici del servizio pubblico che si rifiutano di prescrivere la
pillola del giorno dopo mettendo così in atto quotidianamente un
diverso tipo di soccorso, in favore del fronte confessionale.
«Pisa è una città a rischio di deriva clericale – aggiunge Marco
Cecchi dei Radicali di Pisa -. Rifiutare la prescrizione di questo
farmaco è un tipo di obiezione di coscienza particolarmente
odioso» mentre consiglieri regionali della Sinistra Arcobaleno
Alessia Petraglia (Sd), Monica Sgherri (Prc), Bruna Giovannini
(sd) e Roberta Fantozzi (Prc) chiedono, in un’interrogazione, che
la Giunta regionale si attivi per prevenire il ripetersi di eventi
simili» .
Di diverso parere il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe
Fioroni secondo il quale «La libertà di coscienza afferisce a
qualcosa che è sancito con grande chiarezza nella Costituzione
italiana. Le inchieste sui valori costituzionali – ha proseguito
il ministro – mi sembrano una cosa fuori luogo. Penso che decidere
ciò che è appropriato e opportuno vada lasciato alla
professionalità e alla competenza dei medici». «Penso – ha
proseguito Fioroni – che sia stata presa una pericolosa china in
questo nostro Paese, sicuramente non appropriata, quando si pensa
di dover affidare al Parlamento la prescrizione e la stesura delle
ricette e – ha concluso – stabilire quando un farmaco, in Italia
come nel mondo, è appropriato per la propria utilizzazione». Al
ministro replica Marisa Nicchi, candidata alla Camera per la
Sinistra L’ Arcobaleno: «E’ evidente – dice – che il clima
politico pesante a cui fa riferimento viene alimentato proprio da
coloro che vogliono colpevolizzare le donne nelle proprie scelte.
Un ulteriore segno di intolleranza. Prima di tutto si rispetti la
volontà delle donne che in questo caso non aveva niente a che
vedere con la libertà di coscienza dei medici».
dal Tirreno 1/04/2008